~Mi-rea~

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Pov Luna
Non ero andata più al fiume Han perchè avevo paura. Quel ragazzo, famoso, di bell'aspetto non poteva aver scelto me. Ci doveva essere qualcosa sotto, e se fosse stato tutto uno scherzo da parte di Mi-rea?
Mi odiava dal primo giorno non sapevo perchè. Appena tornai al dormitorio quella sera, mille pensieri negativi mi invasero e non riuscivo a dormire. Sonha era tornata a casa dalla sua famiglia perché aveva le vacanze, quindi ero totalmente sola.
Non sapevo che fare, mi sentivo sola e confusa. Tutte le volte che chiudevo gli occhi avevo il volto di Namjoon stampato in faccia.
"Smettila Luna, è bello e famoso non può provare nulla per te" continuavo a ripetermi. Iniziai a smontare la stanza, la misi sottosopra, era un mio strano modo per non pensare troppo però finì per addormentarmi per terra.
Mi sveglai intontita. Pulì il casino che avevo cobinato e mi sistemai per le lezioni.
Come sempe arrivai in anticipo e mi sedetti nel corridoio ad aspettare l'orario di inizio. Un gruppetto di miei colleghi si mise accanto a me senza mai rivolgermi uno sguardo o un saluto, se lo avessero fatto, Mi-rea gli avrebbe reso la vita un inferno.
Sempre a testa bassa entrai in aula e presi il primo posto.
"Eccola a fare la lecchina e so tutto io" disse una voce dietro di me. Era lei. Poi un colpo e un altro ancora. Mi doveva sempre tirare qualcosa.
"Mi-rea smettila" disse il professore entrando.
"Ha iniziato lei"
"Si come no". Non dissi nulla, ignorai tutto come sempre e come facevano i docenti e in silenzio iniziai la lezione.

Pov Nam.
Dopo mille tentativi e corruzzione della guardia all'ingresso, riuscimmo ad entrare all'università iniziando a vagare per i corridoi, mi aveva detto che studiava ingegneria civile quindi ci incamminammo verso l'ala ovest dell'edificio. Ovviamente coperti in modo da non essere riconosciuti.
"Eccola" esclamiai bloccando Jimin e Hobi, che si erano offerti di venire con me.
Era sola, un gruppo di ragazzi e ragazze acccanto a lei la ignoravano.
"Poverina. Essere in un paese non tuo, sola, così..." disse Jimin.
"E' la prima volta che la vedo senza cappello e mascherina... è bellissima" dissi io sbalordito.
"Il nostro Nam è cotto" disse Hobi ridendo.
Entrò in aula e ci avvicinammo sbiciando dalla finestra. Era al primo banco, sempre con il volto chino.
"La cretina è sempe lì". Sentimmo una voce stridula e una ragazza entrare pendendo di mira Luna.
Quando iniziò a tirarle cose addosso volevo intervenire ma i ragazzai mi bloccarono. Lei non reagiva e nemmeno il prof che entrò dopo pochi minuti vedendo tutta la scena.
Ero nervoso, arrabbiato, una cosa che avevo sempre odiato era il bellissimo soprattutto alle persone straniere. Quella ragazza si credeva chissà chi e Luna Non reagiva, la situazione mi stava dando alla testa così corsi verso l'esterno dell'edificio seguito dai ragazzi.
Ero sconvolto con la testa piena di pensieri.
"Povera ragazza so cosa passa" disse Hobi scuotendo la testa.
"Chissà perchè quella ce l'aveva con lei. Nam ma tu non sapevi nulla?" chiese il piccolo. Scossi la testa.
"Voi andate, vado a piedi ho bisogno di pensare"
"Ma Nam sono più di 10km" urlò Hobi quando ero gia andato via.
Quando la vidi per la prima volta mi aveva incuriosito, bella, intelliggente e sola. Quando parlavamo era molto chiusa, ma ero pur sempre un estraneo per lei, invece no. Non parlava perché non voleva parlare. Ha paura, glielo si leggeva in faccia. Sempre con la felpa, come a volersi coprire, sguardo in basso. Il mio cervello fumava, la volevo aiutare ma poi pensai alla discussione che ebbi con Yoongi quella mattina.
-Flashback-
"Nam ma sei sicuro che questo tuo legame con lei non sia per pena? Alla fine non la conosci per niente" disse sorseggiando il suo caffè.
"Nam, se lei è come penso io è una di quelle persone che odiano essere aiutate, compatite o far pena. Se lo fai per questo l'allontaneresti di più" continuò vedendo che non sapevo cosa rispondere.
"Hyung non lo so nemmeno io. C'è qualcosa che mi dice che voglio conoscerla, voglio tenerla tra le mie braccia... Non lo so" risposi estenuato.
"Nam, non fare cazzate" disse il più grande per poi andare via.
-fine flashback-
Non era per pena. Quando l'ho vista sorridere i suoi occhi brillavano e dentro di me provai brividi e senzazioni mai provate. La volevo mia, ecco il vero motivo.
Seduto sugli scalini del parco pensai a come potevo fare a conquistare la sua fiducia e soprattutto lei.
Chiamai un taxi e tornai a casa. Sapevo cosa dovevo fare.

Il pomeriggio fui io a non andare al fiume Han ma andai alla libreria e presi un libro adatto alla situazione, uno dei miei libri preferiti. Sapevo lei lo avesse letto perchè una volta ne parlammo, ma glielo presi in coreano e le scrissi una dedica:
"Il mio più grande rimpianto sarà non averti reso felice, il tuo?"

Il giorno dopo passai all'università e chiesi alla guardia all'ingresso se potesse lasciare quel libro a Luna ma ebbe difficoltà a trovarla.
"Mi dispiace non trovo nessuna Luna qui. Non sa il cognome?" mi chiese gentilmente il signore ricevendo una mia risposta negativa. Ero esasperato, come se niente riuscisse a portarmi a lei.
Vidi arrivare una ragazza e il signore le chiese se conoscesse unancerta Luna.
"Luna, italiana, riccia e di ingegneria?" chiese.
"Si lei" dissi entusisto.
"È la mia coinquilina, tu devi essere il ragazzo della panchina giusto? Piacere io sono Sonha". Luna gliene aveva parlato?
"Luna mi ha parlato di te. Sai sono tornata ora, sono stata dalla mia famiglia. Non tutti qui la conoscono, a lei piace stare sulle sue ma è una persona meravigliosa" disse lei.
"Lo so. Anche se le ho parlato poche volte sapevo fosse buona di animo. Poi quando ho visto..." mi fermai perchè non sapevo se dirle o meno quel dettaglio.
"Non so se posso dirtelo..." dissi tentennando.
"Le è successo qualcosa?" Chiese preoccupata. Mi sembrava sincera così le raccontainquello che avevo visto il giorno precedente però lei non ne fu sconvolta.
"Questo non è niente in confrtonto a quello che le hanno fatto nei mesi passati, ma no devo essere io a dirtelo, mi dispiace" disse azandosi dalla panchina nella quale ci eravamo seduti per parlare.
"Potresti darle questo libro da parte mia e dirle che l'aspetto alle 17 al solito posto?" chiesi porgendole il libro.
"Certo sarà fatto, non ti posso promettere che verrà però"
"Aspetterò" risposi sorridendole per poi andare via.

Il ragazzo della panchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora