uno: Nennè.

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4h prima dell'arresto.

Cammino rapidamente per la mia stanza: come sempre sono in ritardo.

Lancio un po' dei miei abiti sul mio letto matrimoniale, mentre cerco di scegliere quello che possa far risaltare in miglior maniera la mia figura snella.

Le mie mani ben curate vagano su quei tessuti particolari che dominano il mio armadio, passando su vestiti in tessuto lucente e opaco, Calvin Klein e Prada, fino a soffermarsi su uno in particolare.

Prendo la gruccia su cui è sistemato, e lo sfilo lentamente, cercando di non stropicciarlo.
A quel punto lo adagio sul letto, e mi soffermo ad osservarlo.

È un capo di ultima collezione, precisamente di Louis Vuitton. L'avevo comprato con mia sorella Camilla nell'ultimo viaggio fatto a Dubai, dove come sempre mi ero data allo shopping compulsivo con la carta di mio padre.

Nero come pece, con le bretelle fine come spighe di grano e con una coppa ben definita.

Ovviamente, come tutti i miei abiti, è parecchio corto. Arriva circa a metà coscia, ed è coperto da brillantini lucenti.

Appena avevo visto questo vestito in quel negozio, me ne ero innamorata, e finalmente posso farlo ammirare a chiunque mi veda.

Velocemente mi sfilo la mia veste da notte color cipria, e mi infilo, prendendolo da due estremità, il mio incantevole abito Louis Vuitton, sistemando poi la gonna, per non renderla più corta del dovuto.

Mi guardo allo specchio, soffermandomi sui miei tratti regolari da sedicenne.
Il mio volto è incorniciato da capelli color rosso sangue folti.

I miei occhi sono azzurri e splendenti come diamanti, e leggermente assottigliati, dandomi una sorta di effetto asiatico.
I miei denti sono bianchi come perle, e la pelle liscia come l'avorio.

Sono sempre stata una bella ragazza, e l'ho sempre ammesso. Molti uomini desideravano e desiderano possedermi, ma mai nessuno è riuscito a render questo realtá.

Ho altre due sorelle, che sono parecchio simili a me, ma nonostante ciò le persone a Napoli mi definiscono la più ammirevole tra le sorelle Russo.

Ci definiscono "le figlie di Acheloo", come le tre sirene: Ligea, Leucosia e Partenope.
A me viene attribuito proprio il nome di quest'ultima, definita la più bella, e la dea protettrice della mia città.

Secondo la leggenda, ella, dopo essersi uccisa sugli scogli sarebbe approdata sull'isolotto di Megaride, nel luogo in cui oggi sorge Castel dell'Ovo. Qui il corpo di Partenope si dissolse, prendendo la forma della città di Napoli: la sua testa divenne la collina di Capodimonte e la sua coda si posò lungo la collina di Posillipo.

Così Partenope divenne la protettrice del luogo e diede il nome a quello che un tempo era un piccolo villaggio, dove oggi sorge Napoli.

Ad un certo punto sento il mio cellulare vibrare.
Giro velocemente il capo verso quel rumore, e vedo comparire sullo schermo il nome della mia migliore amica.
Velocemente mi affretto a prenderlo in mano, e faccio scorrere un dito sul display per permettere di risponde alla chiamata.

"Serena ma aro cazz' stai? È n'óra ca t'aspett, t vuò sbrigà?" Esclama lei dall'altra parte. Non è mai stata una persona paziente, anche solo aspettare dieci minuti la fa annoiare.

"E ja Laura dieci minuti e scendo!" Dico nel frattempo io mentre appoggio il telefono sul comodino e mi disegno una linea sottile di eyeliner sopra l'occhio.

"Anche prima mi hai detto di aspettare dieci minuti, e non mi sembra che tu sia qui! Se non ti sbrighi ti giuro che parto." Continua lei.

"Ti giuro che ho quasi fatto, e sta volta è over'! Aspetta duje minuti e arrivo" Terminata questa frase riattacco, senza neanche aspettare una risposta da parte sua, che già so che sarebbe stata carica di insulti.

𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘𝗡𝗢𝗣𝗘, Ciro Ricci/Carmine Di SalvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora