45. Il sospetto (rev.02)

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Teresa Pearson ascoltava distrattamente le parole dell'agente di polizia incaricato di raccogliere informazioni sull'accaduto.

Una squadra di artificieri stava perlustrando l'edificio e la zona circostante: l'esplosione di una bomba, un attentato, era quella la spiegazione che i cancellatori avevano scritto nelle menti dei normali per giustificare la devastazione della hall della sede principale dell'Azienda.

L'esplosione di energia aveva frantumato tutte le vetrate dell'enorme ingresso, per non parlare delle onde scagliate in difesa e in attacco che avevano reso inagibili i vani ascensori e devastato pareti e pavimenti in marmo, trasformando un luogo d'accoglienza in uno scenario post apocalittico.

Si sentì incredibilmente fortunata a non aver dovuto prendere parte a quella battaglia.

Stando in attesa, con altri normali come lei al sedicesimo piano, aveva potuto vivere quel momento storico attraverso i segnalatori del centro smistamento che, per loro natura, avevano vissuto, di riflesso, quanto provato dai colleghi ai piani inferiori.

Era stato il signor Cohen a impedire ai segnalatori di prendere parte allo scontro, chiedendo loro di restare al sicuro al sedicesimo piano; "troppo rari ed essenziali", era stato il giustificativo a ragione di quel comando.

Anna Dillon aveva accettato gli ordini, ma solo dopo aver cercato di ribattere. Lo sguardo glaciale con cui l'uomo aveva freddato il tentativo di contraddizione aveva spiazzato anche la Pearson; ed era stata proprio quella versione di Jacob Cohen, così tremendamente diversa dall'abitudine, ad aver fatto presagire il peggio a tutti loro.

C'era stato a lungo il silenzio, interminabili minuti in cui loro, normali, avevano tenuto il fiato sospeso e lo sguardo inchiodato sui segnalatori, per sentire, a loro volta, attraverso il rimando delle espressioni del loro volto.

Teresa Pearson aveva visto i loro occhi sgranarsi, le labbra dischiudersi istintivamente, quando quella che era stata definita un'orda aveva raggiunto la base dell'edificio.

Poi l'esplosione, chiara e disturbante, che aveva percorso, in risalita, tutta l'altezza della torre, rimbombando in ogni centimetro di superficie. I vetri del sedicesimo piano avevano vibrato restando inaspettatamente integri.

Si erano susseguiti colpi, immaginò dati dalle onde di energia, per un tempo interminabile.

Nessuno di loro però ricordava l'enorme spira della consistenza di una nube densa e definita che era passata davanti ai loro occhi, strisciando in risalita lungo il fianco del palazzo e mirando la cima.

Per loro, come per tutti gli altri presenti in Azienda quella mattina, vedenti per primi, la situazione si era risolta perché la loro difesa era stata sufficientemente abile da debellare l'attacco.

Si consolavano di una vittoria fortuita e strappata, dimentichi dell'intervento risolutivo e terrificante operato da Benedict Wigan.

Miracolosamente non c'erano state vittime né in sede né lungo il percorso che aveva visto l'avanzata degli istigatori dal ponte tra la Sicomore e la House.

Le istigazioni però erano state troppe. I vedenti non erano riusciti a debellarle tutte, con il risultato che il numero degli istigatori attivi era aumentato di una cifra difficilmente quantificabile e di certo non di poco conto; un numero che solo nei prossimi giorni avrebbe dato i suoi frutti concretizzandosi nell'aumento delle segnalazioni.

Prese l'ascensore dal secondo piano e raggiunse il ventitreesimo, dove il Consiglio si era già riunito per discutere dell'accaduto. Forse la questione "Wigan" sarebbe passata in secondo piano oppure quello sarebbe stato il momento giusto per mettere sul piatto tutti gli affari urgenti che andavano risolti.

La Rivelazione di AdrielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora