Arrivato sotto casa dell'amico, inaspettatamente, il suo cuore iniziò ad accelerare. Un inconsulto battito cardiaco risuonava nella sua cassa toracica tale da essere perfettamente percettibile, udibile, nella silenziosa auto.
Percorse il vialetto che da tempo immemore non vedeva, ora grigio e non più rigoglioso come una volta, in perfetta sintonia con la persona che prima se ne occupava.
Sopra di lui, scaltre e rapide da non essere notate da un occhio disattento come il suo in quel momento, due strisce luminose illuminarono il cielo viaggiando insieme. Come un'anziana e longeva coppia, unite, parallele, percorsero un grande tratto nel
firmamento sfilando con una nonchalance ultraterrena.Salì le scale, sentendosi un ladro in quella particolare serata che vi era fuori, arrivando dinnanzi a quella porta verde che gli era decisamente mancata, se ne era appena accorto vedendola.
Tergiversò per qualche attimo prima di bussare definitivamente alla porta ma poi si decise. Dopo qualche istante, dall'interno uno strano borbottio cresceva insieme a dei pesanti passi, quasi svogliati, man mano che si stava avvicinando alla porta.
«Ma chi è?» Sempre dall'interno, quasi come una voce in lontananza, non suonò tanto come una domanda ma la porta si stava aprendo nonostante l'ora.
«Cesare!» Esclamò appena la porta gli si aprì davanti, sorpreso di vederlo a casa ma decisamente contento che fosse integro.
«Frenci, ma che ci fai qui?» Era sul punto di chiudere la porta che tanto svogliato aveva aperto, senza nemmeno la minima intenzione di ascoltare una replica.
Conscio che sarebbe stato inutile puntualizzare sul perché non avesse risposto ai messaggi, o alle chiamate, Francesco con il suo atteggiamento che lo contraddistingueva repentino buttò avanti un piede per bloccare la porta infilandosi per metà all'interno dell'appartamento esordendo con: «Dai, non ci vediamo da tanto. Ho fatto tutta questa strada per venire da te e sta anche piovendo ancora. Vuoi davvero cacciarmi?»
Usando l'incertezza creata in quel momento, approfittando del suo avversario confuso come dopo un gancio destro sul ring, entrò scaltro definitivamente in casa.
«Due minuti e poi vai via» Categorico, il padrone di casa era ancora scettico sul da farsi.
Nel tono che aveva assunto, però, non vi era rabbia oppure stizza. Le parole appena uscite dalla sua bocca cozzavano con il tono della sua voce con parvenza di essere quella solare di sempre.
Un barlume di speranza per il caro amico preoccupato per lui?
Francesco non gli rispose neanche, era pienamente a conoscenze della verità di quelle false parole, così si stava perdendo a osservare quella casa che non vedeva da quasi un anno dopo tutte le peripezie di mezzo che hanno intralciato e rovinato una vita. Non sapeva cosa aspettarsi, non riusciva ad immaginarlo, a visualizzarlo, ma quello che i suoi occhi increduli stavano spiando furtivi lo lasciò sbalordito. Era tutto stranamente in ordine. Non vi era presente caos o sporcizia. Era tutto quanto stranamente al proprio posto.
Qualche felpa, superstite di un'antica guerra, era gettata su una sedia del tavolo del salottino. In cucina, in leggera lontananza, non si notava nulla di troppo in disordine. Nessuna colonna di piatti da lavare, oppure avanzi buttati alla rinfusa sui ripiani della cucina stessa.
A tratti è più pulita e in ordine di casa mia, il pensiero nacque in automatico nella sua mente lievemente stordita da tutto ciò.
Anche se per pochissimi istanti il silenzio si impadronì dell'atmosfera che divenne subito ambigua.
«Cesi, lascio il cappotto qui» Ad alta voce, di proposito, fece in modo di farsi notare dall'amico già sdraiato sul divano.
Nessuna risposta. Nessuna importanza.
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Amore tra Pillole
FanficDalla riparazione alla distruzione. Dal miglioramento al baratro più cupo. Dal bene al male. Dalla salvezza alla rovina. Da fuori sembra che tutto vada bene ma, come di consueto, è dentro che la guerra si scatena e imperversa inarrestabile nella sua...