"Papà."
Appena sente la mia voce si alza immediatamente dalla sedia e si avvicina a me.
Prima che io possa dire o fare qualsiasi cosa la sua mano si precipita contro la mia guancia e il rumore si diffonde in poco in tutta la sala.
Chiunque seduto su quelle sedie si ammutolisce, e sbarra gli occhi quando si rende conto da dove sia derivato quello schiocco improvviso. Persino i Di Salvo sono sorpresi di vederci lì.
"Oh, tutto apposto?" Ci chiede Liz che in men che non si dica si avvicina a noi.
Mio padre si gira, e le dedica il suo sguardo più glaciale.
"Si, t'appost" Gli dice, mentre mi prende e mi tira da un braccio per poi farmi sedere ad un tavolo nell'angolo più nascosto della stanza. Lui si siede di fronte a me, e poggia i gomiti sul tavolo per avvicinarsi.
Tutti nella stanza ricominciano a parlare come se niente fosse, tranne per una persona in particolare, di cui sento bruciare lo sguardo sulla pelle. Con la coda dell'occhio lo vedo: il più piccolo dei Di Salvo sta facendo finta di ascoltare suo fratello, mentre i realtà fissa lo sguardo su di me.
"Allor? Me vuò spiegà tu o t'aggia strappà ij 'e parole dalla vocc'?" Mi dice mio padre mentre mi guarda con sguardo duro.
"Marò papà, ossaje già, a che serve spiegartelo?" Dico mentre mi rilasso sulla sedia e sposto lo sguardo sul mare fuori della finestra.
Questa situazione capita spesso con lui. Ha un carattere decisamente forte, e accoppiato con il mio fa scoppiare parecchi conflitti tra di noi.
"Serè ma si capit qual è la situazione? Mi si fatt' fà na figur"e merd' con quegli amici nostri siciliani. Pe' colpa toja nun aggia fernuto di parlà dell'accordo, e probabilmente mo non si fa più nient pcché mi pensano inaffidabile. Complimenti, cap"e cazz" Mi dice lui con uno sguardo infuriato.
Io spalanco gli occhi e mi avvicino a lui.
"Famm' capì, a te t n fott' sol r"o contratt' e song' ij a cap"e cazz'?" Sputo acida mentre lo guardo.
"Parla buon, so patt." A quel punto mi alzo facendo spostare violentemente la sedia su cui mi trovavo fino a poco tempo prima.
"Tu si patm sol' quann"o vuò tu? Ma vafancul" Dico con tono alto esterrefatta dalla situazione.
Terminata la frase cammino velocemente verso l'uscita passando di fronte al ricciolino che per tutto il tempo non ha scostato lo sguardo da me, che infatti viene sgridato dal fratello.
Liz cerca di richiamarmi, e di ricordarmi che l'ora del colloquio non è finita e che sono passati solamente una trentina di minuti, ma io continuo a camminare non curante delle voci.
Continuo a camminare velocizzando il passo finché non vado a sbattere contro qualcuno.
"Scusami, non stavo guardando" Dico sistemandomi i capelli prima di guardare chi ho davanti.
"E statt' accort' strunz' " Appena sento quella voce roca e profonda alzo lo sguardo e ritrovo un ragazzo vestito completamente di nero, con qualche dettaglio d'oro sulla maglietta, dei capelli sistemati verso la destra con una quantità indefinita di gel e un taglio al sopracciglio sinistro.
Ha gli occhi neri come la pece e appena incrocio il suo sguardo ci entro mi perdo.
Mi sento affascinata e mi sento come trascinare in un'altra dimensione.
I suoi occhi mi attraggono, ma li conosco bene, e so che non c'è da fidarsi."Ua ma tu si la famosa Partenope? Nun se fa altro che parlà di te" Mi risveglia lui dai miei pensieri mentre sbarra leggermente gli occhi alzando un lato della bocca.
"Si, so io. Tu si il famoso Ciro Ricci invece, over?" Dico io mentre lo guardo attentamente.
"In carne ed ossa, ciuciù" Io alzo un sopracciglio e storco le labbra.
"Nun me chiammà accusij." Lui sorride senza mostrare i denti e abbassa leggermente lo sguardo.
"Ij facc' chell' che vogl' ij, se t vogl chiammà ciuciù, ij t chiamm ciuciù." Mette in chiaro lui mentre incrocia le braccia.
"Vabbuò." Faccio spallucce e lo sorpasso: non ho decisamente voglia di litigare, e se ho imparato qualcosa dalla mia famiglia camorrista meglio non avere nemici in carcere.
Mentre cammino sento la sua voce richiamarmi.
"Ciuciù! Aspett." Mi dice mentre ritorna a fianco a me e mi fa girare da un braccio.
"Ij conosc sul"o soprannome tojo, ma 'o nom nun me la ritt' nisciun." Mi dice mentre io incrocio le braccia.
Ciro Ricci che sa ogni cosa non conosce il mio nome? Si aspetta che io sia così stupida da credergli?
"E scoprilo allor, Ricci." Gli rispondo infine io, mentre riprendo a camminare.
"Ua Silvia ma fa schifo 'o magnà ca dint!" Esclamo io mentre esco dalla sala da pranzo con una delle mie compagne di cella.
"E t'adda abituà amò. Prima 'o faje e meglio è." Mi risponde mentre mette le sue mani nelle tasche.
"Aspett, ma Naditza aro sta?" Dico io mentre mi giro a guardare intorno a noi, mentre non vedo la nostra amica zingara.
Sul suo volto compare un sorriso malizioso, e capisco quasi subito a cosa si riferisce. "Ehh, ma chell sta c"o chiattill', Partè." Dice ridacchiando mentre inizia a camminare verso il cortile, per raggiungere il campo da pallavolo.
"Hai capito la zingarella! Chiava e s lamenta pur'?" Dico io ridacchiando mentre cammino al suo fianco, quando passiamo di fronte al campo maschile, e alcune voci e fischi interrompono il nostro discorso.
"Partenope! Se vuoi t chiav ij!" Esclama un ragazzo con i capelli rossi che si avvicina alla rete affiancato dal suo gruppo, che ride alla sua frase.
"E statt' zitt' Totò! Maronn mij.." Esclama la napoletana al mio fianco mentre si passa una mano sul viso.
"Silvié nun fa la gelusa! L'offerta vale anche per te!" Continua il ragazzo che a quanto pare si chiama Totò.
"T piacess'!" Dico io mentre continuo a camminare verso il campo da pallavolo, quando una voce roca e profonda zittisce tutti gli apprezzamenti maschilisti di quei ragazzi.
"Uaglio', nun s trattano accusij le femmn, 'o sapit?" Subito riconosco quella voce roca e buia, che velocemente mi fa girare.
Mi volto fermandomi a metà strada, mentre vedo Ciro che già mi guarda e mi sorride in modo strano.
"Lasciali stare, ciuciù. Questi non lo sanno come si trattano le donne." Mi dice mentre si attacca alla rete, e i suoi "amici" si ammutoliscono.
"Pcché tu ossaje?" Dico mentre incrocio le braccia, e Silvia mi ripete insistentemente a bassa voce di andare via.
"Eccerto che lo so, io so Ciro Ricci e sacc' fa tt"e cos." Dice mentre il suo sguardo diventa più scuro e si porta una sigaretta alla bocca, mentre inizia a cercare nelle tasche un accendino non spostando lo sguardo dai miei occhi.
"E che succede ca? Serè cammina va!" Maddalena mi sgrida, e prendendomi da un braccio mi porta via, mentre io continuo a guardare ignara colui che da li a poco avrebbe cominciato a tormentarmi.
Spazio autrice!
Ciao a tutti! Come state? Come sono andati questi giorni? A me tutto bene, apparte che ho preso l'influenza, però almeno mi ha fatto concentrare di più sullo scrivere.
Finalmente entra in scena Ciro! E anche il nostro Carmine!
Ciro sembra parecchio interessato alla nostra protagonista, e perché Carmine la guarda cosí insistentemente?
Ci tengo a precisare che non sono napoletana, quindi ce la metto tutta nel cercare di azzeccare le parole!
Come sempre per ogni cosa scrivetemi nei commenti, apprezzo qualsiasi critica costruttiva. Se vi è piaciuto il capitolo vi prego di lasciare una stellina, per il resto, fatemi sapere.
Alla prossima <3
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𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘𝗡𝗢𝗣𝗘, Ciro Ricci/Carmine Di Salvo
Novela Juvenil𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘𝗡𝗢𝗣𝗘 | "Ammò, so' 'na sirena", dicette e me guardaje. 𝗗𝗼𝘃𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗲 𝗺𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗮 𝘀𝗲𝗱𝗶𝗰𝗲𝗻𝗻𝗲 𝗲̀ 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗮 𝘀𝗰𝗲𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲 𝘁𝗿𝗮 𝘂𝗻 𝗰𝗮𝗺𝗼𝗿𝗿𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗻𝗲𝗺𝗶�...