La paura della guerra

263 31 104
                                    

Ponzano Veneto

28 ottobre 1917

È una fine di ottobre piovosissima. Il nemico ha rotto il fronte, ha passato il Tagliamento, è arrivato sul Livenza. Sempre più vicino il tuono dei cannoni e i terribili botti delle polveriere fatte saltare dagli italiani. Le strade che portano al Piave sono invase dai soldati in ritirata e dai civili, mentre abbandonano i paesi che stanno per essere occupati dagli austriaci.

È iniziato l'anno dell'invasione e della fame.

≪•◦ ❈ ◦•≫

Un silenzio innaturale, angoscioso, trasuda attraverso gli sguardi ammutoliti dei fedeli radunati all'interno della chiesa parrocchiale per assistere alla messa granda.
La guerra si è ormai insinuata nella vita di tutti.
I ritmi delle stagioni, i lavori di sempre - semina del mais, preparazione degli orti e dei vitigni - si sono rivelati insufficienti a tenere lontano dalle menti, e dai cuori, la gravosa sensazione dell'imminente tragedia che sta per abbattersi su tutto il veneto orientale.
Anche il Cristo, crocifisso sulla grande croce lignea, sembra abbia il capo più inclinato, nasconde il volto devastato, la corona ha spine più appuntite conficcate nel cranio.

Tra i banchi affollati ogni respiro è sospeso in attesa di sentire le ultime notizie dalla bocca di don Piero. I bambini non piangono. Le madri pregano con il cuore colmo di pena e inquietudine. Gli uomini hanno il capo chino, i cappelli stretti al petto e lo sguardo malinconico. Mancano i giovani. Mancano i ragazzi del '99. Sono tutti al fronte.

Il sacerdote si appresta a salire sul pulpito con la consapevolezza che questa domenica la predica sarà diversa. Dovrà cercare parole giuste, sempre ché esistano parole giuste quando si parla di guerra, disperazione, distruzione e morte. Il volto è contratto, addolorato. Ha bisogno di essere sostenuto. Sente che il suo fisico lo sta abbandonando. Con la voce smorzata da fatica e tensione chiama il chierichetto.

– Tommaso, vien qua, aiutami a salire...

Tommaso si mette di fianco al prete, si gira verso il secondo banco. Il suo sguardo limpido, fanciullesco, cerca Maria, nove anni di grazioso candore col volto tondeggiante e due trecce lunghe fino a sfiorarle il sedere. La bambina è seduta accanto alla madre, i grandi occhi nocciola incrociano quelli chiari del ragazzino. Tommaso abbozza un sorriso, sente l'orgoglio salire assieme a un rossore che gli imporpora violentemente le guance. Mi te sposo, sta pure tranquilla che mi te sposo. Vorrebbe essere già grande, vorrebbe andare anche lui a combattere, e dimostrare alla sua Maria quanto sia coraggioso e forte.

Inciampa nel tappeto, quasi cade. Don Piero lo fulmina con lo sguardo, gli molla uno scappellotto sulla collottola. Tommaso, con la coda dell'occhio vede Maria mentre nasconde un sogghigno dietro la mano. Vorrebbe morire, subito, davanti a tutti, senza aspettare di diventare un soldato. Un eroe.

– Se meio che me rangio... Mi appoggio a te per sostenermi e quasi mi fai cadere! Va' in sacrestia a prendere l'incenso che oggi ne abbiamo tanto bisogno - sibila il prete -

Il ragazzino, con il volto violaceo per la vergogna, si rifugia in sacrestia. Ci resterà fino alla fine della messa, giurando a se stesso che non farà mai più il chierichetto in vita sua.

Il prete si sporge dal pulpito. Sente gli occhi dei presenti su di lui, sposta lo sguardo verso il Cristo sulla croce. Gli aculei della corona se li sente addosso, gli trafiggono il cuore già provato dalla vecchiaia. Si asciuga la fronte con la manica. Inforca gli occhiali ma subito li ripone nella tasca della tonaca. Non gli servono. Quello che deve dire alla comunità non è scritto da nessuna parte. Non ha a disposizione niente, se non la fede, la speranza e un grumo d'inquietudine che gli pesa sull'anima.

LA MATRIARCADove le storie prendono vita. Scoprilo ora