4. Resoconto di una normalissima giornata alla Stazione di Polizia

12 2 0
                                    



La scena non potrebbe essere più comica vista dall'infuori, sarebbe di ottima ispirazione per un titolo di giornale: giovane tirocinante convocata alla Stazione di Polizia in terra straniera, ecco le prove che la incastrano. Se solo le fosse stata raccontata da terzi, e con ben altri protagonisti, avrebbe trovato quella storia davvero divertente. 

La convocazione era prevista alle ore 11:00 in punto e alle ore 10:55, senza alcun stupore invero, la signorina De Graaf si era presentata alla Stazione di Polizia, marciando con la sua espressione severa lungo il corridoio.

A causa del senso d'angoscia che provava ogniqualvolta la signorina De Graaf le chiedeva di fare qualcosa, Angelica si era presentata alle 10:40, restando per dieci minuti buoni di fronte al portone.
Almeno finché non era giunta anche Flavia, la quale aveva palesato la sua presenza con uno spintone ben assestato, trascinando con sé un uragano di energia.

Una sola settimana prima di salutare una delle poche, vere relazioni sociali che aveva instaurato ad Amsterdam, le sembrava davvero assurdo. Non avrebbe avuto più nessuno con cui confabulare a proposito della De Graaf e della sua natura ossessivo compulsiva, men che meno un luogo ove farlo.

Angelica pensò che riporre la sua vita sociale nelle mani di una sola persona, pur nel breve tempo che era stato loro concesso, non era stata la soluzione migliore.

Ora doveva ritrovarsi a vivere la sua condizione da espatriata una seconda volta, ora si rendeva conto di cosa significasse vedere oltre i propri orizzonti.

Ad ogni modo, Flavia era così euforica che non se la sentiva di turbarla coi suoi pensieri e in particolar modo non in quel momento, ad un passo dalla Stazione di Polizia.

Il motivo per cui erano state convocate non era ben chiaro, premesso e appurato che il furto fosse avvenuto vent'anni fa, ma a quanto pareva la prassi imponeva loro regole ben precise.




Erano entrate in una grande, luminosa stanza precedute da un agente, il quale aveva fatto loro cenno di sedersi. 

Angelica sbirciò con la coda dell'occhio la stanza e vide che un altro agente si trovava alla sua destra, con le dita già azionate sulla tastiera, in procinto di trascrivere.

All'improvviso ebbe uno di quegli strani déjà-vu, le sembrò di osservare la scena al di fuori del suo corpo e di attendere la prossima battuta. Quella sensazione di straniamento durò all'incirca trenta secondi, tuttavia abbastanza per allertare l'agente che si trovava al di là della scrivania, circondato da una serie di faldoni che le ostacolavano la visuale. 

Quest'ultimo, come se le avesse letto nel pensiero, spostò la pila di cartelle e le poggiò di lato, dopodiché fissò quell'improbabile trio per una manciata di secondi.

«Anzitutto, ci tengo a precisare che si tratta di una conversazione che sarà messa agli atti, ma che non mira a nessun'accusa. Abbiamo bisogno di contestualizzare.»

La signorina De Graaf annuì, eppure riusciva ad avvertire la sua tensione a qualche centimetro di distanza.

«Capirete che si tratta di una situazione piuttosto insolita» il poliziotto giunse le mani in preghiera, un'espressione un po' corrucciata imperava sul suo volto. «Bene. Cominciamo. Avete notato qualcosa di insolito negli ultimi tempi?»

Angelica si fece coraggio: «Nulla di strano.»

Il poliziotto sfilò la stilografica dalla custodia, ma ben prima che potesse imprimervi un segno sulla carta, Flavia intervenne.

«Mi scusi, ma non è stato appurato che il furto è avvenuto vent'anni fa? Sono più sospettosi gli impiegati che lavoravano in biblioteca a quel tempo!»

Banchetti tra sconosciutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora