Volarono in direzione del più vicino pronto soccorso. Lungo il tragitto, Adriel non mollò per un attimo la mano di Ben, gli occhi incollati sul suo viso pallido.
Non ci aveva mai pensato e in quell'istante fu la prima volta in cui si trovò a immaginare cosa sarebbe successo se non si fosse ripreso, se non ci fosse più stato.
Come avrebbe potuto cavarsela senza di lui?
Sentì un vuoto allo stomaco, una sensazione ancora più tremenda di quella che aveva provato poco prima aprendo la porta del bagno.
Ciò che le diede maggiore turbamento fu il rendersi conto di non ricordare l'ultima volta in cui si erano scambiati un sorriso sincero, un gesto d'affetto.
Perché non si era imposta di parlargli prima? Perché non aveva messo da parte quell'orgoglio ereditato da lui e non aveva fatto il primo passo?
La corsa finalmente terminò. I soccorritori scaricarono la barella all'ingresso del centro medico e in pochi istanti Adriel stava correndo lungo il corridoio principale della struttura, accanto alla barella che trasportava suo padre.
"Cosa abbiamo?" Domandò una donna sulla quarantina, in camice bianco, raggiungendoli lungo il percorso.
"Maschio, ventinove anni, ferita alla gamba sinistra." Rispose rapido uno dei paramedici.
"Chi ha fatto la sutura?" Domandò lei dopo aver dato una rapida occhiata.
"Lui." Rispose il paramedico indicando Ben con un cenno del capo.
La donna parve sorpresa.
"Ha perso molto sangue." Proseguì il paramedico.
"L'arteria femorale non è compromessa, ma ci è andato vicino." Continuò la donna poi, rivolgendosi a due giovani medici che l'affiancavano, "Va comunque in sala operatoria per un controllo e una medicazione. Trasfusione pronta."
I paramedici lasciarono la barella nelle loro mani che la spinsero proseguendo oltre una porta su cui era posizionato un simbolo di divieto di accesso. La donna invece rallentò il passo e afferrò delicatamente Adriel per la spalla, impedendole di proseguire.
"Tutto bene?" Le chiese abbassandosi per poterla vedere direttamente in faccia. "Tu stai bene?" Ripeté esaminandole rapidamente braccia e gambe.
Adriel capì che stava cercando una ferita, per via del sangue che le aveva macchiato i vestiti.
"Non è mio... " La rassicurò scuotendo il capo.
"Tuo fratello si riprenderà, puoi stare tranquilla."
Capitava spesso che fraintendessero la parentela, era comprensibile.
"È mio padre." La corresse lei trovandosi a fissare le mani sporche del sangue di lui.
"C'è qualche parente che possiamo chiamare? Tua madre? I tuoi nonni?"
"Mia zia Maxinne." Rispose Adriel poco convinta: perché Ben non le aveva semplicemente chiesto di chiamarla? Perché le aveva detto di andare a un indirizzo che nemmeno conosceva?
"Sai il numero?"
Adriel annuì.
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La Rivelazione di Adriel
FantasyAdriel ha tredici anni, non ha una madre e vive con suo padre Ben che di anni ne ha solo ventinove. I due non vanno molto d'accordo, specie perchè da qualche tempo, Ben si comporta in modo strano: è freddo e distaccato e spesso, quando rientra dal...