"Pensate che riusciremo ad uscire?" disse Salvo, consapevolmente scocciato dalle uscite non andate a buon fine.
"Io sono disponibile lo sapete, non ho mai altro da fare." Rispose Max facendo spallucce, come se quel concetto fosse già chiaro all'intero universo.
"Eh, lo so ma ogni volta ce n'è una"
"Chiediamo a Simone e Diego se sono impegnati e organizziamo meglio, no?"
"Si compà, forse" alzando le mani e scuotendo leggermente il capo, rassegnato
"io lo voglio Diego, quello fa fottere dalle risate"
risero entrambi a questa affermazione di Max, anch'io accennai un sorriso.
Diego era un tipo strampalato, agiva sempre senza riflettere e le sue azioni erano del tutto insensate, cosa che faceva molto ridere agli altri.
Non aveva timore del giudizio e forse, in realtà, riceverne lo rendeva violento.Arrivati in classe ci separammo.
Io andai nell'ultimo banco, poggiata al muro, Max si accomodò al banco davanti e Salvo, invece, nella parte opposta dall'aula.Nessuno stava spiegando, nessuno avrebbe seguito.
Oggi, benché questo non fosse diverso dal solito, era una giornata diversa. Tutti erano su di giri per l'evento. Non perché sarebbe stato eclatante, tanto perché sarebbe stata una buona alternativa di svago.
La confusione era tanta.
C'era chi si dimenava dalle prese altrui, chi inseguiva l'altro per riprendersi un oggetto che gli era stato sottratto, chi rideva, chiacchierava quasi urlando o chi faceva giochi di gruppo con l'ausilio della lavagna o di mazzi di carte colorate.
Mi sentivo isolata da tutto, e forse in parte lo ero davvero.
La mia testa aveva già troppa confusione per sopportarne altra, soprattutto venente da fuori.Passai interi quarti d'ora ad osservare ogni minimo movimento dei miei coetanei, sentendomi tremendamente fuori posto fra loro.
Mi ero sempre sentita fuori posto, ma mai così tanto.
Max, seduto davanti a me, stava accennando dell'uscita a Simone. Eppure, anche se ero interessata a quella conversazione il mio cervello non riusciva ad elaborare ciò che le mie orecchie sentivano.
Tutti ridevano, si divertivano, si davano da fare e Io invece ero immobilizzata a causa del troppo disordine e la mia mente sembrava abbandonarmi ogni attimo di più.
Mi parve di perdermi fra le voci altrui, che mischiandosi fra quelle della mia testa mi portarono ad esplodere come mai prima d'ora .
Era come se fossi rinchiusa in una bolla di vetro, sbattevo i pugni su di essa provando a frantumarla eppure ogni sforzo era vano.
Tutto era distante e non riuscivo a riavvicinarmi, il suono era ovattato e la vista offuscata. L'ossigeno all'interno della bolla pareva esaurirsi e tutto intorno scorreva lentamente.Accasciata sul mio banco, lo stringevo a me con tutte le forze.
Non sapevo cosa stesse accadendo ma volevo che qualcosa, o qualcuno, potesse aiutarmi a sfuggire dai miei mostri e salvarmi.
I singhiozzi divennero così forti e irregolari da scuotere tremendamente il mio intero corpo.
Quando ciò avvenne era già suonata la campana e la maggior parte dei miei compagni erano già scesi giù, o si stavano preparando per farlo.
La mia compagna di banco, in precedenza a giocare con gli altri, mi venne incontro impaurita e mi toccò il braccio.Non riuscivo a sentirla.
Sei qui? Ti vedo ma...
Iniziò a spintonarmi nella speranza che io potessi tornare lì, con lei.
Era terrorizzata quanto me, non sapeva cosa stesse succedendo.
STAI LEGGENDO
Resisti: Esisti
Literatura FemininaDECIDI SE RESISTERE, ESISTERE O CESSARE DI ESSERE. Un libro nato per le anime spezzate alla ricerca della loro cura. Scritto per mostrare il lato più oscuro della vita e la difficoltà di dover resistere, aggrappandosi ad ogni piccola speranza, per...