Insicurezze (2° parte)

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«Abe!» urla Giovanni. Sente la furia uscire da tutti i pori della sua pelle, la stessa furia che gli fa ribollire la faccia. «Alberto!» urla ancora con il tono di voce sempre più alto. «Vieni subito qua!»
«Dimmi. Che è successo?» Abe arriva trafelato – e preoccupato – fissando i suoi occhi in quelli del fratello minore.
«Non dovrebbe stare così!» urla infuriato. Questa cosa decisamente l'ha colto impreparato, non come reagire. Si sente disorientato.
«Non capisco di cosa parli Giò.» lo guarda curioso, con un po' di incredulità e molta ironia.
«Non mi prendere in giro! Non dovrebbe stare così!» ripete.
«Ho capito, non dovrebbe stare così. Quello che invece non capisco è chi!»
«Lei!» urla mostrandogli lo schermo del cellulare in cui appare una Giulia sorridente in compagnia di Samuele. «Lei non dovrebbe stare così!» urla infuriato e se non fosse così maledettamente serio Abe riderebbe spassosamente, ha le orecchie rosse fuoco dalla furia. Sembra un folletto. «Con lui.» continua poi, con il tono della voce immediatamente più basso.
«Sei geloso?» Abe sgrana gli occhi. Giovanni non ha mai ammesso a nessuno – o almeno questo è quello che pensa Alberto – di essere geloso. La realtà è che nonostante la gelosia lo faccia sentire piccolo ed insignificante, un po' come se non fosse più suo il controllo sulla vita, a Giulia lo ha ammesso varie volte. Brucia di gelosia per quella piccola donna. «È Sam! È un suo amico.» si ferma un attimo. «È un tuo amico.»
«Lo so...» si ferma un attimo e guarda il fratello maggiore dritto negli occhi. «Io...»
«Tu?» lo incalza Abe.
«Io mi sento...» si prende qualche secondo, come a ponderare le parole da usare. «Disorientato.» inspira profondamente. «Come se ad una bussola togli il Nord, mi hanno tolto il Nord!»
«No fratellino! Il Nord te lo sei tolto da solo! Lo hai mandato a puttane tu, il tuo Nord!» gli punta il dito contro. «Hai mandato a puttane tutto perché sei egoista, e come tale ti sei comportato.» lo accusa, forse duramente, ma è l'unica possibilità che ha per farlo rinsavire, e questo Abe lo sa fin troppo bene.
«Io non sono egoista!» si difende Giovanni.
«Si, sei egoista se decidi che dovete prendervi una pausa e poi sparisci dai social e la lasci in balia di commenti e quant'altro. Sei un egoista, e un codardo, se aspetti che sia lei a cercarti per mettere fine a questa assurda storia della pausa. E sei un fottuto egoista se decidi di lasciarla e poi ti lamenti perché va avanti e sorride, anche senza di te.»
«Io...» cerca di difendersi ma Alberto non gliene da tempo.
«Tu un cazzo! Ti sei comportato da stronzo! E solo tu e il tuo cervello bacato sapete per quale assurdo motivo l'hai lasciata. Quella ragazza stravede per te! Ti ama come pochi sono capaci di fare al mondo! E che Dio mi fulmini, ma anche tu la ami allo stesso modo.» Sangio è stato preso alla sprovvista e si lascia cadere sul divano, non si sente per niente bene. Come se avesse una morsa che gli stringe lo stomaco sempre più forte. «Lei tira fuori il meglio di te. Cancella le tue paure. Ha saputo aspettarti e ti ha fatto crescere.»
«Sono io che ho fatto crescere lei.»
«No, questa è solo la tua stupida illusione. È lei che ha fatto crescere te. Ti ha aspettato, silenziosa e paziente, quando le hai detto che dovevi concentrati sulla musica e lei ti distraeva, quando stavi male e l'hai messa da parte, quando non volevi farti vedere in sua compagnia perché avevi la necessità di separare vita privata e carriera! L'hai accusata di non parlarti quando eri tu che non eri capace di ascoltarla.» Giovanni sbianca, mentre tutte queste parole – che lui percepisce come reali – gli piovono addosso. «Cos'è? Ti sei reso conto che senza di lei fatichi a respirare? Che hai 20 anni ma che desideri davvero portarla all'altare e avere la certezza che sarà tua per sempre? Ti sei improvvisamente reso conto che quella ragazza ti tiene letteralmente per le palle?» Giovanni evita lo sguardo del fratello, colto in fragrante. «Ma sai qual'è la cosa divertente Giò?»
«No.» mormora sottovoce.
«Che lei nonostante tenga le tue palle in mano, non le stritola, le accarezza. Perché ti conosce e perché sa di averti tra le mani. Arrenditi, non sei tu ad avere in mano lei. È lei che ha in mano te!»
«Ho fatto una cazzata, vero?» Abe annuisce. «È tardi?»
«Sono le 2 di notte... treni per Roma ora non ce ne sono, ma hai un fratello fantastico e bellissimo che è disposto ad accompagnarti a Roma in macchina in piena notte.»
«Davvero?»
«Si, ma sappi che non lo faccio per te!»
«E per chi lo fai?»
«Per Giulietta. Per quella che ti ha detto di stare bene e poi appena è uscita da camera tua è scoppiata a piangere come una bambina.»
«Davvero?» Sangio si alza di scatto.
«Si, e mi anche detto di non dirtelo perché non voleva farti stare male.» lo guarda. «Lei non voleva far stare male te!» Abe scuote la testa. «Ti va bene che sia innamorato di Francesca, altrimenti me la sposerei io Giulietta!»
«Col cazzo!» lo guarda male. «Andiamo via!»
«Si.» sbuffa e prende le chiavi dell'auto. «E comunque prendi la patente! Non ho più voglia di portarti in giro tipo tassista!» sghignazza Abe mentre Sangio gli propina un fiero dito medio.
«Andiamo!» gli impone ed esce immediatamente di casa. Ha la necessità di andare da Giulia. Sente il bisogno impellente di baciarla, di stringerla, di dirle che le è mancata l'aria senza lei al suo fianco.

«Sangio...» quando Susi gli apre la porta di casa è sconvolta, tutto si aspettava tranne che a suonare all'impazzata al campanello di casa sua fosse proprio quel ragazzo a cui ha imparato a voler bene come ad un figlio.
«Ho bisogno di vedere Giulia.» ammette sottovoce, come se avesse paura della reazione della donna che lo punta dritto negli occhi.
«Sei qui da solo?» chiede ignorandolo.
«No. Mi ha accompagnato Abe. Adesso va a cercarsi un albergo.»
«Fallo venire su, c'è il divano letto.» lo guarda un attimo e poi gli scappa un sorrisetto. «Giulia è in camera sua. Non farmela soffrire ancora.»
«No.» nega serio Sangio, serio come poche volte nella vita. E si che lui la serietà la conosce bene. Susi annuisce e lui sparisce in fretta in camera della moretta. Quando apre la porta la scena che si ritrova di fronte agli occhi gli spezza il cuore, gli toglie il respiro e si maledice. Giulia è rannicchiata sul suo letto, le cuffie alle orecchie con la musica così forte che la sente fin qua, e la sua piccola schiena scossa dai singhiozzi silenziosi, che forse persino più dolorosi di quelli rumorosi. Giovanni prende un respiro profondo – raccoglie il coraggio – e la raggiunge. Ha gli occhi chiusi quindi decide di togliersi le scarpe e infilarsi nel suo letto. La stringe al suo petto e Giulia si irrigidisce immediatamente, ma il tocco di quella mano sulla sua pancia lo riconoscerebbe tra altri mille. Si volta di scatto togliendosi le cuffie, preoccupata che possa essere solo un sogno – o un brutto scherzo della tua testa – ma Giovanni è lì, pronto ad accoglierla.
«Cosa ci fai qui?» sussurra con la voce rotta. Cerca di controllare il pianto, ma fallisce miseramente nel suo intento.
«Sono un cretino!» ammette stupendo persino se stesso. «Non so veramente cosa dirti se non che sono un cretino e che non è vero che non ti amo più.»
«Allora perché hai preso questa decisione?» la voce piccola di Giulia la rappresenta benissimo ed è così che si sente. Piccola e sbagliata.
«Perchè mi sono spaventato.» ammette anche se inizialmente non era questa la sua intenzione.
Giulia aggrotta la fronte in una tacita domanda. «Abbiamo affrontato discorsi così grandi...» mormora e Giulia lo guarda curiosa. «Ed io improvvisamente mi sono sentito piccolo, come se non fossi più in grado di controllare niente.»
«Ti stai riferendo a quando parlavamo di figli e matrimonio?» Sangio annuisce. «Sei stato tu a parlarne!» gli ricorda. «Tu hai tirato fuori il discorso, tu hai cominciato a fantasticare su queste cose! Ti sei spaventato da solo! Se senti di non volere quelle cose perché diavolo parlarne?!» si infuria.
«Oh Giuli. Il problema è proprio il contrario.»
«Cioè?» Giulia non capisce e i dubbi le si possono leggere in faccia. Stringe le labbra l'una contro l'altra e poi se le morde, ripetutamente. Giovanni, d'altro canto, cerca di concentrarsi su tutt'altra cosa, ma non è facile, non se la voglia di riassaggiare la sua bocca è tanta. «Oh!» lo richiama.
«Lo voglio così tanto che ho avuto paura. Tu hai il potere di rendermi triste o felice, e questo per me è spaventoso.»
«Ma io non voglio renderti triste!» ribatte incredula. È davvero l'ultima cosa che vuole.
«Lo so bambolina. Ma...»
«Non chiamarmi bambolina!» lo fulmina con lo sguardo.
«Dicevo che non sentirmi padrone di me stesso mi destabilizza.» riprende con una risatina compiaciuta.
«L'unica soluzione è fidarti di me, affidarti a me.» afferma seria. «Così come io faccio con te.»
«Se sono qua è perché voglio provarci! Non ti prometto di riuscirci, anche perché io non faccio promesse che non sono sicuro di mantenere, ma ti prometto di provarci.» le accarezza con dolcezza una guancia e quando Giulia sta per girarsi per dargli le spalle, Sangio la trattiene e schianta le labbra sulle sue. Giulia ricambia il bacio, perché non c'è niente di più giusto di loro due insieme, e adesso finalmente sentono il cuore fare un po' meno male.

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Eccomi! Questa volta sono stata brava! Ho aggiornato prestissimo! Che ne pensate? Vi piace? Un bacione e buona serata!

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