Alec non era certo se quella fosse la scelta corretta, durante il viaggio aveva rimuginato più volte sulle sue azioni, stava andando nella tana del lupo. Titubante cliccò il citofono e attese. Una voce risuonò dall'interfono << Ti stavo aspettando, Alexander, sali >>. Perché aveva come la sensazione di star perdendo ad un gioco di cui non conosceva neppure le regole, Magnus al contrario sembrava cambiare le carte in tavola ad ogni giro, dannato stronzo. Giunse al pianerottolo, la porta era socchiusa, nervoso si intrufolò in quel loft che aveva lo stesso odore di quella notte. << Sono in salotto, chiudi la porta >> lo avvisò la voce suadente del suo attuale magnete. Alec obbedì senza farsi troppe domande, già sentiva la sua coscienza implorarlo di scappare, che quella era una trappola ben articolata in cui c'era finito ancora. L'arredo era caotico, esattamente come il suo proprietario, ti sopraffaceva senza darti il tempo di reagire. Magnus era accomodato in una poltrona di velluto verde scuro, gli occhi felini si era incollati alla figura del suo ospite sin da subito placidi << Siediti, fiorellino, posso offrirti qualcosa? >>. L'avvocato socchiuse lo sguardo ostile, non si sarebbe fatto imbrogliare ancora, prese posto sulla poltrona opposta composto << Non sono qui per bere, dobbiamo discutere del processo >>. << Quale processo? >> chiese inclinando leggermente la testa l'altro. << MAGNUS >> lo richiamò Alec serio, davvero il riccone voleva ignorare la situazione << Se le dai un precedente lo userà in futuro >>. Magnus bloccò la sua ramanzina sul nascere e ammise rassegnato << Lo so, ma se la portò in aula, sarò costretto a passare del tempo con lei, tu non conosci Camille, Alexander, lei è puro veleno >>. << Non so cosa sia accaduto tra di voi, però prima o poi dovrai affrontarla >> disse sincero Alec, sbaglio o faceva caldo in quel loft, nervoso si tolse il cappotto e aggiunse << I miei genitori sono divorziati, entrambi fingono che l'altro non esista, come se gli ultimi 26 anni della loro vita possano essere cancellati con una semplice firma a pie di pagina, se fosse così facile non ci sarebbero avvocati divorzisti o terapisti >>. Magnus lo fissò con curiosità, gli occhi verdi si focalizzarono attentamente su ogni tratto di quel volto delicato ma duro, l'altro riprese arrossendo leggermente << Non puoi curare una ferita con un semplice cerotto, devi prima disinfettarla. Alcune ferite richiedono più tempo rispetto ad altre per guarire, richiedono punti o interventi d'urgenza. >> << Mi piace come parli, sembri avere gli occhi di un vecchio >> disse l'asiatico facendo scoccare la lingua contro il palato, elegante si alzò dirigendosi verso la credenza per raccogliere una bottiglia dallo strano colore << Bevi con me, Alexander, te ne prego, fammi compagnia >> lo disse incatenando gli occhi azzurri con i suoi smeraldi, perché nessuno lo aveva avvertito che i serpenti potevano avere anche un aspetto umano? << Se accetti, ti raccontò la mia storia >> continuò porgendogli un bicchiere quasi pieno. Alec cedette ancora, a quanto pare non era bravo a resistere alle moine dell'altro, si protese per raccogliere il bicchiere, le loro dita si sfiorarono leggermente facendo accelerare di qualche battito il cuore del giovane avvocato, sul serio un semplice tocco non poteva sconvolgerlo così, doveva mantenere il controllo. << Sono stato sfortunato, ho incontrato Camille subito dopo essere uscito dal riformatorio, avevo da poco compiuto diciassette anni, ero ancora troppo giovane e arrabbiato. Sai la droga ti porta a essere maniacale, quasi morboso. Lei mi trovò durante una delle tante crisi di astinenza e mi offri una dose e come ogni bravo drogato mi aggrappai a lei. Siamo stati insieme per sei anni, non ricordo neppure il nostro matrimonio né come avvenne ero completamente strafatto come ogni giorno in quegli anni. Era facile stare con lei, mi forniva ogni tipo di robaccia desiderassi, voleva che fossi arrendevole, un fantoccio nelle sue mani con cui divertirsi, amava avere qualcuno di sottomesso alle sue voglie anche più folli, mi ha costretto a sparare ad un tizio o almeno così mi ha detto, ero a malapena in grado di reggermi in piedi in quegli anni. L'ultimo anno mi convinse a rapinare una banca, diceva che una donna come lei meritava di vivere come una regina, ti giuro quel crimine fu la mia salvezza, so che suona assurdo ma lo fu sul serio. Mi arrestarono e finì in prigione, li seguì un programma di riabilitazione nel cui incrocia Raphael, il mio segretario. Ripresi a studiare persino in quei cinque anni e chiesi il divorzio. Tutto quello che vedi me lo sono guadagnato da solo, ho sgobbato negli ultimi dieci anni per ridare l'onore che meritava al mio cognome, volevo rendere fiera mia nonna anche se ormai era tardi. >> Alec percepì quelle ultime parole come fossero uno schiaffo in piena faccia, deludere chi ami è probabilmente la peggiore vergogna che si può avere, percepì la tensione di quella storia rendere l'aria pesante quasi irrespirabile, come si reagisce in questi casi? Ansioso bevve l'intero bicchiere in un sorso, un leggero verso di sorpresa giunse dall'altro interlocutore, comprese il motivo quando le vertigini lo colsero costringendolo a stringere il bracciolo della poltrona saldamente. << Scusami, ho esagerato >> disse in un sussurrò stanco Magnus dandogli le spalle. << Non lo hai fatto >> lo corresse velocemente Alec e aggiunse << Capisco ora le tue motivazioni ma ti prego lasciami combattere per te. Se gli permetterai di avere ciò che vuole, la lascerai vincere ancora, le mostrerai ancora che ha del potere su di te. >> << Lo ha, lo avrà sempre, pasticcino >> rispose sincero l'altro. << Lo so ma lasciami combattere per te >> ripete con convinzione l'avvocato. << Sembra quasi che tu mi stia dichiarando il tuo amore per me, Alexander >> gli fece notare divertito Magnus. << Non cambiare discorso >> lo riprese il giovane alzandosi, giunse a pochi passi dal suo interlocutore, i loro respiri si mischiavano perdendosi tra loro << Permettimi di prendermi cura della tua ferita >>. Il moro si mosse leggermente riducendo lo spazio tra loro, una mano adorante accarezzo la guancia candida arrossata << Sei stupendo in questo momento, lo sai? >>. Alec abbasso lo sguardo imbarazzato, Magnus però non gli concesse la fuga << Se me lo chiedi così come posso negarti qualcosa, mio fiorellino? >>. Alec alzò di scatto gli occhi riaffondando nel verde << Davvero? >> sussurro sorpreso. << Si, mostrami quella 'cura' >> ammise l'altro sorridendo suadente. << Grazie, non ti deluderò >> rispose eccitato l'avvocato. << Bene, ora che abbiamo chiarito questa incomprensione lavorativa, posso tentarti con del buon cibo? >> gli chiese ammiccante Magnus. << Solo se sono Tacos d'asporto >> disse compiaciuto Alec. << Sei così adorabile >> ammise l'asiatico << Bene, come desideri >>. Lentamente si allontanò, facendo tornare l'ossigeno nei polmoni di Alec, una sensazione spiacevole di amarezza lo avvolse, ancora quel dannato rimorso, non voleva vivere a metà << Baciami >> ordinò ansioso. Magnus si bloccò a fissarlo crucciato, quel ragazzo era come quelle caramelle frizzanti che esplodevano al contatto con il palato, davvero piacevole, non se lo fece ripetere due volte, veloce sfiorò quelle labbra che aveva sperato di poter riavere, erano ancora più buone di quanto ricordasse. Si separarono frastornati ma entrambi sorridevano come due bambini a Carnevale << Aspettami, vado ad ordinare, intanto mettiti comodo >> disse Magnus dirigendosi verso le altre stanze. Alec annuì debolmente, stava lentamente realizzando l'accaduto, non era neppure certo fosse la sua voce quella che poco prima aveva supplicato per un bacio. Magnus riapparve quasi subito o forse era lui che era rimasto immobile congelato per chissà quanto, il proprietario sembrò divertito nel notarlo ancora lì << Hai mai sentito il Barbiere di Siviglia di Rossini? >> chiese Magnus pacato. << è un opera lirica se non erro, non ho mai assistito però ad una rappresentazione >> ammise Alec titubante. << Dovremo rimediare allora, purtroppo questo non è un teatro e io non so nulla di lirica, ma sono un uomo all'antica e come tale ho un CD con l'opera >> gli rivelò l'altro frugando negli scaffali della libreria e continuò << A grandi linee abbiamo Rosina e il Conte che si innamorano nonostante le remore del tutore di lei che cerca di far di tutto per dividerli, il loro amore è aiutato da un buffo barbiere che si definisce il factotum della città >>. Alec si illuminò << Figaro >>. << Esatto >> si complimento Magnus regalandogli un sorriso puro, senza malizia o tristezza. La lirica riempì l'aria mentre i due divertiti cantavano o parlavano delle buffe note rinchiusi nella loro bolla senza tempo. Nessuno fece caso al leggero vibrare del cellulare abbandonato distrattamente in una tasca del capotto di Alec, né si accorsero del display che si illuminava ad intermittenza 'Fratello ma dove sei finito?'. 'Alec la mamma sta chiedendo di te'. 'Perché cazzo non rispondi al telefono?' 'ALEXANDER GILDEON LIGHTWOOD spero che tu non stia saltando la cena con la mamma volontariamente'. 'Oddio, Alec, non è che ti hanno rapito o qualcosa di simile?'. 'Devo chiamare la polizia?'. Nessuno di questi messaggi ebbe risposta, Isabel rimase a fissare lo schermo pallida, incerta alzò lo sguardo sul volto curioso della madre << Allora sta arrivando? >> chiese. Isabel lasciò andare un profondo respiro e mentì << No, in realtà ha avuto un impegno dell'ultimo minuto, non verrà >>. Un leggero velo di tristezza solco gli occhi scuri di Maryce....
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Mai Fidarsi di un Uomo dal Sorriso Perfetto
FanficAlexander Lightwood è un coglione, un vero idiota fottuto, in tutti i suoi 25 anni si è sempre vantato di essere quello ragionevole in famiglia, il tipico bravo ragazzo un po' nerd che preferisce le biblioteche polverose ai pub. Lui è sempre stato c...