I

74 5 7
                                    

Ogni singola cosa pareva ingoiata dalla luce: l'erbetta appena bagnata di rugiada, i fiori, le farfalle, il cestino in vimini, le fette di torta alla fragola, i biscotti a forma di cuore, i loro capelli intrecciati, gli abiti leggeri le cui gonne di seta rosa, bianca e azzurrina erano sparse sul telo.
I picnic erano il genere di uscita preferita da Chrissy e dalle sue amiche: rappresentavano un'occasione più che perfetta per discorrere, scherzare e respirare un po' d'aria pulita.
Eppure, quel giorno Chrissy non si sentiva esattamente a suo agio. Da un paio di notti, i pensieri ricorrenti che la tormentavano sin dalla più tenera età erano tornati a bussare alla porta della sua mente, inquietanti come al solito, e nemmeno il canto degli uccellini misto alle allegre risate delle ragazze riusciva a distrarla, tanto che ad un certo punto Nancy la guardò con aria interrogativa. "Hey... va tutto bene?"
Chrissy sbatté le ciglia, e prese un biscottino. "Sì, tutto perfetto. Sto... beh..." Morse una metà del cuore, e mise un palmo a coppa sotto di esso, per non far cadere le briciole sul vestito.
Esther si consultò con Nancy con un rapido sguardo. "I tuoi incubi...?"
"Uhm no, no, no. Sto bene, d'accordo? Ho solo un gran sonno. Non ho dormito tanto, fuori c'era rumore." Fece un sorriso radioso dei suoi. Non voleva far preoccupare nessuno; sentiva di aver già dato troppi pensieri alla sua famiglia con quei sogni e tutte quelle crisi, e le giornate passate a letto da ragazzina, e i medici che uscivano ed entravano da casa sua manco fosse un ospedale. Uno specialista le aveva spiegato che la cosa più saggia da fare era evitare di pensarci se non voleva impazzire. «Se il tuo cervello ha scelto di dimenticare tutto questo, ci sarà un motivo». aveva sentenziato, scuotendo il capo calvo.
Chrissy finse di non notare gli sguardi poco convinti delle compagne, e guardò Nancy. "Piuttosto... mi rivelerai la ricetta di tua madre, prima o poi?" Indicò i biscotti a forma di cuore. "Sono ottimi."
"Ah..." Nancy si strinse nelle spalle. "Purtroppo mia madre ci tiene molto che non la sappia nessuno, tanto che non la rivela nemmeno a me. Ma il tuo palato sopraffino può facilmente intuire quali sono gli ingredienti." la pizzicò l'amica.
Chrissy le diede una spintarella affettuosa. "Dubito."
Si sentì il nitrito di un cavallo. Le giovani si voltarono verso il laghetto. A diversi metri di distanza da loro, c'era una figura nera che spiccava in mezzo a quel verde lucente e costellato di margheritine e ranuncoli. Un cavallo dal manto scuro si stava abbeverando.
"Oh cielo, io so chi è quello lì..." sussurrò Nancy, a voce bassissima, e smise di mangiare la sua fetta di torta.
"Chi... ? Quel..." Chrissy guardò la figura, e aggrottò le sopracciglia. "...ragazzo? Sembra giovane."
"Sì. Si dice che... beh che... che sia una specie di... stregone." rispose Nancy.
"Ma dai, che scemenze!" esclamò Esther. "E tu ci credi anche?"
"Mio padre sostiene di averlo visto scomparire nel nulla, mesi fa. Proprio... scomparire, capite?!"
"Sshhh!" intimò Esther.
La figura si voltò verso di loro, e le ragazze distolsero lo sguardo. Soltanto Chrissy si azzardò a sbirciarlo. Non era abbastanza vicina a lui da poter distinguere i tratti del suo viso, ma si accorse che aveva i capelli lunghi e scuri e le mani piene di grossi anelli.
"Che fai!?" Nancy la prese per il polso e la fece girare, con urgenza nel tono. "Non dovresti guardare persone del genere, è pericoloso."
Chrissy emise un gemito. "Che succede se lo fissiamo, scusa?"
"Che è poco educato da parte nostra, fine della storia." disse Esther, roteando gli occhi al cielo. Si sdraiò supina, e lanciò un biscottino in aria nel tentativo di farlo arrivare in bocca, ma le arrivò in piena fronte. "Ahia! Non c'è nulla da temere, ragazze. Le streghe non esistono, Nance, al massimo sarà un tipo stravagante. Sono concetti superati ormai da secoli."
"Non puoi saperlo con assoluta certezza, Esther. Io ho letto delle cose, tante cose... e... non dico che siano reali per forza ma..." Nancy sistemò alcuni tovaglioli nel cestino della merenda. "Ma non escluderei del tutto la loro esistenza."
"Sì certo, e io sono la fata delle fragoline di bosco."
Mentre le due ragazze discutevano, Chrissy si girò di nuovo, rapita da quella strana figura, suo malgrado. Era stata cresciuta sotto una campana di vetro per tutta l'infanzia e l'adolescenza, e aveva conosciuto pochissima gente escludendo le figlie degli amici dei suoi genitori. Ogni persona nuova per lei era un'occasione per venire a contatto col mondo esterno, con la vita che sua madre cercava di negarle più che poteva per chissà quale motivo. Il ragazzo non stava più guardando dalla loro direzione, ma era intento ad accarezzare il cavallo, e sembrava che gli stesse dicendo qualcosa.
Chrissy strizzò le palpebre per la troppa luce che le infastidiva gli occhi chiari, e si mise una mano sulla fronte per ripararsi e vedere meglio. Il giovane indossava un mantello nero, vestiti del medesimo colore e degli stivali a punta. Gli anelli e la catenella luccicavano in modo quasi accecante. Ad un certo punto, lo vide girarsi di nuovo e puntare lo sguardo su di lei, ed ebbe un sussulto, ma restò immobile. Sollevò appena la scollatura del vestitino, come d'istinto, e deglutì. Lui aggrottò le sopracciglia, e la fissò. Chrissy trattenne il fiato; non avrebbe saputo interpretare quell'espressione.
"Chrissy..." la chiamò Esther, e le agitò una mano davanti. "Chrissy!"
"Hm sì?!" esclamò la ragazza.
"Smettila di fissarlo, dice Nancy, altrimenti ti fa un incantesimo e ti trasforma in una ranocchia! Cra cra!"
Nancy le guardò in cagnesco. "Sei una str... ma guarda un po' se devi pure farmi diventare scurrile..."
"Almeno impari! Sei sempre così rigida e perfettina! Dilla qualche parolaccia ogni tanto!"
Chrissy rise. "Penso che tu ne dica a sufficienza per entrambe, Esther." Si voltò ancora e cercò il giovane, ma non lo vide più.

The Woods of ViedlenhidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora