Era trascorso un mese.Un mese che sembrava un nastro che si ripeteva all'infinito,un libro rimasto alla stessa pagina perché nessuno aveva il coraggio di voltarla per la troppa paura.Un mese di continui pianti in silenzio,preghiere,visite al cimitero.Percepivo che la nostra famiglia si stava pian piano logorando dal suo interno e mi sentivo tremendamente responsabile:questa non era una morte naturale,in quel caso si può rifilare la colpa al destino,ma questa volta c'era qualcosa di più misterioso,ma forse era giunto il momento di smetterla di farsi domande,non sarebbero servite a nulla ormai.
Elisa ormai le rare volte che andava a scuola c'era soltanto fisicamente,i suoi pensieri erano da tutt'altra parte:guardava fuori,verso il cielo,magari in cerca di un segnale della mia presenza,che non potevo ancora darle.I suoi occhi stavano mutando,non erano più quelli di una ragazza giovane,sembravo come quelli di alcune signore anziane ormai consapevoli di esser giunte al capolinea,di non avere più niente a che fare con questa vita.I primi giorni dalla tragedia erano disperati,arrabbiati,desiderosi di cambiare le cose,annegati dalle lacrime,ma adesso erano diventati senz'anima,rassegnati,incavati,come se per loro non ci fosse ragione di essere,il luccichio che vedevo prima era stato sostituito dal buio totale.Ogni tanto incrociava le braccia e pian piano si afflosciava sul suo banco come un fiore che pian piano appassiva e rimaneva lì immobile,anche durante le ricreazioni,anche dopo la fine della campanella.All'inizio i suoi compagni ed i professori provavano a parlarle,a chiederle "come stai?",ma lei li guardava,rispondeva "male" e troncava il discorso girandosi dall'altra parte.Mi stupiva molto come pronunciasse quella parola,la diceva con una tale naturalezza,come se fosse la normalità,ma allo stesso tempo si sentiva che non riusciva a farsene una ragione.Dopo un po' capirono l'inutilità dei loro tentativi e la lasciarono in pace.Lo stato d'animo di Elisa si poteva paragonare a tanti bicchieri di cristallo su uno scaffale traballante:chiunque avesse provato a prenderne uno,avrebbe in ogni caso fallito,anche la mano più esperta e delicata:sarebbero comunque cascati tutti,ci sarebbe voluta davvero una fortuna per ricomprarli uguali e di ricomporli ormai non se ne parlava neanche,erano in mille pezzi.
Anche Alessandro andava al lavoro raramente e le poche volte che era presente lo sentivo demoralizzato,spento,non aveva più il carisma che gli permetteva di fare a dovere,come dicevo io,"l'angelo salva vite".Sì,era proprio un salva vite.Non era un dottore,nè un medico,ma un direttore e uno psicologo.Un direttore di un centro di riabilitazione.Riusciva a salvare con la sola forza delle parole e dell'entusiasmo coloro che avevano toccato il fondo,che avevano percepito cosa significava la dipendenza verso qualcosa che fa talmente tanto male,ma per loro fa talmente tanto bene,e l'impotenza di riuscire a smettere.Per diventare così bravo non aveva intrapreso nessuno studio specifico,gli era bastata l'esperienza.Da giovane aveva frequentato brutte compagnie che l'avevano spinto in questo vortice infinito da cui lui credeva di potersi liberare,continuava a ripeterlo:"posso smettere quando voglio",ma lo diceva con la brama di volerlo fare ancora e ancora.Solo l'amore riuscì a salvarlo,il mio.Quando lo conobbi quel giorno a ricreazione mi diede l'idea di essere un ragazzo particolarmente intelligente,sveglio,sicuro di sè,tutte cose che io non sentivo di possedere,ma allo stesso tempo avevo scorto nei suoi occhi un qualcosa di nascosto.Man mano che ci conoscevamo mi sentivo meglio,capivo che lui mi stava facendo bene:mi sentivo più intelligente,sveglia e sicura di me,al contrario di Alessandro che invece lo vedevo molto strano,diverso,quasi distante,eppure eravamo fidanzati,così decisi di scavare più a fondo,non mi pareva giusto che l'unica a ricevere qualcosa da quella relazioni fossi io senza per giunta dare nulla.E aimè lo scoprii da uno dei pochi che veramente teneva a lui,Edoardo,l'unico amico che è rimasto con lui fino ad ora,gli altri erano solo ombre oscure del suo passato.Decisi di metterlo di fronte ad un bivio,sapevo che forse era una cosa un po' da ragazzina,ma ero troppo preoccupata per lui e non riuscivo a pensare a nessun piano migliore:avrebbe dovuto scegliere o me o...la droga.Ero così agitata,un qualsiasi ragazzo mi avrebbe mandato a quel paese lasciandomi sola lì come uno stoccafisso,ma lui scoppiò,pianse:"mi sento un totale buono a nulla Vero,so che non posso continuare così, ma è l'unico modo per sfuggire a questa realtà che mi fa schifo,a scuola sono una frana,i miei si sono appena separati,non oso immaginare il mio futuro,almeno così posso distrarmi,fuggire da tutto,mi sento più felice","per questo ti sei messo a piangere?","sono lacrime di gioia,non vedi?",sorrisi e continuai "sei la persona migliore che conosca,a parte per questo piccolo imprevisto passeggero,chiamiamolo così",guardò verso il basso con degli occhi quasi schifati dall'aggettivo "passeggero" che avevo usato,feci finta di nulla e dissi "Non sei affatto un buono a nulla,capito?Da solo potresti creare una rivoluzione,ma ti senti quando parli?Ipnotizzi tutti,sei un leader,Ale,come fai a non accorgertene?",gli spuntò un sorriso a trentadue denti,poi si ricompose e disse scherzando"beh,modestamente",gli diedi uno schiaffetto sulla spalla,ad un tratto si fece cupo"il fatto è che ormai ci sto troppo dentro Vero,questa realtà è pericolosa e non voglio che tu ne faccia parte,non vorrei farne più parte neanche io ma ormai mi appartiene,capisci?" "No,in realtà no.Sei un tipo troppo determinato per arrenderti in questo modo,se hai paura di ritornare in questo mondo schifoso di cui io faccio parte..."non mi lasciò finire,mi baciò e poi continuò "tu sei l'unica parte di questa realtà che voglio,io ti amo Vero",non me lo aveva mai detto,piansi anche io,da una parte avrei voluto dargli un altro e un altro bacio,dall'altra avevo un obbiettivo preciso e non volevo cambiare argomento,quella frase mi aveva dato una scarica di adrenalina fortissima,quasi avesse fatto accendere in me una lampadina che mi permise di dire le parole più giuste così dissi"anche io,sopra ogni cosa e tu?",senza esitazione rispose "Certo!",io "anche più di Lei?","non ci avevo mai pensato,avevo sempre considerato le due cose come se fossero su mondi paralleli,che non si sarebbero mai incontrati" "invece devi capire che queste due cose si incontrano proprio nella medesima realtà,perciò rispondimi" "tu sei tutto per me",mi venne un brivido ed anche a lui,era come se finalmente avesse preso coscienza.Da quel momento in poi smise gradualmente,sarebbe stato troppo assurdo se si fosse fermato tutto di getto.Un giorno mi disse che come io l'avevo salvato,lui avrebbe salvato altri.Da lì si rimboccò le maniche e pian piano con un lungo cammino che non sto qui a raccontare divenne direttore.
Ma adesso che io,colei che l'aveva salvato,era andata via,come avrebbe fatto a riacquistare l'ispirazione e specialmente la ragione per salvare gli altri?Avevo paura,molta paura.
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Heaven in the hell
General FictionSalve a tutti,è la prima volta che mi cimento nella scrittura di un libro,proverò a farlo con la giusta mentalità:costante e sognatrice al punto giusto.Spero vi piaccia!