La Belva Ora è Sazia

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⚠️DISCLAIMER: in questo capitolo è presente una scena di violenza, anche se c'è già l'avvertimento nella descrizione della storia credo sia bene ribadirlo. Sarà una scena abbastanza importante per capire com'è fino in fondo un certo personaggio, ma se non ve la sentite saltatela: mettete prima il vostro benessere. ⚠️

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Si guardò attorno, adocchiando ciò che stava cercando. Strinse la manica del fratello e lo trascinò vicino alla pianta che gli serviva, inginocchiandosi subito dopo. Edoardo fece lo stesso, capendo cosa avrebbero fatto di lì a poco: entrambi i ragazzi chiusero gli occhi, chinarono il capo e congiunsero le mani, immergendosi con la mente nelle voci della foresta che li circondava. Una lieve luce verde li avvolse e chiesero il permesso alla natura di poter cogliere l'erba medica che avevano davanti, e quando ebbero il consenso allungarono le mani e la pianta stessa si staccò dal terreno, venendo poi messa nei loro palmi da un soffio leggero di vento. I due fratelli ringraziarono, si rimisero in piedi e fecero dietrofront, tenendo con cura il loro bottino tra le mani.
Dopo una ventina di minuti uscirono dalla protezione delle chiome degli alberi, i raggi del sole colpirono le loro figure mentre camminavano svelti verso Jackson, il quale era rannicchiato contro un masso poco lontano dall'entrata della piccola grotta che, da una o due settimane, era divenuta la loro dimora temporanea, trovata a fortuna da Riele poco prima di una violenta tempesta. Non era tutto questo comfort, ma non si sarebbero mai e poi mai lamentati: era estate, quindi il problema del freddo non c'era, era fresca data l'umidità e i gemelli avevano fatto nascere dei rampicanti per coprirne l'entrata e tenerla nascosta, sui quali crescevano dei fiori che avrebbero coperto il loro odore, nascondendoli.

Elia si sedette davanti al rosso mentre Edoardo si diresse al ruscello poco lontano dalla grotta; Jackson smise di giocare con i fili d'erba ed alzò lo sguardo sul maggiore, che mise l'erba medica nella ciotola in legno insieme agli altri ingredienti, aggiungendo poi l'acqua che Edoardo aveva appena preso. Con una pietra che avevano modellato apposta iniziò a schiacciare gli ingredienti, mischiandoli tra loro fino a quando non ottenne una specie di crema. Senza chiedere, Edoardo afferrò il braccio di Jackson, prese un po' di crema che iniziò a spalmare con cura sui tagli e sui segni gonfi che le frustrate avevano lasciato sul suo corpo, mentre Elia prese ad applicargliela sul viso. Nonostante Michelangelo avrebbe voluto guarirgli ogni singola ferita che gli era stata inferta, Riele glielo aveva vietato abbastanza duramente, permettendogli solo di curargli quelle più serie che aveva sulla schiena e sul petto decidendo che le altre sarebbero guarite da sole con il tempo; per via di questa decisione, reputata disumana da Michelangelo, era nata una discussione accesa tra il biondo e Riele dove alla fine il maggiore aveva vinto, anche se aveva poi permesso ad Elia ed Edoardo di prendersene cura con rimedi naturali. Per Riele il dolore che quelle ferite procuravano al minore era una giusta punizione, a detta sua anche troppo leggera dopo quello che Jackson aveva fatto e il rosso non si azzardò nemmeno una volta a lamentarsi. Per lui il corvino aveva ragione.

Quando Jackson, la sera della fuga, aveva spiegato che cosa era successo e cosa aveva fatto, come si era sentito e perché aveva attaccato quasi a morte Solei puntando al suo nucleo, aveva ricevuto con sua sorpresa supporto da Michelangelo e dei brevi sorrisi di ringraziamento da parte dei gemelli ma Riele non gli disse nulla. Quando i suoi occhi incontrarono l'espressione del più grande il cuore gli si fermò e il fiato sparì, perché negli occhi di Riele poteva leggervi chiaramente una forte delusione e il disappunto, marcata ulteriormente dal suo alzarsi e sparire in mezzo alla boscaglia, tornando due giorni dopo solo per portare loro dei vestiti di ricambio e qualcosa da mangiare. Dove li avesse presi nessuno di loro lo sapeva, ma non importava perché fu l'ultima volta. Quell'immagine della delusione di Riele si ripeteva nella mente di Jackson ininterrottamente, come un nastro in loop, specialmente quando chiudeva gli occhi la notte per dormire. Il petto gli doleva e se per un primo momento si sentì sollevato quello dopo il senso di colpa e la tristezza lo investirono come un fiume in piena, trovando difficile anche il non piangere disperato. Una delle sue più grandi paure si era avverata ed era solo colpa sua.
Osservò la pazienza e la delicatezza dei gemelli mentre lo curavano e una volta finito il tutto la routine si ripeté ancora, con lui che rimaneva a fissare la luce giocare con i riflessi dell'acqua, i gemelli poco lontani da lui e Michelangelo che tornò verso sera con arco sulle spalle e selvaggina in mano; si era assunto il compito di procurare loro da mangiare, rifiutandosi di aspettare qualche gesto di carità da Riele. Sosteneva che piuttosto avrebbe preferito tagliarsi una gamba utilizzando solamente una pietra mal affilata. Mangiarono nel silenzio e con esso andarono a dormire non appena la Luna sorse, per evitare di attirare troppa attenzione ma Jackson non riuscì a chiudere occhio. Erano sere che attendeva il suo ritorno, volendo parlargli, spiegarsi, vederlo. Riele gli mancava, ma come ogni volta finì per farsi cullare dal leggero respiro degli altri mentre il corpo si abbandonava contro il terreno duro della grotta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 19 ⏰

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