Gatorade (2° parte)

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La sensazione di smarrimento, il timore di non sapere cosa fare stanno annebbiando la mente di Giulia. Le ultime cinque settimane sono state estremamente confuse e frenetiche, quasi non si ricorda quello che è accaduto. Dal momento in cui Giovanni le ha rivolto quella frase tutto si è complicato. Se ci ripensa continua a piangerci, incredula di come abbia potute chiederle se davvero quel bambino fosse suo. E Giulia da quel momento in poi ha avuto mille pensieri, a volte concordanti, spesso discordanti. L'unica cosa di cui è sicura è che lei quel figlio lo vuole, con o senza lui.
«Giulia?» la voce di Susi si insinua dolce nelle sue orecchie.
«Dimmi.» mormora con la testa ricolma di pensieri.
«Mi dici cosa succede? Siamo preoccupati.» le accarezza la testa, sperando di infonderle quel coraggio che vede mancare nella figlia.
«Niente, tranquilla.»
«Giulia, siamo stati via troppo tempo?» le chiede, timorosa.
«No, mamma, non preoccuparti.» le dice mentre si chiede come sia possibile che ancora sua madre non si sia resa conto che la sua pancia da sempre piatta improvvisamente è rotonda e gonfia. Forse è dovuto al fatto che i suoi genitori sono rientrati questa mattina da due mesi in Spagna.
«Giulia, sei diversa. Dimmi cosa succede tesoro, ti prego.»
«Aspetto un bambino.» sussurra, così piano che lei stessa fatica a capire.
«Cosa?»
«Sono incinta, mamma.» e crolla a piangere, come una bambina. Come quella bambina che si sente di essere nonostante i suoi 23 anni.
«Ma come incinta Giulia...?» sospira sua madre e si siede sul suo letto, di fianco a sua figlia. «Chi è il padre?»
«Nessuno. Questo bambino è solo mio.» afferma dura. La verità è che il dolore le sta togliendo il respiro.
«Ma come solo tuo?! Oddio Giulia, ti prego non scherzare.» esclama sgomenta.
«Io sono in grado di crescere un bambino da sola! Ho un lavoro, tra poco avrò anche una casa tutta mia!»
«Beh, ma suo padre ha il diritto di saperlo. Fare tutto da sola non è che sia poi così facile.»
«Suo padre non lo vuole!» esclama, e dirlo ad alta voce rende tutto più reale. Poi scoppia a piangere.
«Puoi almeno dirmi chi è?»
«No! Non lo conosci! Ed è meglio così, credimi.» singhiozza. «Adesso mi lasci sola, per favore?»
«Ma Giulia...»
«Mamma, per favore.» la interrompe implorandola.
«Va bene.» sussurra ed esce.
Giulia prende immediatamente il telefono e chiama quella persona che sa non la giudicherà mai.
«Pronto Giulietta!» le risponde Francesca, con quell'accento tipico vicentino, che un po' la rincuora, un po' la distrugge.
«Ei, scusa se ti disturbo.»
«Nessun disturbo baby. Dimmi tutto.»
«Sei a casa?»
«Si, perché?»
«È un problema se vengo da te per qualche giorno? Ho bisogno di scappare.» mormora.
«Certo che no. Ma è successo qualcosa?»
«Ti spiego tutto quando arrivo. Anche se credo che lo capirai da sola.»
«Va bene... a che ora arrivi in stazione? Così vengo a prenderti.»
«Alle 19 sono da te.» le risponde dopo aver guardato l'orario sul telefono.
«Okay.» si ferma qualche attimo. «Sappi che puoi fermarti tutto il tempo che ti serve.»
«Grazie Franci.» e chiude la comunicazione.
«Mamma!» esce dalla sua cameretta e raggiunge Susi in sala. «Vado qualche giorno da Francesca, ho bisogno di staccare.» e ritorna in camera, senza concedere alcuna replica. Inizia a fare i bagagli e si fa accompagnare in stazione, le preghiere della madre di rimanere sono state invane.
Il tragitto in treno passa velocemente, quasi non si rende conto delle cinque ore scarse di viaggio e quando scende le sembra di essere appena partita.
«Giulia!» Francesca la richiama e lei le corre incontro abbracciandola stretta.
«Grazie.» mormora sulla sua spalla e poi inizia a piangere, di nuovo.
«Andiamo a casa.» le dice la vicentina. Le toglie la valigia di mano ed insieme vanno verso l'auto.
«Aspetta.» corre in un angolo dove la nausea le fa rigettare quel poco che è riuscita a mangiare oggi.
«Hai l'influenza?»
«No...» singhiozza, si pulisce la bocca con una bottiglietta d'acqua e monta in auto. Si toglie il giubbino e nel sedersi la maglietta larga le si schiaccia sul ventre rigonfio.
«Cazzo!» esclama fissandole la pancia.
«Già...» singhiozza, continuando a piangere inconsolabile.
«Calmati. Quando sei pronta mi racconterai tutto.»
«Okay.» mormora.
«Andrà tutto bene, Giulia.» esclama sicura, mentre guida verso casa sua.
Si sistemano in casa di Francesca in religioso silenzio interrotto solo da qualche singhiozzo saltuario di Giulia.
«Lo vuoi un succo?»
«Dipende... se non è ai mirtilli lo rivomito.» sbuffa.
«Ma ti piacciono i mirtilli?» le chiede l'altra stranita.
«In realtà no, ma da quando c'è l'inquilino berrei solo quello.»
«Domani andiamo a comprarlo.» le sorride e poi le indica la pancia. «Posso?» Giulia annuisce stranita. Non sa cosa aspettarsi, nessuno le hai mai toccato la pancia da quando ha scoperto di essere incinta.
Il tocco di Francesca è delicato e timoroso, come se dovesse prendere le misure con quella nuova vita che sta crescendo dentro di lei.
«È morbida.» sorride.
«Si...» ricambia il sorrido, perché nonostante tutto lei in un piccola parte di se ne è felice.
«Adesso ti va di raccontarmi?»
«Quale parte vuoi? Quella in cui lo dico a suo padre e mi chiede se davvero è suo o quella in cui me ne vado dicendogli di andare a quel paese?»
«Oddio! Ma è un cretino! Come ha potuto chiederti se è suo? Non ti conosce?!»
«Ci sono rimasta malissimo... non me lo aspettavo ma devo fare pace con il fatto che lui non lo vuole. A lui di questo bambino non gli importa niente.»
«Presentami questo deficiente che lo rimetto al suo posto io.» esclama infuriata, senza sapere che il cretino di cui parla è uno dei suoi migliori amici.
«No dai...» nonostante tutto lo difende, sa il bene che si vogliono e non vuole che possa succedere qualcosa per colpa sua.
«È brutto?»
«Cosa? No.»
«Allora è molto più grande di te?»
«Nemmeno.»
«È fidanzato ed è per questo che non vuoi dirmelo?»
«Si, è fidanzato ma non è questo il motivo.» sospira. «Si dice il peccato ma non il peccatore.»
«Allora l'unico motivo per cui non mi dici chi è è perché lo conosco. È così?»
«No...» mente, ma non riesce a credersi da sola, figuriamoci Francesca.
Quest'ultima la guarda per qualche secondo e poi spalanca gli occhi con lo sguardo illuminato.
«Merda Giulia! Non vuoi dirmi chi è perché lo conosco non bene, ma benissimo!» esclama sconvolta. «È di Sangio.» afferma e la moretta scoppia di nuovo a piangere confermando la sua ipotesi. «Ti ha davvero chiesto se è suo?»
«Io credevo che almeno un po' mi conoscesse. Insomma, io per lui ci sono sempre stata. Quando stava male, quando stava bene, ci sono stata persino quando mi ha lasciata dicendomi di non amarmi più e poi ha continuato a portarmi a letto come se fossi solo l'ennesima puttana.»
«Non ti ha lasciata perché non amava più te.» Francesca prende un respiro profondo come se volesse soppesare le parole. «Semplicemente non amava più se.»
«Speriamo assomigli a me e non venga stronzo come lui.»
«Senti, riposati un po', io vado a prendere il succo di mirtilli. Qualche altra richiesta che proviene dall'inquilino del piano inferiore?»
«Ma sono le 21... sarà tutto chiuso.»
«So dove andare tranquilla,
«Mh.» ci pensa qualche attimo. «Nutella, pan di stelle e la roba per fare i toast.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 22, 2023 ⏰

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