Prologo -2

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Fece un sospiro, si sollevò la cerniera riposandosi per qualche istante, e dopo essersi scambiato qualche battuta con l'amico si fecero un cenno e se ne andarono, tutti e cinque.
Non si preoccuparono di mantenere il controllo sul mio corpo, di toccarmi ancora.
Ormai non c'era più bisogno perché, in ogni caso, non avrebbe più risposto.

Pensai a quanti corpi simili potessero esserci al mondo.
Corpi esternamente vivi,
ma uccisi internamente.
Mi venne da vomitare,  ma fui costretta a coprirmi la bocca. Il sangue si faceva strada fra le mie gambe come lava. Sussurai, tenendo le mani sulla bocca mentre sentii un dolore insopportabile alla gola, un macigno al petto.
Rimasi poggiata contro quella parete fredda così tanto da perdere il conto del tempo.

Avrei dovuto trovare un modo di sfuggire a tutto quello, alle loro luride mani, ai loro corpi. Avevo lasciato che abusassero della mia casa, che avrei dovuto a tutti i costi proteggere.
Decisi che, per quanto sarebbe stata dura, avrei ingoiato questo masso.
Nessuno doveva saperlo,
non era mai successo.
Cosa avrebbero potuto pensare di me? avrebbero potuto pensare che fossi diventata matta, o che fosse colpa mia? Avrei dovuto parlarne, ci sarebbero state conseguenze? Mi avrebbero ritrovata?
Mi strascinai dolorante per le strade ormai oscurate.
I segni violacei sulle gambe e sulle braccia mi fecero rabbrividire alla vista perciò tirai giù ogni centimetro della stoffa che avevo addosso pur di nasconderli, non sapevo cosa fosse successo al mio braccio ma mi resi conto che il mio braccio destro era sanguinante. Mi tornò in mente uno dei sussulti al tocco freddo di una lama, il suo sguardo, i suoi capelli ricci e scuri che gli ricoprivano il viso...

Passò davanti ai miei occhi un autobus.
Mi riportò alla realtà, allontanandomi da quanto appena accaduto.
Era la mia salvezza,
era davvero tutto finito.
Feci leva sullo sportello per tirarmi su, salii e feci un sospiro di sollievo a vedere che, finalmente, non ero più sola in mezzo alla cattiveria del mondo.
Mi sedetti osservandomi intorno.
Un'anziana con le guance scavate
occupò il posto accanto.
I suoi occhi perlustrarono le vicinanze, il volto orlato da macchie e la sua fronte rugata lasciava immaginare che la sua età era ormai inoltrata. Reggeva un sacchetto della spesa in mano, uno di quelli poco economici dei supermercati, e un carrellino blu. Forse aveva passato la serata con un'amica, o in famiglia, e adesso stava tornando a casa.
Iniziai a pensare a quanto si tenesse impegnata alla sua età, e se tutto quell' accumulo di cibo nei sacchetti potesse servire a dare amore ai suoi nipotini, chissà...
Avrei voluto tanto abbracciarla, avrei voluto cingerle le braccia intorno al collo urlandole tutto ciò che mi era appena successo ma non potevo.

Mi voltai, sperando che non facesse lo stesso, e guardai il panorama fuori dal finestrino. Palermo, sei un'opera d'arte.

Contemplai la luce dei lampioni riflettere sul vetro, mentre fuori le strade illuminate del centro città
iniziavano a popolarsi.
Sbattei la palpebre per liberarmi dalle lacrime e lasciai che i miei occhi si adattassero all'oscurità.
Ci misi del tempo prima di far in modo che la mia mente si concentrasse unicamente sulle strade piene di alberi e negozi che ricoprivano ogni lato delle grandi strade illuminandone pure l'angolo più oscuro.
La mia mente continuava a tornare lì, si bloccava fra la realtà e il ricordo impedendomi di spiaccicare parola, facendomi persino perdere il controllo del mio corpo. Non sentivo le mani, le gambe, i piedi. Continuavo a sentirmi estranea nel mio corpo dolorante e l'aria continuava a mancarmi, faticavo a respirare ma non potevo risultare strana, non dovevo dare nell'occhio per nessuna ragione.
"Non è successo niente"
continuai a ripetere durante il cammino, fin quando, una volta a casa non mi immersi in una vasca piena di acqua calda.

restai in silenzio con gli occhi chiusi e l'odore delle candele che mi annebbiava i sensi.
Troppo silenzio...

gemiti.
singhiozzi.
carne nella carne.
sangue.

mi immersi sotto l'acqua, nella speranza che tutto quello potesse cessare e sparire dalla mia mente.
"non è successo niente"
"non è successo niente"

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