III

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"Ti scongiuro, imitala di nuovo!" gridò Jeff, seduto scomposto sulla sedia del locale. "Ti prego, voglio ridere!"
Edward scosse il capo, con un ghigno. "Ancora? È la quarta volta!"
"Daiii, è troppo divertente!"
"Va bene, va bene." cedette il giovane. "Ma stavolta lo faccio come si deve..." Si schiarì la gola con fare teatrale, salì in piedi sul tavolo e assottigliò la voce, assumendo un atteggiamento altezzoso. "«Mia figlia... la signorina Christine...»"
Jeff iniziò già a ridere, e si protese contro Gareth, che stava iniziando a scolarsi la seconda pinta di birra.
"...ha insistito per prendere lezioni di musica da voi. E da nessun altro." concluse Eddie con un gesto imperioso delle dita.
Gareth sputò via il sorso, che finì in parte sulla sua consunta giacca marrone, e cominciò a ridere sguaiatamente. Julian si tappò la bocca piena di birra. Edward ridacchiò e scese giù dal tavolo con un balzo e un buffo inchino.
Jeff riprese a respirare a fatica. "Mio Dio... sei la persona più fortunata al mondo, Ed. Ma te lo meriti."
"Fortunato... perché?" chiese lui. Si sedette di nuovo a capotavola ma dall'altro lato, con l'aria di chi conosceva già la risposta.
Julian lo guardò. "Eddie... la bambolina ha preteso che solo tu fossi il suo insegnante di piano, fino a convincere un'arpia. Questa qui come minimo sbatterà i piedi per terra finché non ti avrà sposato e - di conseguenza - ricoperto d'oro!"
"Esatto!" gridò Jeff. "Quindi, le mie più sincere congratulazioni. Ricorda di invitarci al fastoso matrimonio!"
Eddie roteò gli occhi, con un mezzo sospiro, e ruppe un arachide fra il pollice e l'indice. "Dai, piantatela adesso. Vi dico, lei non è così. La madre sì, è un palo in culo, ve lo concedo. Ma la ragazza è diversa. Ho fatto un paio di lezioni con lei ma... riesco a sentirlo. Christine è diversa." ripeté. Si mise la nocciolina sotto i denti, deluso dal fatto che in quell'arachide ne avesse trovata una sola, e ne cercò degli altri.
"Sì, certo che è diversa. E io sono un mulo." fece Jeff.
"Lo sei, visto che porti roba in groppa tutta la settimana." lo pizzicò Gareth, prima di beccarsi una nocciolina in fronte. "Ahia!"
"Dateci un taglio, state facendo uno schifo per terra..." li ammonì il signor Bauman, il proprietario del locale che i ragazzi frequentavano da almeno cinque anni. "...altrimenti faccio fare i muli a tutti e quattro pulendo. Con la lingua."
Edward si voltò, parlando in nome di tutti. "Hai ragione, Murray. Adesso sistemiamo tutto." Si stiracchiò, e rivolse di nuovo la sua attenzione verso gli amici. "Sua madre corrisponde a quello che ci si aspetterebbe da una persona di quel tipo. Ma Christine non è così, ha qualcosa di..." Gesticolò. "...pulito."
"Pff. Che ne sai?" chiese Jeff.
"Innanzitutto fa dei discorsi molto sensati. Mi ha detto che... trova ingiusto che le persone di ceti sociali bassi vengono trattate diversamente. E dice anche che in casa sua le danno sempre della matta per questo, e non approvano le sue letture."
Gareth sollevò le sopracciglia, con aria impressionata. "Oh."
"Hmmm..." muggì Julian, poco convinto, prima di posare la sua pinta.
"E voi ci credete?! Sul serio?" disse Jeff. "Vuole conquistarti, è per questo che lo dice."
"No no. Sembra davvero sincera." ribatté Eddie.
"Ragazzi, magari lo è, eh... non saranno per forza tutti squilibrati dall'altra parte della barricata." fece Gareth, nel tentativo di mediare.
Jeff sbuffò. "Se lo è, è perché è giovane, visto che naturalmente nessuno nasce classista, in un po' di tempo diventerà superba come tutti i suoi simili. Non farti incantare dal viso da angelo, Ed. Sei intelligente, molto più di quanto credi."
"No che non mi faccio incantare. Non è nemmeno il mio tipo, lo sapete." mentì Edward, sforzandosi di non farsi tradire dal linguaggio del corpo. Si voltò verso il signor Bauman, per darsi il tempo di rilassare il volto. "Murray, uh... u-un'altra pinta di birra, per favore. E altre noccioline se ce n'è, che 'sti cinghiali ingordi se le sbranano in un secondo oppure se le lanciano a vicenda."
Tutti risero.
"Arrivo subito!"
In quel momento esatto, due mani coprirono gli occhi di Eddie, e un odore famigliare di cenere gli investì le narici. "Chi sono?!"
"Uh..." La voce del ragazzino era inconfondibile, ma Eddie finse di non riconoscerlo subito pur di farlo ridere. "Sei... Will?"
"No!"
"Lucas?"
"Eh no!"
"Allora devi essere... Dustin Henderson!"
"Sì!" Il ragazzino esultò e lo stritolò da dietro. "Mi sei mancato un casino, Ed! Ho avuto troppo da lavorare."
"Anche tu mi sei mancato." Edward si alzò, e ricambiò l'abbraccio.
Dustin guardò tutti gli altri. "Ciao ragazzi. Vi spiace se ve lo rubo e me lo porto a fare due compere?! Anzi, volete venire tutti?"
"No no. Nessun problema!" rispose Gareth.
"Già. Noi ce ne stiamo qui un altro po', la mia fidanzata ci raggiungerà a breve." aggiunse Julian.
"Oh oh, d'accordo, allora!" disse Dustin, soddisfatto. Eddie gli diede una pacca affettuosa e strizzò l'occhio in sua direzione.

The Woods of ViedlenhidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora