*** Caro lettore o lettrice, grazie di essere qui a leggere la mia storia, spero ti piaccia! Se ti va lasciami un commento e una stellina!***
La sirena dell'ambulanza ha un suono martellante, che trafigge le mie tempie come una pugnalata incandescente. Le cinghie mi tengono ferma sulla barella, mentre viene sollevata e caricata senza troppi riguardi per le mie condizioni. Guardo i due inservienti con la voglia di incenerirli con lo sguardo, sentendo la nausea che mi assale per via di tutti questi scossoni.
I loro occhi mi fissano malevoli, e un ghigno diabolico si dipinge sui loro visi, identici e dal pallore mortale.
Una fitta di paura mi attanaglia il ventre.
Chi sono?
Dove mi stanno portando?
Mi guardo intorno, ma non c'è nessuno a cui chiedere aiuto. La città sembra deserta, le ombre della sera si moltiplicano e si avvicinano sempre più, circondandomi di una gelida oscurità, pronta ad inghiottirmi.
Cerco di liberarmi strattonando le cinghie con le mie poche forze, una stridula risata riecheggia nelle mie orecchie facendomi rabbrividire di terrore. All'improvviso le fibbie si sciolgono, liberandomi di colpo e facendomi perdere l'equilibrio.
Mi sento precipitare nel vuoto per un lungo attimo. Poi arriva il dolore, attutito appena da qualcosa di morbido e caldo.
Apro gli occhi con un gemito, rendendomi conto di essere caduta dal letto, precipitando sul grande tappeto Aubusson che ricopre il pavimento della mia stanza con i suoi rabeschi fioriti. Alzo un braccio, tastando alla cieca il comodino, per spegnere quella maledetta sveglia che mi sta perforando i timpani. Faticosamente mi alzo, sedendomi sul letto, tra le lenzuola di seta candida che ho stropicciato e strattonato durante il mio incubo. Ancora una volta ho sognato di essere sofferente, legata, prigioniera. Ancora una volta il sonno ha portato con sé la paura e quella terrificante solitudine.
Riuscirò mai a trascorrere una notte tranquilla?
Il mal di testa e la nausea non mi danno tregua. Devo smetterla di bere così tanto. Afferro il bicchiere sul comodino e mando giù un analgesico, sperando che mi dia presto sollievo. Sento il rumore dello scarico del bagno e mi volto verso la porta, rivestita della stessa delicata tappezzeria delle pareti.
− Ciao dormigliona, come ti senti? − Dylan esce dal bagno, completamente nudo, frizionandosi i capelli biondi con un asciugamano. Devo ammettere una volta di più che è veramente bellissimo, con quel corpo muscoloso, perfettamente scolpito dalla palestra, e quel viso angelico, illuminato dagli occhi azzurri. Ci frequentiamo da quasi tre anni e i nostri accordi sono chiari. Soddisfiamo entrambi un bisogno: buon sesso con una persona che non fa troppe domande. Niente amore, niente promesse, niente gelosia.
− Mi sento una schifezza − gli rispondo − La prossima volta tienimi lontana dal gin!
− Non ci penso proprio − ribatte, con un sorriso colmo di malizia −Mi piacciono le cose che mi fai quando sei su di giri!
Per tutta risposta gli lancio contro un cuscino di piume, che afferra al volo ridendo. Inizia a vestirsi rapidamente e dopo poco appare davanti a me l'immagine di un perfetto uomo d'affari. Il completo grigio su misura sottolinea la sua prestanza fisica e la cravatta del colore dei suoi occhi è annodata in modo impeccabile. Gli faccio un fischio di approvazione, facendolo ridere.
− Riunione importante? − tiro a indovinare, il suo cenno di assenso mi conferma che ho fatto centro.
− Oggi arriva la delegazione dal Giappone per la presentazione del nuovo progetto − mi strizza l'occhio − Il Grande Capo sarà estremamente irritabile, ci sono in ballo molti milioni.
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Libera di essere tua
RomanceSam ha tutto dalla vita, ma non riesce a essere felice. L'incontro con un uomo completamente diverso da lei e con la sua insolita famiglia l'aiuterà a scoprire quello che conta davvero. Sam, unica figlia di un ricco industriale, ha tutto quello che...