III

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Dopo quella sera, Manuel aveva passato con Simone anche le due sere successive. Avevano registrato solo una puntata, e un componente della squadra rossa era stato eliminato, ma lui non sembrava per niente turbato da ciò.

Simone aveva scoperto che, quando erano da soli e non c’era la competizione di mezzo, non gli dispiaceva la compagnia del moro. In quelle tre sere Manuel si era rivelato un valido aiuto in cucina, e un ottimo cuoco, anche se non lo dirà mai a voce alta.

Avevano condiviso quella piccola cucina che avevano in appartamento cucinando piatti e facendo delle preparazioni anche complesse per migliorarsi e confrontarsi.

Manuel, oltre a rivalutare completamente Simone sia a livello professionale che personale, aveva pian piano iniziato a coltivare una dipendenza dalla sua risata armoniosa. Magari perché rara, ma non riusciva proprio a distogliere gli occhi da suo sorriso incorniciato da quelle fossette che scavavano nelle sue guance come alla ricerca di più spazio per sorridere e da quegli occhi così grandi che si chiudevano fino a lasciar fuori come testimonianza della loro esistenza quelle ciglia nere e lunghe.

Chissà se Simone si era mai accorto che quando rideva, rideva davvero, buttava leggermente indietro la testa facendo così muovere quel ricciolo che cadeva sempre sulla sua fronte facendolo come sobbalzare più e più volte come una piccola molla che continuava a sfiorargli la fronte.

Manuel sospirò al pensiero di quella risata, sorridendo quasi d’istinto. Quante volte in quelle tre sere si era ritrovato a fare battute stupide solo per guardarlo ridere? Forse troppe, ma Simone non sembrava essersene accorto, troppo occupato a cucinare qualcosa di perfetto, perfetto come lui, pensò Manuel per poi scuotere leggermente la testa scacciando quel pensiero.

«Che te sei incantato, Manuè?» sentì dire da Matteo sentendo poi la sua mano battergli sulla spalla come a risvegliarlo. Manuel scrollò via la sua mano tornando ad ascoltare lo chef che stava per svelare alle due squadre la sfida del giorno.

«Bene concorrenti, siamo arrivati a una delle sfide più temute di Hell’s Kitchen: gli assaggi al buio.»

Una serie di dissensi arrivarono da entrambe le squadre, non era sicuramente una delle prove più amate visto che metteva alla prova il palato dei concorrenti per far capire anche allo chef stesso chi di loro avesse le carte in regola per diventare il suo secondo in cucina.

«Bene, vedo che siete contenti di affrontare questa sfida! – rise osservando le due squadre – Ora voglio due nomi, un componente di ogni squadra, che verranno qui davanti e sfideranno il loro palato per aggiudicarsi la vittoria per la propria squadra.»

Le due squadre ne parlarono e presero velocemente una decisione. «Squadra blu, chi nominate in rappresentanza della vostra squadra?»

«Simone, chef.» rispose Laura lanciando un occhiata al ragazzo che si era autonominato facilitando la scelta agli altri. «Squadra rossa?»

«Io, chef.» si auto nominò Manuel beccandosi un occhiataccia da Simone. Eccoci, dopo due giorni passati in pace tornavano finalmente rivali.

«Bene, ci sarà da divertirsi.» sussurrò Giovanni a Matteo mentre i due ragazzi si posizionavano al tavolo davanti allo chef l’uno di fianco all’altro. Manuel riusciva a sentire la manica della giacca di Simone strusciare contro la sua per quanto i loro corpi erano vicini.

Due della troupe televisiva gli bendarono gli occhi con le bandane del colore della squadra di appartenenza lasciandoli poi nelle mani dello chef. Furono poi portati dei vassoi pieni di vari cibi e spezie e posizionati sul tavolo davanti a loro.

«Bene, iniziamo da te Simone.» lo chef avvicinò la forchetta con il primo cibo alla bocca di Simone. Mela verde. Simone sentì subito il sapore aspro sulla lingua, senza il senso della vista, tutti gli altri sembravano come amplificati. «Mmh, Mela?» «Esatto!»

Sentì gli applausi e gli incoraggiamenti venire dai componenti della sua squadra, e fortunatamente nessuno si accorse di Manuel che aveva iniziato a deglutire nervosamente e a muoversi sulla sedia a disagio. Era un gemito quello che aveva sentito da Simone prima che dicesse Mela?!

«Manuel, pronto?»

«Io ehm… seh, ce-certo.» disse cercando di tornare a concentrarsi sulla gara. Lo chef prese con la forchetta un pezzo di carota e la portò alla sua bocca. «Carota» disse finendo di masticare il pezzo.

«1-1, Simone tocca a te.»

Appena la sua lingua entrò in contatto con il peperoncino, Simone si ritrovò a gemere e schiarirsi la voce prima di pronunciate il nome del prodotto. «Peperoncino, chef.» disse con voce roca causata dalla piccantezza del peperoncino.

Però Cristo, Simò! Manco a fa così cazzo. Pensò Manuel sentendo la voce roca del ragazzo come se gli stesse parlando all’orecchio. Che me stai a fa Simò?!

Il gioco continuò ma più Simone assaggiava e rispondeva facendo quei versi di gradimento accanto a lui, più Manuel perdeva il focus sulla gara e, inevitabilmente, all’ultimo cibo da indovinare sbagliò.

«Mandarino?» «No, sbagliato. Era Arancia.»

Il resto della squadra blu iniziò a esultare mentre Simone e Manuel si toglievano le bandane dagli occhi. Inevitabilmente lo sguardo di entrambi cadde sull’altro, distogliendolo poco dopo arrossendo leggermente.

«Brucia la sconfitta, eh?»

Manuel sentì il fiato caldo e la risata di Simone sul suo collo. Si girò di scatto verso di lui trovandoselo davanti a pochi centimetri di distanza. Gli occhi scuri di Manuel vagarono per un secondo sulle labbra distese in un sorriso del ragazzo, distogliendoli subito dopo tornando a guardare verso la carne che stava preparando.

Fosse solo la sconfitta a brucia’, Simò. Qua me pare de ave’ n’incendio ogni volta che te guardo, pensò cercando di concentrarsi sul manzo che aveva tra le mani e non su quelli che si era appena poggiato con il fondoschiena al banco di lavoro accanto a lui.

«Che cosa hai detto?» sussurrò il corvino guardandolo confuso. Lo aveva detto ad alta voce? Merda merda merda merda.

Manuel si schiarì la voce ignorando totalmente la sua domanda, «Che ce fai qua? Me sembrava de esse stato chiaro ieri sera, quanno vinci vuol dire che te meriti il premio. Se sei preoccupato delle tue preparazioni guarda che-»

«No, so che sono in buone mani con te.» rispose senza pensarci Simone, rendendosi conto di quello che aveva detto solo quando vide un sorriso enorme nascere sul volto del riccio. «Beh, almeno abbiamo fatto n’passo avanti in ‘ste sere insieme, so servite a qualcosa!» oltre che a farmi prende na sbandata incredibile per te.

«Comunque… non montarti la testa eh, non lo faccio perché me lo hai detto tu, però ho deciso di seguire il tuo consiglio e da ora in poi sfrutterò le vittorie per rilassarmi mentre tu prepari tutto per farmi vincere anche il servizio. Grazie mille Manu – rise mentre pronunciava quelle ultime parole come una presa in giro senza rendersi conto del nomignolo con cui lo aveva appena chiamato – ci vediamo dopo.»

Manuel sentì la sua testa andare in tilt per la seconda volta nel giro di un’ora. Manu Manu Manu Manu Manu Manu Manu Manu Manu Manu Manu

Sbuffò cercando di tornare a concentrarsi su quello che doveva fare, ma come face se aveva solo la voce calda di Simone che gli diceva che con lui era in buone mani unito alla sua risata?

Manuel Ferro, riprenditi o a fine gara nce arrivi. Poi che glie racconti a tu madre, che te sei fatto elimina’ perché un ricciolini tutto fossette e occhioni dolci te ha fottuto il cervello?

 

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