Sospirò per la terza volta. Le labbra rosse si corruciarono e il naso si storse, in viso una smorfia annoiata mentre con gli occhi guardava fuori dalla sua finestra, appoggiato al davanzale di pietra. Era una bellissima giornata di Sole, la fine di maggio si avvicinava e l'estate stava cominciando a portare nel vento i suoi odori. I raggi si scontravano contro la sua persona, illuminavano le sue lentiggini di caramello, gli occhi smeraldini venivano accesi di un bagliore accecante e i ricci di grano parevano ancora più chiari. La leggera camicia bianca gli regalava un po' di freschezza da quel caldo che c'era, la teneva slacciata dalla metà del petto in su, fregandosene delle cicatrici rosee in vista, di quelle non gli fregava niente, ma se quell'altra cicatrice fosse stata sotto gli occhi di tutti... d'istinto si toccò il collo, coperto da un fazzoletto bianco perla. No, quella sarebbe stata sempre coperta e pur di farlo ora vantava una collezione di fazzoletti da collo di tutti i tipi e cocker brillantinati o di perle, che abbinava ai suoi outfit come se fossero solo ornamenti. Voleva farla passare più per una sua fissazione che per un suo tentativo di coprire ciò che gli ricordava quello che era stato.
Scosse la testa e si raddrizzò con la schiena sullo sgabello su cui era seduto.
Non voleva pensarci.Si chiese cosa stessero facendo gli altri e subito dopo si era chiuso la porta della propria stanza alle spalle. L'intera casa, stranamente, era piena di luce ma la cosa non poté che piacergli: lui amava la luce, amava il Sole.
Camminava saltellando aggraziato, i capelli che gli rimbalzavano sulle spalle e le mani strette tra loro dietro la schiena, i tacchi che provocavano dei "tac" che rimbombavano tra le mura. Guardava dritto davanti a sé, gli occhi aperti dalla meraviglia dei dipinti sulle mura dei corridoi e il buon umore iniziò a prendere posto nel suo petto. Si sentiva felice. Sorrise.
Arrivò davanti alla porta dei gemelli, bussò e stette in attesa ma dall'altra parte non arrivò nessuna risposta, neanche un cenno. Alzò le spalle non curante e spalancò la porta, già pronto ad annunciare la sua comparsa con altezzosità ma fermò il suo passo e il sorriso gli morì in volto. La stanza era vuota.
Un leggero sbuffo uscì dalle sue narici e richiuse la porta con forza, incrociando poi le braccia al petto. Ora era infastidito. Girò sui tacchi e si diresse verso la stanza di Jackson, spalancò la porta e nel suo petto iniziò a crescere il disappunto. Anche quella era vuota.
Ancora più infastidito di prima si recò davanti la camera di Gabriele, aprì con forza la porta anche questa volta e sbatté un piede sul pavimento quando la vide deserta. Ma dove diamine erano tutti?!La chiuse senza grazia, raddrizzò le spalle e alzò il mento con superiorità, dando le spalle al legno, costringendosi a non sentirsi offeso... ma lo era eccome. Insomma, era sicurissimo fossero tutti insieme, perché non avevano chiamato anche lui? Che oltraggio, che maleducazione!, pensò e strinse la mascella, le sopracciglia aggrottate e le labbra strette in una linea retta. Sì, era decisamente offeso.
Sbuffò con forza e si concentrò: li avrebbe trovati e sarebbe andato a prenderli a calci.Marciava a testa alta nei corridoi, attraversò atrii e guardò dentro le stanze, il nervosismo che gli formicolava la pelle e il viso contratto nel disappunto. Arrivò nell'atrio principale, un ampio spazio circolare dal soffitto di vetro che si affacciava all'entrata ed era collegato ad esso da una scalinata di pietra, coperta da un lungo tappeto rosso cremisi che si stendeva fin davanti al portone. Fu proprio davanti alle porte che li trovò.
« Ah. Ci ha beccati. Come non detto. » esordì Riele, incrociando le braccia al petto e guardando Michelangelo con un sopracciglio alzato e lo sguardo vuoto annoiato. Jackson gli tirò un pugno sulla spalla che non smosse nemmeno l'altro, sorrise ad Elia ed Edoardo che in viso esibivano un'espressione accigliata e poi si rivolse a Michelangelo con lo sguardo che splendeva.
« Michi! Non eri in camera tua a- »
« Che cosa state facendo? » il suo tono era carico di diffidenza e serietà, cosa che fece tentennare Jackson ma non demordere. Continuò a sostenere il sorriso raggiante mentre il biondino scendeva la scalinata con determinata grazia e le labbra strette in disappunto.
« Noi? Ah!- nulla di ché, tranquillo, solo... abbiamo fatto compagnia ai gemelli in giardino nulla di preoccupante- UO UO UO FERMO! » il rosso fece un balzo indietro allungando le mani davanti a sé, ridendo nervoso davanti alla lama bianca che Michelangelo gli puntava contro, gli occhi smeraldini illuminati dalla forte luce che essa emanava. Il sorriso del più piccolo del gruppo vacillò.
« Non provare nemmeno a mentirmi Jackson perché ti giuro che questa lama te la ficco su per il buco del- » « Va bene, va bene! Ma per favore ritira la spada che tu con quella in mano sei pericoloso ed io mi sto sinceramente cagando addosso! »
Michelangelo sbuffò dalle narici ma abbassò la lama e l'arma gli scomparve dalle mani, divenendo polvere lucente, che cadde a terra e sparì.
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➳ Silent Ribellion
Viễn tưởng{ IN CORSO } ⊱ Cinque ragazzi privati della loro umanità, in un mondo a cui loro non appartengono, sono in continua caduta dentro ad un vortice di malvagità, vendetta, sangue e lacrime. Ma anche quando ci sembra di sprofondare nel baratro e toccare...