Capitolo 31

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I signori White erano andati a cena da amici, quella sera. Joshua e Ellen ne avevano approfittato per ritagliarsi del tempo per loro. Seduti sul divano in salotto, avevano preparato i pop-corn, conditi rigorosamente con burro e sale come se fossero al cinema, e stavano decidendo quale film vedere mentre sistemavano una coperta da mettere sulle gambe. Sarebbe stato un appuntamento tranquillo a casa, se non fosse stato per quel terzo incomodo rumoroso autoinvitato che era appena entrato nella stanza e si era seduto al loro fianco.

«Non capisci di essere di troppo, vero?» sbuffò la bionda guardando seccata il fratello. «Vogliamo stare da soli», scandì bene le ultime due parole, come se stesse parlando con nonno White, che da qualche anno a quella parte non riusciva a sentire bene come una volta, dovuto dalla vecchiaia.

«Ci sento, Ellen.» chiarì prendendo una manciata di pop-corn che erano poggiati sul tavolino basso, davanti al divano, mentre la sorella cercava di impedirglielo. «E non me ne vado, soprattutto se usate la coperta», la indicò mentre aveva la bocca piena e le guance gonfie come quelle di uno scoiattolo che si rimpilza di ghiande.

«Che ha la coperta che non va?» sollevò un sopracciglio, scettica, incrociando le braccia al petto. Somigliava sempre più a Melanie White quando ordinava loro di riordinare le loro stanze, ma Chris non glielo avrebbe mai detto, o almeno non quella sera. Si sarebbe giocato in futuro quella carta per farla innervosire.

«Non fare la finta tonta con me, sono un adolescente anche io!» la rimbeccò alzando il mento.

«Ti stai comportando in modo infantile però!» esclamò, iniziando a battibeccare, come al solito, con il fratello maggiore iperprotettivo.

«Non fa niente», sospirò Josh, cercando di farli smettere di litigare. «Può rimanere, che male c'è?» si sedette accanto ad Ellen dopo aver preso il telecomando.

«Questa serata doveva essere solo per noi», mugugnò per poi guardare il fratello in cagnesco. Se avesse avuto i super poteri, Christopher era certo che lo avrebbe fulminato con lo sguardo per poi prendere una pala e sotterrarlo in giardino, accanto al povero criceto “fuggitivo” che avevano avuto quando erano piccoli. «Perché non vai a stare da Price?»

«Perché sarei troppo invadente se lo facessi», poggiò le spalle sullo schienale del divano e vi poggiò la nuca, buttando indietro la testa. «Ci sono momenti per stare insieme e momenti per stare da soli».

«Ecco, io e Josh vorremmo stare da soli insieme, senza di te» ribadì. In questo lei e Chris si somigliavano, si sarebbero sempre presi in giro, era il loro modo di volersi bene, di dialogare e anche di litigare.

«Josh, ma cosa ci trovi in lei?» chiese teatralmente, fintamente incredulo mentre negava lentamente con il capo, come per rimarcare il suo stupore.

«Mi dispiace», disse alla ragazza, ignorandolo mentre si passava il palmo sulla nuca, «Se avessi potuto, saremmo andati a casa mia». Erano passate un paio di settimane dall’accaduto ed era a disagio nel sentirsi di troppo in quella casa, in una famiglia non sua, nonostante lo avessero accolto di buon grado senza problemi. Aveva il loro sostegno dopo aver saputo cos'era accaduto, perfino i signori White avevano insistito che rimanesse con loro. Ellen e Christopher erano fortunati ad avere dei genitori come loro, presenti.

«Non dirlo nemmeno per scherzo.» cercò di tranquillizzarlo accarezzandogli teneramente il braccio. Le sue iridi verdi accarezzarono la sua figura prima di incrociare i suoi occhi color cioccolato. «Sono felice di averti qui con me», un tenero sorriso arcuò delicatamente quelle labbra rosee che adorava baciare.

«Anche per me non c'è alcun problema», intervenne il biondo prima che lo schermo del telefono di Lloyd si illuminasse per l’ennesima volta quella sera. Perché, dal giorno in cui aveva lasciato casa, i suoi genitori non avevano fatto altro che chiamarlo e mandare messaggi. Quella sera non faceva eccezione, avevano chiamato tutto il giorno e adesso si erano ridotti a mandargli dei semplici messaggi. Erano preoccupati? «Continuo a pensare che dovresti chiarire con i tuoi genitori».

E il tempo scivola viaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora