8 giugno 2022

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L'ultimo giorno di scuola era intriso di un'atmosfera malinconica ma irrequieta. 
Personalmente io mi sentivo oppressa da un'insormontabile tristezza a causa del fatto che non avrei visto Ivan costantemente tutti i giorni.
Durante le prime ore di scuola Ghairen, il nostro anziano professore di italiano, ci parlò di attualità. Evento raro per lui, solito a tenere lunghi monologhi sull'importanza dei valori antichi. 

Quel giorno il tema discusso fu l'imminente guerra di Takaiana. Takaiana è un'isola poco distante da Feniron, due o tre ore di traghetto, ed è soprattutto uno dei posti più bellicosi mai visti. Ha una storia lunga e tormentata ma la sua particolarità è quella di essere spezzettata in tantissimi piccoli paesi e villaggi. L'enorme territorio di Feniron è diviso solo in cinque nazioni, di cui la capitale è quella di Tsanaa, mentre la striminzita Takaiana in oltre cinquanta. Discutemmo con il professor Ghairen dell'eventualità che scoppiasse una guerra tra aggregamenti di più paesi, da tempo in lotta tra loro. I paesi nord-occidentali erano in completa discordia con quelli nord-orientali a causa dell'enorme divario che li separava di natura economica. 
Io ero dell'idea che nulla avrebbe impedito lo scoppio della guerra ma non resi nota la mia opinione. Stetti zitta, non so per quale motivo, ascoltando il dibattito degli altri, e guardando di nascosto un annoiato Ivan lanciare palline di carta nel cappello di Ghairen. 

Dopo un paio d'ore passate in questa maniera ci eravamo ammassati tutti sul cancello, studenti delle due classi, 9a e 9b. L'atmosfera era cambiata: ora era allegra, spensierata. Vedevamo le altre classi spalmate sui loro cancelli come noi, ad aspettare lo squillo della fatica, ultima, attesissima campanella.

I professori cercavano di mantenere l'ordine, ma le risate e le grida dei miei compagni erano impossibili da domare. I bidelli stavano appoggiati al cancello  a discutere con alcuni studenti. Molti erano divisi a gruppetti, e io me ne stavo in un angolo insieme a Silwia.
Catania era scappata furtivamente dal gruppo per incontrarsi con il suo nuovo ragazzo, un'altra povera anima che verrà scordata dopo un paio di settimane. E poi c'era Safira.
In quanto a lei, diciamo che probabilmente sarebbe stata scambiata per un angelo, se si fosse curata un po' di più. Possedeva degli occhi color nocciola, magnifici. Safira aveva i capelli perfettamente lisci, biondo paglia e un delicato, piccolo naso all'insù. In più aveva un carattere formidabile. Gentile, simpatica, tenace, un po' arrogante ma non proprio scaltra. In quel momento stava girando per il gruppo salutando e distribuendo pacchettini con il suo tipico sorriso cordiale.
Safira si avvicinò a me e Silwia e ci tese uno dei pacchettini.
-Uno ad Ary... E uno a Silwia!- si capiva che la mia era una matita e quella di Silwie una gomma a forma di farfalla dalla carta regalo. Ringraziammo.
Fu quando si allontanò che che Silwia mi diede una gomitata.
-Girati!- mi bisbigliò cercandomi di farmi capire qualcosa. Dato che la ignoravo insistette.
-Dai Ary!-
-Cosa c'è? Se è ancora Catania con quel tizio...- esclamai seccata.
-No, no, meglio!-.
Il suo tono mi convinse a girarmi. Vedi distintamente Ivan venire nella mia direzione.
La prima cosa a cui pensai fu la nostra ultima conversazione. Ricordai quanto ero stata sgarbata con lui quel giorno in gelateria. Da lì le uniche parole che ci eravamo scambiati erano dei semplici "ciao".
Subito dopo un milione di domande mi esplosero in testa ma cercai di tenerle sotto controllo. Lui non mi stava ancora guardando, era troppo impegnato a farsi largo tra la massa di gente.
Ma dopo qualche secondo mi raggiunse. 
Di mio malgrado notai che era bello, come sempre per giunta.
-Ehi ciao- mi disse quando ci ebbe raggiunte. Silwia, maledetta, era sparita. Mi sentii molto a disagio. Lui invece sembrava non ricordarsi nulla del mio ultimo comportamento, o almeno non lo dava a vedere.
-Scusa potresti venire un attimo con me?-. Esitai un secondo
-Va bene-
Fortunatamente dovevo concentrarmi sul non urtare le altre persone e non sullo scambiare due parole. Non ero affatto brava in quel genere di cose.
Poi arrivammo in un angolo un po' nascosto, dove stavano chiacchierando Den e Viktorio. Riconobbi Den con un brivido. Era un tipo abbastanza antipatico che mi aveva chiesto di stare con lui per settimane. In quel momento lui mi guardò diffidente e io ricambiai lo sguardo, fredda.
-È vero che lui lo conosci?- mi chiese indicando Ivan con il pollice, mentre Viktorio mi guardava. Den ostentava uno sguardo ostile, Viktorio invece di semplice curiosità, leggermente scemo. Lo guardai, senza capire.
-Se non lo conoscessi non lo avrei mica seguito fino a qui- dissi come se fosse ovvio.
-Intendevo che vi trovate anche fuori da scuola- precisò Den. Io mi imbarazzai. Non volevo che fraintendesse.
-Le nostre famiglie sono amiche- gli dissi -niente di più- lui mi scrutò dubbioso.
-Cosa ti avevo detto, Den?- esclamò Ivan trionfante- ora voglio quei cinque euro-.
Lui, risentito, ribatté
-Chiudi quella cazzo di bocca, che come minimo vi... Beh non dico altro- disse lui perfido, mentre Viktorio ridacchiava. Io mi raggelai.
Senza preavviso o nessun senso logico Ivan, appoggiato ad una ringhiera, in un misto tra il seccato e il pensieroso disse in un tono così basso, quasi come lo stesse pensando, e sono sicura che lo sentii solo io
-Eh, magari-.
Io lo guardai incredula, come se stessi aspettando spiegazioni. Lui rispose allo sguardo aggrottando la fronte. 
Vergognandomi da morire, mi girai e mi feci largo tra la folla.
Raggiunsi Silwia a fatica. Lei, curiosa, mi chiese cosa voleva. Io le raccontai tutto senza alcun filtro.
-Oddio che bello!- esplose lei. Io sbuffai.
Io non potevo stare con lui. Non dopo quello che mi aveva affidato Safira.
La campanella mi colse alla sprovvista. Si levò un urlo di gioia e tutti si affrettarono ad uscire dal cancello. Io tornai a casa, insieme a Silwie ed un'altra nostra amica di nome Claire, mentre Ivan si allontanava con Den e Viktorio.

Ivan e AryaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora