42. Benvenuta Super Wi! (rev.02)

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Era nervosa. Non sapeva cosa aspettarsi e la cosa la innervosiva. Da quel che sapeva, a scuola, la sua scuola, si sarebbe imbattuta in altri vedenti, ragazze e ragazzi che, fino al giorno prima, aveva considerato normali e che da oggi, avrebbero condiviso con lei lo stesso segreto.

Si sentiva però in svantaggio, dato che tutti sapevano già da tempo ciò che lei aveva appena scoperto di essere e cosa più che certa, erano a conoscenza del disastro di cui era stata responsabile la notte precedente.

Ciò che la preoccupava maggiormente era di non avere la benché minima idea di come l'avrebbero accolta. Anzi a dire il vero, più l'attesa del verdetto aumentava, più con essa cresceva la sua convinzione che l'avrebbero aggredita, come gli altri vedenti avevano fatto con Ben nella sede dell'Azienda.

Il piazzale antistante l'ingresso dell'edificio, a quell'ora, era sempre brulicante di ragazzi e ragazze di ogni età, concentrati a godersi gli ultimi istanti d'aria che li separavano dal suono della campanella.

Sperare di riuscire a mimetizzarsi a sufficienza da superare l'ingresso e il corridoio, fino a mettersi temporaneamente al riparo nella sua classe, era inverosimile, dato che non sapeva ancora come evitare che gli altri leggessero la sua energia.

C'era poi anche il problema, da non poco conto, di riuscire a non soffermarsi troppo sugli sbalzi altrui.

Una volta superato l'ingresso poi, avrebbe comunque dovuto affrontare il problema dei vedenti che poteva avere tra i compagni di classe e con i quali sarebbe dovuta restare in contatto per più di quattro ore, almeno fino alla pausa pranzo. Più o meno però aveva legato con tutti, era improbabile che qualcuno tra loro avesse covato un odio tanto grande da farlo poi esplodere proprio quel giorno; o almeno era quello che sperava.

Si calcò in testa il cappuccio della felpa, nell'irrazionale tentativo di usarlo come schermo e cercando di mantenere la calma, iniziò a farsi largo tra la folla.

"Il cappuccio non serve" sentì dire da una voce maschile alle sue spalle.

Voltandosi, si trovò davanti Spaceboy_C, il ragazzo sorridente e ammiccante che le aveva inviato un messaggio solo qualche ora prima.

"Non serve cercare di nascondersi. I vedenti sanno già che sei qui" le disse levandole delicatamente il cappuccio.

"Ciao!" esclamò poi allargandole un sorriso corredato da un'intrigante fossetta sulla guancia sinistra. "Sono Jona Cohen."

Adriel si perse nel seguire la curvatura di quelle labbra disegnate. La sensazione di pace che riuscì a trasmettergli l'energia che percepì in lui, la spiazzò per qualche istante. A fatica e imbarazzata, riuscì a presentarsi a sua volta.

"So chi sei" ribatté lui con un nuovo sorriso. "Abbiamo vissuto insieme per tre anni, ma forse non ti ricordi, eri troppo piccola."

"Scusami! L'ho scoperto solo qualche ora fa. Mio padre è in arretrato con me su parecchie informazioni..." si giustificò rimarcando più volte la stessa ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro.

"Tranquilla!" esclamò lui facendole l'occhiolino, "avremo un sacco di tempo per recuperare. Comunque non dovresti essere così ansiosa."

Adriel capì che la stava sentendo e la cosa le diede un po' fastidio.

"La fai facile. Tu non hai scagliato un'onda di energia distruttiva sulla città, rischiando di scatenare una guerra con i neutrali."

"No, ma qualcosa mi dice che la figlia di Benedict Wigan non dovrebbe avere motivo di temere la reazione degli altri."

La Rivelazione di AdrielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora