10. Correrò il rischio

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Poi una mattina il Direttore decise che era giunto il momento di operare di nuovo il pilota.

Charles si sentiva terribilmente solo, i suoi familiari lo avrebbero raggiunto da Monaco, ma solo nel tardo pomeriggio ad operazione conclusa, e Matilde erano giorni che non si faceva vedere, così all'ansia di aver rovinato tutto, si aggiunse quella per l'imminente intervento: si sentiva sopraffatto.

Matilde aveva il turno di pomeriggio, si cambiò indossando il camice e come al solito passò dalla Direzione per avere gli aggiornamenti.
Il Direttore però non era seduto nel suo studio, tornò così in segreteria.
"Mi sa dire dov'è il Direttore?"
"Oggi pomeriggio non lo trova, stamattina è stato deciso di operare Leclerc e il Direttore se ne vuole occupare personalmente."

"Cazzo, cazzo, cazzo." I pensieri di Matilde esplosero.  Lo avrebbero operato e non si era fatta vedere. Cos'era successo in quella mattina a Charles, forse non si era sentito bene? Lo stavano operando d'urgenza?

Doveva correre da lui.

Scansò qualche collega, tenendosi lo stetoscopio con le mani per non farlo volare via, e quando arrivò davanti la porta che non riusciva ad aprire da 4 giorni lo fece con foga, spalancandola.

Non c'era nessuno.

Troppo tardi.

Matilde non aveva fatto in tempo a scusarsi con Charles prima dell'operazione e a rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene.

Stupida Matilde, lo aveva lasciato di nuovo da solo.

Si diresse verso la sala operatoria, ma non potendo entrare non face altro che passare e ripassare lì davanti per un numero innumerevole di volte.

Poi a un certo punto il Direttore uscì.
"Direttore mi aggiorni" chiese Matilde con voce ansiosa, non appena lui, con ancora la mascherina e la cuffia indosso, varcò la porta.
"Dott.ssa Rinaldi, cos'è tutta questa preoccupazione?" Chiese il medico stupito.
"L'intervento di rimozione dei supporti esterni è andato bene" continuò.
Matilde tirò un sospiro di sollievo. Era un intervento di routine, forse deciso all'ultimo minuto per velocizzare il più possibile il recupero di Charles.
"Vado ad aggiornare i responsabili Ferrari. Lei abbia fiducia nella nostra clinica, sappiamo bene cosa facciamo"
Matilde non parlò, rimase impietrita di fronte a quel velato rimprovero del Direttore che aveva frainteso tutto: non era affatto preoccupata delle capacità del medico...era preoccupata per Charles, per il suo fisico e per il suo morale.

In breve tempo il pilota fu riportato nella sua stanza e subito fu raggiunto dai fratelli che erano arrivati dal Principato.
Non era proprio in gran forma, si sentiva tutto intontito e assonato, ma la presenza di Lorenzo e di Arthur lo aveva fatto sentire meglio, in più finalmente poteva vedere le gambe libere da tutti i supporti metallici.
La notizia del suo intervento si era diffusa tramite l'ufficio stampa della Ferrari e di nuovo il suo telefono non smetteva un attimo di ricevere notifiche e chiamate. Lo spense quasi subito.

Matilde invece ripassò diverse volte davanti la stanza 41, ma per le ore successive la porta continuava a rimanere chiusa e lei non avrebbe bussato per nulla al mondo, non voleva disturbare Charles e i suoi fratelli. Sarebbe tornata più tardi.

Non ce ne fu bisogno.

"Venite, la Dott.ssa Rinaldi è qua"
La voce di una delle sue colleghe anticipò l'ingresso di Lorenzo e di Arthur Leclerc, nella stanza del personale:
"Mille grazie" si congedarono i due da lei.
Matilde alzò gli occhi dai moduli che stava riempiendo e li vide entrambi. Uno moro e uno biondo. La somiglianza con Charles era evidente.
"Dott.ssa siamo i fratelli di Leclerc" parlò il più grande.
"E' tutto a posto?" Lei scattò sulla sedia pronta ad alzarsi.
"Si, si Charles sta bene, ci ha solo chiesto di dirle se può passare da lui, noi stiamo tornando a Monaco"
Concluse il più piccolo.
Matilde avvampò. Le guance si fecero rosse in un secondo e lei tornò a tenere la testa bassa su i suoi moduli per nascondere l'improvviso rossore.
"Certamente, non mancherò" rispose, con ancora la testa bassa.
I due fecero per uscire quando Lorenzo disse un'ultima frase:

"Non se ne dimentichi per favore, credo che sia importante"

Trascorse qualche minuto nel quale Matilde rimise a posto i battiti e i pensieri, poi si alzò:
lui la stava aspettando da troppo tempo.

Scostò la porta senza far rumore e lo chiamò sottovoce.
"Charles"
Nessuno rispose, fece ancora qualche passo e lo vide: si era addormentato. Matilde sorrise, stavolta non c'erano gli occhi verdi di Charles a guardarla, le sue labbra socchiuse non l'avrebbero mandata in tilt con un solo sorriso, e si avvicinò ancora mentre lui continuava a dormire beatamente.
Non voleva svegliarlo, voleva solo guardar riposare quel ragazzo che tutti credevano invincibile e forte, ma che stava combattendo una guerra forse più grande di lui e Matilde non sapeva, perché aveva scelto lei per mostrarsi fragile, per essere Charles con qualcuno.

"Scusa" disse fra sè, mentre gli accarezzava il braccio con le dita.

Quel contatto inaspettato svegliò il pilota, e Matilde ritrasse subito quella carezza

"Oh Matiiii sei qui" disse lui non appena la vide.
"Charles non volevo svegliarti"

"Shhhhhh, sei un bellissimo risveglio, ti ho aspettato tanto, scusami per l'altra sera, è che sono stupido."
Charles la guarda pensando di non meritarsi gli occhi verdi di Matilde incastrati nei suoi. Non se li meritava affatto, ma li desiderava più di ogni altra cosa, era davvero bellissima.

"Zitto anche tu Char, non sei stupido, sono io che sono rotta."
Lui la guardò con fare interrogativo senza dire niente.

"Cioè nel senso, Leclerc guardati, milioni, se non miliardi, di ragazze avrebbero voluto quel bacio sulla mano da te, sono io stupida." Matilde rise di se stessa per smorzare la tensione di quel momento.
Charles a quel punto compì lo stesso identico gesto del giorno del Gran Premio di Monaco: si puntò con le braccia sul letto e le face spazio.

"Perchè dici che sei rotta? Posso provare ad aggiustare qualcosa? Sono bravo con le auto, magari ci riesco anche con le dottoresse" Charles continuava a sorridere, ma quella parola che Matilde aveva usato non gli era piaciuta, perchè si definiva rotta e difettosa, lei era così bella, il suo profumo così buono, i suoi occhi così luminosi...

Si ritrovarono così di nuovo uno accanto a l'altra seduti sul letto, nel più totale imbarazzo e silenzio, senza nemmeno la tv che faceva da sottofondo come la volta prima.

"Tu mi hai visto" disse per primo Charles, che per non ripetere quella ostica domanda a Matilde, prese il discorso alla larga, parlando prima di sè.
"Per te non sono nessuno, e questo credimi per l'orgoglio di un pilota di F1 è un grande smacco" disse ridendo, poi tornò serio.
"Ma questo ti ha permesso di andare oltre Leclerc e vedere Charles, non lo fa mai nessuno" la voce si fece triste.

"Sei così limpido, è stato impossibile non vederti"
Charles rimase colpito da quella parola, nessuno gli aveva mai fatto un complimento del genere.

"Mati posso?" Chiese mentre si sporse per le cingerle le spalle con un braccio
Matilde annuì, trovando premurosa la richiesta di Charles, era certa che lui avesse capito tutto, aveva decisamente capito tutto il casino che le creava dentro il solo contatto con un ragazzo.
Rimasero immobili per alcuni minuti, lui a godersi lei tra le braccia, e lei ad iniziare a percepire il calore di qualcuno che la abbracciava.

"Non sei rotta Mati" le sussurrò vicino all'orecchio.
Il panico in Matilde prese di nuovo il sopravvento...
"Ti farai male Charles, non provare ad aggiustarmi"
Si alzò dal letto del pilota e si sistemò il camice.
"Come vedi, sono abituato a gli scontri" le disse mentre lei si allontanava
"Però Charles ne esci con le ossa rotta" concluse lei già sulla porta.

"Correrò il rischio" , ma Matilde era già uscita.

Spazio all'autore <3

Intanto mi scuso con tutti quelli che seguono capitolo per capitolo per non aver pubblicato ieri, era il mio compleanno! Ahahahah
Rimedio oggi con questo capito, che nel finale mi ha portata alle lacrime...non so scegliere se amo più Charles o Mati!!!!

See u soon.
Suoki

Le favole NON esistono - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora