Elizabeth

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I suoi occhi sbarrati e impauriti si muovevano freneticamente controllando ogni mossa di Oran e Beatrice. Quella era solo una ragazza che si nascondeva, probabilmente anche lei scappava dalle guardie.

 Beatrice si mise a sedere su un blocco di cemento che si trovava dietro di lei, lanciando un'occhiata di perplessità a Oran, la ragazza sconosciuta rimase immobile a osservare le loro azioni. Oran, con calma, riuscì a convincerla ad avvicinarsi. I suoi passi erano incerti e un po' goffi ma, vedendo l'espressione rassicurante di Beatrice, si tranquillizzò un po'.

<< Bene, per cominciare potresti dirci qual è il tuo nome? >> chiese Oran, soppesando ogni singola parola per non dire qualcosa che l'avrebbe potuta spaventare.

 Adesso stranamene stava meglio, la paura iniziale era svanita del tutto, forse stava iniziando a fidarsi di loro. Senza problemi rispose:

<< Elizabeth, è così che mi chiamo >>

<< Ottimo, io sono Beatrice, oppure Bea se preferisci, lui è Oran >>

La ragazza, sollevando lo sguardo, le fece un timido sorriso, avvicinandosi ancora di qualche passo. Si sedette davanti a lei, su un grande pezzo di colonna crollato da uno degli edifici attorno. 

Elizabeth era alta più o meno come Beatrice, ma sembrava più piccola d'età. Era vestita con una maglia senza maniche nera e una felpa grigia legata alla vita. Aveva dei pantaloncini blu scuro e delle scarpe da ginnastica bianche. I capelli, biondi e ondulati, le arrivavano alle spalle. Una frangetta sbarazzina, che aveva portato all'indietro con un fermaglio a forma di stella, le dava un'aria quasi da bambina. 

Aveva degli occhi marroni e a mandorla, un naso piccolo e carino e le labbra non molto grandi. Un viso davvero armonioso. Osservandola più attentamente, un particolare attirò la curiosità di Beatrice: aveva un piccolo tatuaggio raffigurante una libellula con le ali blu, realizzata sul polso del braccio destro. Anche lei avrebbe tanto voluto farsi un tatuaggio. Le sarebbe piaciuto farne uno con Viola, tipo quelli dell'amicizia, abbinati, cose così. 

Spesso pensava a che genere di tatuaggio si sarebbe fatta, voleva sicuramente qualcosa di originale ma non eccessivo, qualcosa che per lei avesse un significato importante. Difficile scelta, così tante idee in mente ma nessuna che la soddisfacesse in pieno, anche perché un tatuaggio resta per sempre, quindi avrebbe dovuto sceglierlo bene. 

Oran all'improvviso ruppe il silenzio:

<< Quindi Elisabeth, come mai stavi lì dietro? >>

<< Cercavo solo di non farmi trovare dalle guardie. Dicono che chiunque venga catturato dopo debba patire terribili sofferenze >>

<< Sofferenze peggiori che stare in questo posto orribile? >> domandò Beatrice con un po' di ironia.

<< Peggiori a tal punto che questo ti sembrerà uno scherzo >>

Quelle parole la turbarono molto, non si aspettava una simile risposta. Il solo pensiero che potesse esistere qualcosa di peggiore la faceva rabbrividire. Cosa sarebbe successo se nel cercare di fuggire le guardie avessero scoperto il suo piano e l'avessero catturata? Quale destino l'avrebbe attesa a quel punto? Le passavano per la mente così tante domande da farle quasi venire mal di testa.

<< Bea, te la senti comunque di scappare? >> chiese Oran preoccupato.

<< Come? Voi avete intenzione di andare via? Come pensate di riuscirci? >> Domandò Elizabeth.

<< Si, io e Oran stiamo organizzando un piano per andarcene da questo posto, anche se ancora, in effetti, non abbiamo idea di come fare >>

<< Ma non avete sentito quello che vi ho detto, se veniste catturati...>>

<< Lo so, lo so, ma sono pronta a correre questo rischio per la libertà, non passerò l'eternità bloccata qui >> disse Beatrice interrompendola. 

<< Tu puoi fare come ti pare, ma io e Oran ce ne andremo, preferisco rischiare per un futuro migliore che accontentarmi di un presente così >>

Elizabeth si sorprese nel sentire quelle parole piene di sicurezza, nessuno avrebbe mai avuto tutta quella determinazione in un contesto simile. Beatrice prese Oran per il braccio e fecero per tornare indietro, ripercorrendo la strada che li aveva condotti fino a quel vicolo. 

D'un tratto sentirono gridare da lontano:

<< Aspettatemi! >>

Elizabeth raggiunse di corsa. All'improvviso anche lei vedeva una possibilità, anche in lei era tornata la speranza di andarsene di lì. 

<< Se non vi crea problemi, posso unirmi a voi? >>

<< Certo che puoi, l'unione fa la forza >> rispose Oran sorridendo.

<<Elizabeth, tu sei qui da più tempo, conosci bene la zona? >>

<< Si, in effetti ho esplorato molto da quando sono arrivata, conosco ogni strada e angolo di questo postaccio >> disse Elizabeth soddisfatta.

<< Bene, la mia idea era quella di cercare un rifugio per organizzare il piano e per nasconderci dalle guardie >>

<< Direi che è un'ottima idea. C'è un edificio dall'altra parte della città, ha due piani e una stanza sotterranea segreta da cui si accede solo da un punto che conosco soltanto io. Secondo me è perfetto >>

<< Benissimo, andiamo lì, organizziamo una strategia, cerchiamo oggetti che possono esserci utili come avremmo dovuto fare oggi e finalmente avremo qualche possibilità di successo! >> disse Oran emozionato per il piano.

Elizabeth e Oran erano molto entusiasti, Beatrice era ancora un po' preoccupata per ciò che le aveva detto sulle guardie, ma non avrebbe annullato il piano per questo.

 Ora che aveva anche Elizabeth al suo fianco, che conosceva bene ogni zona, si sentiva molto più fiduciosa. Finalmente scappare non le sembrava più solamente un miraggio. L'unica cosa di cui avevano bisogno era rimanere uniti. 


[Fine capitolo]

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