𝒯𝓇𝑒

126 37 31
                                    

BRIAN

«Dimmi, Brian, di cosa vuoi parlarmi?»
Una semplice domanda.
Una tortura.
Un buco nero che si allarga sempre di più fino a inghiottirmi.
Eppure questo studio è l'unico posto in cui riesco a sentirmi me stesso, in cui posso essere me stesso. Con tutti i miei problemi e le paranoie che mi affollano la mente come incubi ricorrenti che non ti lasciano dormire la notte.
La dottoressa Swarz è l'unica persona con la quale riesco a parlare di qualunque cosa senza sentirmi uno stupido. Lei mi conosce come nessun altro, sa tutto di me e la cosa bella è che non mi giudica. Mai.

Sono mesi che non torno in questa stanza a farmi strizzare il cervello perché secondo la dottoressa ero "guarito". Ma io mi sento sempre e comunque sul punto di scoppiare. Specialmente da quando Sheila è entrata nella mia vita, da quando mi ha baciato strappandomi via il respiro a morsi e con esso la mia sanità mentale.
È per questo che sono qui: sto impazzendo.

Le mie mani su di lei, le sue su di me; le nostre lingue intrecciate, i nostri corpi infiammati...
Non riesco a togliermi queste immagini dalla testa.

E più lei mi respinge, e più io la desidero.
So che è sbagliato, che Isabel mi ucciderebbe se sapesse quello che provo. Ma non riesco a farne a meno e il fatto di non poterne parlare con nessuno mi sta logorando.

Quindi, con le gambe che tremano e la voce che fatica ad uscire, mi costringo a dire: «C'è una ragazza...»
«Lei ti piace?»
Sospiro. «Molto di più. Quando sto con lei è come se tutto il dolore che mi ha sempre seguito come un'ombra si dissolvesse in una nuvola di fumo; come se potessi cancellare il mio passato, tutte le cazzate che ho fatto e ricominciare finalmente a vivere. Lei è in grado di risucchiarmi tutta l'aria che ho nei polmoni, eppure continuo a respirare. È da pazzi, lo capisco.»

La dottoressa Swarz sorride. «Le cose che hai detto sono bellissime, Brian. Sei almeno consapevole di essere innamorato?» chiede con disinvoltura, mentre io divento di pietra solo a sentirla pronunciare quella parola. Il fatto è che ha ragione, sono io che preferisco fingere che non sia così, nascondendomi dietro a un dito nella speranza di non essere trovato.
«Sì» cedo, tanto con lei mi è impossibile essere bugiardo. «È questo il problema.»
«Perché?»
«Non possiamo stare insieme. Lei è rotta dal dolore, io sono consumato dalla rabbia. Come crede che possa funzionare?»

Mi guarda come se provasse pena per me, ma so che non è così, mi sta psicanalizzando, sta solo facendo il suo lavoro. «Forse potreste iniziare a parlarvi, aprirvi l'uno all'altro e capire se potete affrontare insieme le vostre paure. Una relazione non è fatta solo di carezze e baci, anzi... Bisogna conoscersi, affrontarsi e talvolta anche scontrarsi.»
«Cosa mi sta dicendo esattamente?»
«Ti sto dicendo che devi combattere. Si deve lottare per raggiungere qualunque obiettivo nella vita, e per amore, se è quello vero, si deve essere disposti a fare anche molto di più.»

E adesso lo so...
Anche se abbiamo tutti i pianeti contro; anche se sarà complicato e almeno un altro milione di anche, so che mi batterò per lei, per un noi che sento appartenermi, che mi scorre nelle vene e m'infiamma la carne. Anche se farà male; anche se sarò io quello a uscirne a pezzi.
Ma ormai dovrei esserci abituato.

———

Quando arrivo al garage di Kevin sono in ritardo per le prove della band e Milo, il nostro frontman, è all'aria. Tra di noi, lui è quello che prende la cosa più seriamente.

«Tutta la seconda metà della canzone è fuori tempo. Ci esibiamo fra quindici fottuti giorni, dovremmo concentrarci al massimo, ma nessuno di voi lo è veramente!» attacca con la ramanzina. «Cody le dita le devi usare per suonare la tastiera, non per cercarti l'oro nel naso; Kevin sembri su un altro pianeta e buongiorno a te Brian, la puntualità non è un optizional.»
Non mi degno di rispondergli, semplicemente prendo posto alla batteria e inizio a scaldarmi.

Toglimi il respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora