Capitolo 1

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"Lei non vivrà nulla di tutto ciò, non fin quando io vivrò "

Quando mi sveglio, l'altro lato del letto è freddo, Amelia, la mia sorellina deve essersi svegliata presto.
Oggi è il suo compleanno, compie undici anni.
Sollevo le game dal letto e mi dirigo verso il bagno, lavandomi i denti e la faccia.
Indosso il primo abito che trovo, corallo con le ballerine intonate, dovrei mettere anche le calze nere, ma d'estate è la peggior tortura perciò le scarto.
Invece di comprarle un regalo come è mio solito fare per il suo compleanno ho deciso che sarà lei a sceglierlo, venendo con me al mercato, certamente, avrei preferito qualche bel negozio in città, ma le nuove leggi lo vietano.
Gli ebrei, dopo un'accurata analisi, il leader ha ufficialmente risoluto che tutti coloro che fanno parte della stirpe ebrei non avranno libero accesso ad alcuni mezzi, se non di proprietà di altri della loro stessa specie, questo avevo trovato scritto nei giornali.
Inizialmente nessuno ci diede molta importanza, ma dopo che alcune guardie del governo furono pagate per setacciare e controllare la città, questo divenne una legge fondamentale, se infranta si pagherà con la vita.
L'idea di andare al mercato pubblico è azzardare molto, ma oggi è sabato e il sabato passa molta gente e le guardie preferiscono stare al bar a sorseggiare alcolici che controllare la città.
Bisogna imparare e adattarsi in fretta se si vuole vivere, questo è quello che diceva spesso mio padre.
Vado di sotto e trovo subito mia sorella, con un bellissimo abito azzurro con il merletto in lana sottile che scarta il regalo della mamma.
La vedo sorride e vado verso di lei, dandole un grosso bacio nella fragile guancia.
I suoi lunghi capelli cera la fan sembrare ancor più giovane di quanto già lo sia e gli occhi azzurri la riportano nella mia mente a una bambina. – Buon compleanno sorellina- le dico accarezzandole i capelli.
Faccio qualche passo in avanti e noto che mia madre le ha regalato una spazzola di color oro, con incisa una farfalla bianca. – Hai visto?- mi chiede seguendo il mio sguardo. – è bellissimo- strilla cercando di reprimere l'entusiasmo. – Ha buon gusto la mamma- dice sgomitandomi.
- Si – bisbiglio mentre do un bacio a mia madre.
– Su! Su! andate ragazze e tornate subito, il mercato è pericoloso al giorno d'oggi- dice lei spingendoci.

***

Le strade sono magnificamente affollate, così sarà più difficile notarci. La prendo per il braccio e la trascino fino alla bancarella dove avevo già da tempo intenzione di portarla.
Amelia rimane incantata nel veder tanti fermacapelli di varie forme, farfalle, fiori, foglie, il suo genere di cose.
Quello che io odio, ma non è rilevante.
I suoi occhi si illuminano quando inizia a provarne alcune, io intanto, guardo sospettosa le strade, nella speranza che le guardie oggi non passino. – Questa è perfetta- dice indicando un fermaglio per capelli con la forma di una rosa bianca. – Va bene- le dico sorridendo.
- Scusi- dico per attirare l'attenzione del proprietario della bancarella, l'uomo mi guarda mezzo meravigliato e mezzo disgustato, sa che sono ebrea, e non dal mio viso o da quello di mia sorella, ma dalla fascia che ci fanno portare al braccio per riconoscerci, ridicolo.
Mi fissa non approvando il fatto che io stia per comprare alla sua bancarella, se una passasse casualmente in questo preciso istante passerebbe seri guai, ma il profumo del denaro ha la meglio e accetta di vendercela.
Ci incamminiamo verso casa quando un furgone di uomini inizia a seguire i nostri passi, io afferro la mano di Amelia e la strigo, nel caso ci fosse bisogno di correre non avrei il problema di perderla di vista.
- Rosalie, non pensi che vogliano farci del male vero?- chiede con tono controllato.
- Non lo so, ma sta certa che non permetterò mai a nessuno di farti del male - dico sicura del fatto che non lo concederò mai.
Guardo di sfuggita all'interno del furgone e mi accorgono che siamo nei seri guai.
Quelle sono guardie, guardie tedesche, accidenti!
Improvvisamente il furgone accelera e si piazza davanti a noi, tagliandoci la strada.
La stretta di Amelia che stringe la mia mano si fa di colpo forte e netta.
Mi sento svenire nel veder una guardia scendere e dirigersi verso noi.
Non riesco a vederlo bene fino a quando non chiude la portiera del furgone.
È assurdamente un bell'uomo, più che uomo ha l'aria di un ragazzo di vent'anni, non di più.
I biondi capelli gli ricadono sul viso in modo selvaggio e gli occhi azzurri chiaro, simili a quelli di un predatore non promettono bene, per non parlare dei lineamenti forti e totalmente maschili del viso, o del fisico palestrato e forte.
Dannazione!
- Non dovreste passeggiare a quest'ora del giorno- dice. – Gli orari lo divietano.
- Siamo passate a trovare un'amica- mento.
Lui mi guarda con un sorrisetto spietato stampato in volto.
Che ci abbia viste comprare il fermaglio per capelli ?
Arrivato a noi, si ferma osservandomi con aria superiore e quando fa scorrere lo sguardo su mia sorella la spingo leggermente dietro di me.
Non la devo nemmeno guardare!
- Delle mie guardie affermano tutt'altra cosa- dice sicuro di quello che gli agenti devono avergli detto.
- Devono aver visto male- spiego, con il cuore che martella all'impazzata.
Fa una smorfia a metà tra l'essere infastidito e l'essere divertito. – Le mie guardie sanno cosa hanno visto- insiste.
- Non discuto, ma forse ci hanno confuse con qualcun altro - ribatto.
Fa un passo avanti e sento Amelia che mi stringe forte il braccio. – Sono certo che un viso come il tuo è difficile da confondere con quello di qualcun altro -Cosa vuole insinuare ? e da quando siamo passati al "tu"?
- Non tutti dispongono di una buona vista - replico un filo irritata.
Questo strano ragazzo muove leggermente il braccio in avanti, verso di noi e subito tre guardie escono fuori dal furgone.
Amelia strilla dallo sgomento.
La spingo dietro di me definitivamente.
Non posso permettere che la tocchino! – Non abbiamo fatto niente di male- spiego al ragazzo biondo, che deve essere il comandante.
- Nessuno vi ha dato il permesso di andare a trovare qualcuno e, come vi ho già ribadito, le mie guardie affermano di avervi visto al mercato- dice come se tutto fosse una cosa ovvia.
Sto seriamente pensando di scappare, forse avremmo una possibilità, ma alla vista delle pistole che portano alle cinture affogo l'idea.
Le guardie si avventano su di noi, inizialmente riesco a tirar un pugno dritto in faccia al primo aggressore, ma subito il secondo soldato mi afferra per la vita immobilizzandomi e dividendomi da Amelia, che grida quando il terzo soldato la immobilizza con una sola mano.
Cerco disperatamente di liberarmi, tirando calci, pugni, persino morsicate al mio aggressore, ma è nettamente più forte di me.
Mi obbligano a mettermi in ginocchio, con il volto riverso al capitano.
Vorrei vedere se Amelia sta bene, ma questo bastardo mi tiene per i capelli.
Il capitano si avvicina e mi guarda con aria di superiorità.
Improvvisamente si mette a frugare nelle mie tasche e poi in quelle di Amelia.
- Guarda! Guarda! - dice enfatizzando la frase.
Gira tra le mai il fermaglio per capelli, poi fa qualche passo verso di me, ordina ad una guardia di sollevarmi.
- Visita ad un'amica?!- dice con tono severo. – Stupida ebrea- commenta guardandomi.
- Come hai detto?- chiedo. Invece di una risposta il capitano mi tira una sberla in pieno viso buttandomi a terra. – Non ti ho autorizzato a darmi del tu- dice quasi gridando.
- Nemmeno io a darmi uno schiaffo!- ribatto rabbiosa.
Non posso quasi crederci, uno schifoso sconosciuto si è permesso di mollarmi un ceffone!
I suoi occhi celesti si riducono a due fessure. – Ti faccio a pezzi ragazzine se non chiudi quella bocca!- grida.
- Oh, ma come siamo scontrosi oggi, la giornata ti è andata storta? Ti ha mollato la fidanzatina?- dico provocandolo, ma forse non avrei dovuto farlo, visto che mi afferra per il collo e mi sbatte contro il furgone.
Stringe tanto da farmi mancare il respiro, e il dolore è insopportabile.
Avvicina le sue labbra al mio orecchio. – Dammi ancora del tu e credimi se ti dico che non rivedrai mai più la luce!- sussurra e mi butta per terra, permettendo alla guardia di prima di riafferrarmi.
- Portatele dentro- grida ai suo ubbidienti.
Sento Amelia gridare e subito mi si spezza il cuore.
- No. No! Ti prego, cioè la prego, lasciatela! Lei non ha colpe!- grido in preda al panico.
La guardia che mi tiene i polsi mi ributta a terra. – Cosa ne facciamo di queste due Dimitri?- chiede.
Lui ci analizza con i suoi gelidi occhi. – Le portiamo con noi- dice infine.
I modi goffi e tetri di queste stupide guardie devono avermi causato qualche livido ai polsi.
Ci spintonano all'interno del furgone che all'interno è bianco, contrariamente a come è all'esterno, cioè nero con la svastica in bella vista, di color rosso tetro. Ci rinchiudono con due guardie a sorvegliarci.
Amelia si tuffa subito tra le mie braccia piangendo e io la stringo forte, rassicurandola e accarezzandole i capelli.
Continua a piangere per almeno mezzora, tanto che inizia a singhiozzare.
- Falla stare zitta!- grida la guardia dal lato sinistro – Se non lo fai tu lo faccio io, ma credimi, i miei modi sono completamente diversi da tuoi- aggiunge.
Gli do un'occhiata carica di odio, ma so che non servirà a niente.
- Amelia calmati- le sussurro stringendola a me. – Ti prego.
Pian piano i singhiozzi iniziano a sparire e le lacrime a mancare, si quiete e questo non può che esser una fortuna, anche perché ora devo pensare... dove ci stanno portando? Ovviamente fuori città, vito che siamo in cammino ormai da più di un'ora.
A giudicare dall'asfalto irregolare deve esser qualche posto verso le montagne.
Non riesco a rilevare altro che possa aiutarmi a capire in che luogo ci stanno portando.
Ora basta! Devo sapere.
- Dove ci state portando?- chiedo in generale, riferendomi a tutte e due le guardie. Nessuna risposta.
- D-o-v-e c-i s-t-a-t-e p-o-r-t-a-n-d-o?- chiedo ancora scandendo per bene ogni parola.
La guardia di destra, quella che qualche minuto fa mi ha ordinato di far tacere Amelia mi fulmina con lo sguardo. – Vedi di non far domande o quella bocca te la riempio!- Sbarro gli occhi. Bastardo schifoso!
Cosa dovrei fare? Non so proprio, o meglio, si , devo trovare il modo di far sopravvivere Amelia, il resto non conta. Ovunque andremo, qualsiasi cosa mi faranno lei deve esser sempre protetta, costi quel che costi!
Cerco ancora invano di collocare i rumori e gli spasimi del territorio a qualche posto in particolare, ma siamo troppo lontani dalla città.
Sono stanca di non aver risposte e questi due soldati idioti mi fissano con troppa malizia in volto, come se volessero avventarsi su di me se solo ne avessero l'occasione, e questo non mi da molti problemi visto che si renderebbero ridicoli facendolo, mai il fatto che, ogni tanto passino gli occhi su mia sorella mi fa infuriare, sarà anche bellissima, con i lineamenti più perfetti di qualsiasi ragazza, ma è pur sempre una bambina e si nota bene.
Il fatto che la guardino in quella maniera, spogliandola con gli occhi mi fa imbestialirsi! Schifosi pedofili!
- Che avete da guardare?- chiedo irritata.
- Fa silenzio!- grida il soldato di destra.
- E tu smettila di fissare mia sorella con quell'aria da ebete!- ribatto.
- Chiudi quella dannatissima bocca o tu e tua sorella passerete dei brutti momenti – promette e alla fine della frase sputa per terra facendomi pensare solo ad una cosa : quanto vorrei sputarti io in faccia.
Okay.
Non sono mai stata una brava ragazza, come solitamente sono le ebree: gentili, aggraziate, sorridenti, cordiali e bla bla bla. Io sono l'opposto, quindi, se fosse più vicino e non ci fosse mia sorella da proteggere sputargli in faccia non sarebbe un grave problema, anzi!
- Un altro che ha passato una brutta giornata, a te cosa è successo? La mammina ti ha detto di non guardare le ragazzine di undici anni con lo sguardo da maniaco sessuale?- dico prendendolo in giro.
Lui si alza in pedi e dice all'uomo al volante di fermarsi.
Mi stacco da mia sorella, nel caso peggiore in cui lui mi voglia sparare sarò talmente lontana da mia sorella che è praticamente impossibile beccare lei al posto mio, le devo almeno questo, dopo essermi bruciata la vita infastidendo questo soldato.
Che mossa stupida e priva di senso.
Io dovrei proteggerla e non lasciarla sola.
Sono proprio ridicola !
Il soldato mi prende per il braccio facendomi scendere dal furgone, e con noi, scendono anche il capitano e un suo leccapiedi.
Mi guardano perplessi e poi fissano il demente che mi tiene per il braccio.
- Cosa succede?- chiede Dimitri, il capitano.
- Questa puttana non tiene la bocca chiusa- dice disprezzante. Puttana? Mi ha chiamata puttana?
Dimitri mi guarda impassibile e si avvicina cauto. – Cosa hai detto ragazzina?- chiede calmo.
- Niente- mento.
- Se non mi dici cosa hai detto conficco una pallottola in testa a tua sorella e poi a te!- promette.
Dannazione. – Gli ho chiesto del perché fosse tanto infastidito, se gli fosse andata male la giornata- mi fermo, perché non so se il seguito gli piacerà molto.
- Gli ho chiesto se sua madre gli avesse detto di non guardare le ragazzine di undici anni con sguardo da maniaco sessuale- finisco abbassando gli occhi.
- Questa puttana merita di morire!- dice il soldato maniaco.
- Puttana è tua mad...- mi fermo, perché so che se dico un'altra parola uccideranno mia sorella sul serio.
La mia morte è ormai ovvia, ma forse mia sorella ha una possibilità.
Dimitri fissa lo sguardo all'interno del furgone guardando mia sorella che si è accucciata per terra tremante come un foglia.
Guardo Dimitri e vedo in lui un filo di... compassione? No, devo essermi sbagliata. Lui è una macchina da guerra.
Si avvicina al soldato maniaco e gli sferra un pugno dritto in faccia, disgustato.
- Avere pensieri ignobili su un'ebrea! Dovresti vergognarti! Non ti fa ribrezza il solo pensiero di toccarla? – chiede nauseato.
Mi sbagliavo riguardo la compassione.
Dimitri si avvicina a me, guardandomi con occhi omicida.
Maledizione, mi ucciderà.
Sento che sta per tirarmi una sberla, ma si blocca di colpo vedendomi stringere gli occhi sicura del fatto che prima mi butterà a terra e poi sfilerà la sua pistola conficcandomi nel cranio una pallottola che metterà fine alla mia vita.
Invece no.
Non fa nulla di tutto ciò, si limita solo a fissarmi disgustato, come fossi un relitto umano.
- Se ti sento anche solo fiatare ti ammazzo ragazzina. Hai capito disgustosa ebrea?-
Guardo prima lui, poi mia sorella e non posso far altro che lottare per la sua vita. – Si- bisbiglio.
Il soldato maniaco, ormai ripreso dal pugno sferrato dal capitano, che, tra l'altro gli ha infossato la guancia mi strattona il braccio e mi costringe a salire gettandomi addosso a mia sorella.
La stringo e le accarezzo i capelli.
Lei non vivrà nulla di ciò, non fin quando io vivrò!

~Spazio Autrice~

QUESTA SOTRIA NON E' DEL TUTTO REALISTICA ( per questo non è situata nel reparto storico).
Non contiene eventi realmente accaduti ( tranne il periodo storico).
I personaggi sono inventati e anche la trama.
Alcune scene sono improbabili per l'epoca che tratto ( la storia tra un'ebrea e un tedesco di per sé non può essere reale) ma nulla è sovrannaturale o spinto oltre a ciò che lega fatti inventati e fatti accaduti realmente.
I dialoghi tra le SS dovrebbero essere in tedesco ma per problemi di comprensioni sono tutti stati tradotti in italiano.
Troverete alcuni errori grammaticali e via dicendo che verranno ripresi e perfezionati.

Grazie per la cortese attenzione e spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto!
Mi farebbe piacere sapere un vostro parere al riguardo, ci vediamo al prossimo capitolo 🥰

Il tedesco dagli occhi di ghiaccio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora