4- saturday evening

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Dopo essersi fatti una doccia -l'hanno fatta insieme, ma era solo perché Louis aveva solo una doccia in casa ed erano entrambi molto stanchi. Era per ottimizzare il tempo, solamente per quello- andarono a dormire -e sì, nello stesso letto, ma solamente perché erano troppo stanchi per preparare il letto degli ospiti.

Louis si svegliò qualche ora dopo per colpa del forte vento che andava contro il vetro delle finestre, un braccio allacciato attorno alle spalle del minore, il quale stava dormendo pacificamente e tranquillamente al suo fianco, una mano poggiata sul petto nudo del maggiore.

Controllò l'orario dalla sveglia posta sul comodino accanto al letto e grugnì quando vide l'ora indicare le tre del mattino. Lentamente, prendendo il polso di Harry, spostò la mano dal suo petto e piegò il busto in avanti, mettendosi seduto. Si strofinò il viso con entrambi i palmi delle mani e portò le gambe altrettanto nude fuori dal letto.

Si alzò poi in piedi e si incamminò verso il soggiorno. A terra, vicino al divano, vi erano i vestiti che i due si erano levati il giorno prima, lanciati a caso sul pavimento, prima di andare nella camera da letto. Quindi si accovacciò a terra vicino ai suoi jeans e portò la mano in una delle tasche, trovando subito quello che stava cercando.

Guardò con confusione quella chiavetta del giorno prima, la scritta Nairobi ancora scritta su di essa. Aveva deciso di non dire niente ad Harry perché voleva prima scoprire di cosa si trattasse. Conosceva Harry da pochi mesi, circa quattro, quando il riccio ha iniziato a lavorare alla CIA -per un lungo periodo di tempo Louis lo chiamava 'pivello' (e per piccolo, si intende fino a poche settimane prima, quando ha iniziato a chiamarlo principessa, sapeva quanto gli desse fastidio, probabilmente più di quando lo chiamava pivello)- ma aveva comunque capito la diffidenza che provava nei confronti di Liam.

Il 'capo', possiamo dire così, di tutti quanti era un certo Julian Smith. Era un bravo agente, su circa i cinquant'anni, ma era veramente uno stronzo. Liam era quello che veniva subito dopo Smith. Era anche lui il loro capo, ma rispondeva agli ordini di Smith, ed Harry ha sempre detto, sin dal primo giorno, che non si fidava di lui, per questo non aveva detto niente sulla chiavetta al riccio. Se mai ci fosse stato il bisogno di dover avvisare della chiavetta Liam o addirittura Smith, Harry non lo avrebbe permesso, e non gli andava di litigare.

Con la chiavetta in mano, Louis andò verso il camino spento. Spostando i ceppi di legno e la cenere vecchia -dovrebbe veramente pulirlo, ma non ne aveva voglia- portò in mostra un minuscolo pomello che usciva dal terreno. Alzandolo, si aprì una specie di piccola porticina che portò ad un piccolo scomparto sotto terra. Era molto piccolo, quindici centimetri quadri circa, e dentro aveva una cassaforte con la porta rivolta verso l'alto.

Era il suo 'posto segreto'. Lì teneva dei fascicoli top secret ai quali certe volte lavorava, aveva due pistole, per sicurezza, e il codice di sicurezza dell'intero appartamento, se mai dovesse scordarselo e non riuscisse più ad uscire di casa. Era molto improbabile, ma mai dire mai.

Tese il braccio verso la cassaforte, così da aprirla, quando sentì un rumore provenire da un'altra stanza.

Con le sopracciglia corrucciate, si girò verso le sue spalle, nella parte viva del salone, ma non vide nessuno. Scosse la testa, pensando che fosse solamente il vento, e riportò lo sguardo verso la cassaforte, digitando i numeri di sicurezza ed aprendo la cassaforte.

Mise la chiavetta nella cassaforte, ma sentì un altro rumore, come dei passi.

Velocemente chiuse la cassaforte e il piccolo scomparto, coprendo il tutto con i ceppi di legno e la cenere, e si alzò in piedi, guardandosi attorno.

Sul tavolo aveva la pistola lasciata il giorno prima, così corse a prenderla e, con essa in mano, puntata in perpendicolare a sé, in avanti, camminò a passo lento verso il corridoio, il rumore dei passi sempre presenti come sottofondo.

CIA || LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora