15. Lo sbalzo (rev.02)

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Nel laboratorio al quattordicesimo piano, quella mattina, Rupert Garden era particolarmente nervoso. E non tanto per il risveglio traumatico causato dal cellulare che alle tre aveva spezzato il suo sonno in modo brutale.

L'ansia era dovuta ad altro: quella mattina i Wigan sarebbero stati portati in Azienda e proprio lui avrebbe dovuto effettuare gli esami di registrazione su Adriel Wigan che pareva essersi rivelata, mostrando un'energia decisamente fuori dal comune.

Rupert aveva da poco compiuto ventisette anni e lavorava in Azienda da quando ne aveva ventiquattro, prima come tirocinante e poi come assistente del dottor Larson.

Si era trovato a proprio agio fin da subito a lavorare per quella grossa realtà anche se, inizialmente, aveva faticato ad accettare ciò di cui realmente quell'organizzazione si occupava.

Ricerca e sviluppo era il nome del settore a cui era stato assegnato dopo un duplice colloquio superato brillantemente.

Il primo giorno di lavoro, senza preavviso e con sua grande sorpresa, era stato sottoposto a un impensabile colloquio finale. Affrontare la realtà dei fatti e dimostrare di poterla reggere, si era rivelato il requisito ultimo e imprescindibile per essere realmente ammessi all'interno di quella squadra operativa.

Non gli era stato chiesto di credere sulla fiducia, ma gli era stato concesso di vedere per credere.

Così aveva assistito direttamente a un intervento di quelli che in Azienda venivano chiamati vedenti e dei loro cancellatori.

Aveva poi ascoltato in silenzio la spiegazione dei fatti, di come l'energia umana fosse in realtà costituita, di quale fosse il ruolo dei vedenti e dell'Azienda, di cosa fossero gli istigatori e i neutrali e del perché fosse importante mantenere l'equilibrio tra le energie.

Rupert, come la maggior parte degli scienziati, anche se cresciuto in una famiglia religiosa, era un ateo convinto.

Aveva ascoltato, in silenzio, senza fare domande, quella spiegazione che gli era stata presentata da un uomo distinto, in giacca e cravatta, lontano anni luce dall'immagine tradizionalmente riconosciuta di un santone o venditore di fede che sia.

Quell'uomo gli aveva parlato di quegli aspetti che, a un primo ascolto, gli avevano fatto pensare a una presa in giro. Ma lo aveva fatto con lo stesso rigore e formalismo, con cui in una realtà di tutto rispetto, una figura di responsabile presenta obiettivi e struttura dell'azienda per cui il candidato intende proporsi.

Al termine del discorso, l'uomo gli aveva chiesto se, alla luce di quanto visto e sentito, fosse ancora interessato a quel posto per il quale si era proposto con tanto slancio.

Rupert non aveva perso nemmeno un secondo e sedotto dal fascino della curiosità di sapere, aveva accettato senza remore.

In tre anni si era trovato a dover affrontare molti aspetti di quella realtà che, per chi lavorava in Azienda, era la vera realtà. Alcuni di questi, ancora oggi, restavano per lui inspiegabili e si era dovuto rassegnare al fatto che solo a chi ricopriva una certa carica, era dato sapere a un livello di approfondimento maggiore.

Aveva incontrato molti vedenti, specie nelle fasi di registrazione, ma non si era mai imbattuto nei Wigan. Li conosceva però bene per la nomea e altrettanto bene conosceva il protocollo richiesto al suo reparto in caso di loro presenza in struttura; perciò si sorprese quando, entrando in laboratorio quella mattina, non trovò nessun vedente o addetto alla sicurezza a fare da supporto.

A quell'ora i medici di ruolo non erano stati scomodati. Quella fortuna era toccata solo a quelli che non lo erano ancora diventati, come lui oppure a quelli che non lo sarebbero mai diventati, come Steve Bose, tecnico di laboratorio che lo stava aspettando nell'ambulatorio numero sei.

La Rivelazione di AdrielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora