4 luglio 2022

16 7 5
                                    

Il quattro luglio mi svegliai alle sei e mezza. Stretta nella vecchia vestaglia di mia madre oltrepassai il corridoio a passi incerti ancora inebriata dal sonno.
Mi fermai davanti alla camera dei miei fratelli ed Ivan. Con un gesto spazientito ripresi a camminare verso la porta del salotto. Il mio cervello fece partire gli ingranaggi e iniziò la solita solfa su quanto fossi sfortunata ad averlo a pochi metri da me ma non potergli rivolgere la parola. Con un gesto istantaneo, rabbioso, strinsi con le unghie con cuscino fino a quando la mano iniziò a dolere. Mi chiesi ripetutamente perchè non potessi rivolgergli la parola, almeno scambiare due frasi di cortesia.
Non che me lo avesse vietato Safira, lei non era così senza cuore. Invece io sapevo che una volta iniziato a parlarci non mi sarei più riuscita a controllare e lui avrebbe potuto farmi dire tutto ciò che avrebbe voluto. Accesi il telefono e iniziai a scorrere le notizie. Fissai concentrata le novità sulla guerra di Takaiana, che era scoppiata da poco. Le forze nord-occidentali stavano avendo la meglio su quelle nord-orientali, ma il governatore di Tsanaa aveva dichiarato pubblicamente che si sarebbe messo dalla parte delle orientali. Io sapevo che in quei territori giacevano ingenti quantità di pietre preziose ed ero sicura che fosse quello il motivo dell'alleanza. Osservai meglio l'articolo: diceva che Therms si sarebbe messo dalla parte delle forze orientali, non che sarebbe intervenuto a suo favore. Temevo che sarebbe stata proclamata la leva obbligatoria maschile e volontaria femminile, come sempre in caso di guerra. Dopo essermi accertata che nessuno sarebbe stato richiamato alle armi mi sentii più tranquilla.

In salotto non c'era nessuno. Aspettai invano molto tempo, anche solo per vedere Ivan, ma lui si svegliò solamente dopo i gemelli, Alfo e i miei genitori. Avevo esagerato e così lo stavo allontanando, quella verità mi piombò addosso con un sussulto, quando lui entrando venne stritolato dal mio fratello minore e non rivolse lo sguardo verso di me. Avrei dovuto ritenerla una vittoria e cercai di autoconvincermene, ma qualche cosa dentro di me suggeriva l'esatto opposto.

Andammo in piscina senza aver fatto colazione. Ivan si avvicinò ad un tipo, probabilmente erano diventati amici. Un suo particolare meraviglioso era la semplicità con cui Ivan faceva amicizia, l'opposto mio. Stetti in acqua per un po' di tempo terribilmente annoiata.
Ero ferita dal fatto che Ivan fosse felice. Avevo notato che più io lo ignoravo più lui si rallegrava.
Mi si insediò un terribile sospetto, terribile ma non inverosimile.
Cercai di scacciarlo ma lui si fece strada prepotentemente dentro di me, così io mi dovetti arrendere al fatto che forse mi ero illusa.
Avevo ingigantito ogni gesto di gentilezza portandoli a sembrare manifestazioni d'amore.
Ma- mi illuminai di speranza- allora come avrei dovuto giustificare quel "magari" che aveva pronunciato lui l'ultimo giorno di scuola? La speranza venne immediatamente spenta dal pensiero più realistico che forse lui si era stancato di essere ignorato.
Forse pensava che io fossi arrabbiata con lui per un qualsiasi motivo e per ciò si era allontanato.
In fondo me l'aveva detto pure mia sorella che era evidente che lo ignorassi, così evidente che l'avevano notato tutti.

-Basta però- gridai a pieni polmoni sotto acqua.
Poi uscii riprendendo fiato.
Mi stavo logorando da sola con tutte quelle paranoie.
Non potevo semplicemente comportarmi come qualsiasi ragazza normale della mia età?
L'unico problema era che le odiavo. Odiavo loro e il loro carattere ridolino, quando cercavano l'attenzione dei ragazzi più grandi, odiavo il fatto che appena uno di essi si girasse a guardarle loro di nascondessero come imbarazzate, aggrappate l'une alle altre, quando invece non si accorgevano che l'unica cosa imbarazzante erano loro.
E mi faceva stare ancora più male il fatto che lentamente Silwia si stesse trasformando in una di loro soltanto per sentirsi accettata.
Ma cosa me ne fregava a me di sentirmi accettata? Io ero già più grande, avevo una mentalità più matura, capivo più cose.
Non solo in ambito scolastico, ma capivo le reazioni della gente, perché faceva quello o quell'altro. E la società non mi dava la possibilità di esprimerlo perché mi avrebbe emarginata. Insomma, io ero diversa.
Io ero diversa perché avevo qualcosa di diverso.
Possedevo quel segreto, quello era ciò che mi distingueva dalla massa.
Sapevo che avrei potuto stravolgere il mondo quando lo avrei usato.
Però mi era stato espressamente vietato di rivelarlo a qualcuno ed io avrei seguito le istruzioni.

Ivan e AryaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora