8. Good things can come from bad things

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Good things can come from bad things.”

(No Time Like the Future: An Optimist Considers Mortality, Michael J. Fox)


I giorni erano volati in un battibaleno, girovagando tra i canaletti e una immancabile tappa al Van Gogh Museum.
Con suo sommo stupore, suo padre aveva definito l’appartamento che condivideva con Amélie solamente inusuale, anche se l’aggettivo poteva essere benissimo rivolto alla sua eccentrica coinquilina. 
Aver avuto attorno una presenza familiare per qualche giorno le aveva donato una certa serenità, una sensazione che negli ultimi tempi le era sfuggita tra le dita. O forse era solo ben nascosta, decisa a metterla alla prova.

Paradossalmente, i banchetti si erano rivelati una piacevole distrazione dai drammi personali che le pesavano dentro e quel pomeriggio anche suo padre, dopo aver insistito per giorni, ne avrebbe fatto parte.
Era andato a caccia di souvenir nei paraggi e, conoscendolo, era solo un'altra la parola in codice per Stroopwafels, la dipendenza più astrusa che aveva sviluppato nel corso della sua breve permanenza.
Se c’era una cosa in cui gli olandesi eccellevano alla grande erano i dolci: la prima volta che Angelica aveva provato quei tondelli ripieni al miele, si era convinta di aver toccato il cielo con un dito.

Nelle caffetterie, osservando i tavolini attorno a lei, aveva imparato a confondersi tra gli olandesi sovrapponendo uno stroopwafel ad una tazza di tè bollente, emulando le loro abitudini. Non aveva ancora trovato nulla più delizioso degli stroopwafels, ne aveva persino una scorta sottochiave in camera e si era ripromessa di toccarla solo nelle giornate più amare. 
Ritornò in sé solo quando si accorse che Sarah Carter, la nuovissima amica con la quale aveva condiviso tè e drammi esistenziali, stava osservando la sua espressione trasognante con la penna a mezz‘aria e un certo sgomento.
    
«Ti eri fissata» osservò Sarah, tamburellando con la penna sull’agendina.
«Sai che ti dico? Ci ordiniamo due tè e due stroopwafels!»
Angelica si alzò di scatto, più entusiasticamente del previsto, beccandosi l’ennesimo sguardo fulminante da parte di Sarah.
Tuttavia, non osò contraddirla: si limitò ad annuire, come potevano annuire solo le arrendevoli vittime degli stroopwafels.

Quel pomeriggio si sarebbero tenuti i banchetti settimanali e Sarah le aveva ripetuto ogni giorno, sin da quando si conoscevano, che avrebbe dovuto avvisarla poiché – testuali parole – si sarebbe spruzzata anche un minimo di dignità addosso stavolta.
Quando le aveva fatto presente che i banchetti avrebbero potuto innescare una dose incontrollata di emotività e se si sentisse pronta, Sarah aveva risposto con compostezza:

«Stavolta sono preparata.» 

Intanto, però, continuava a scrivere a raffica sulla Moleskine, in modo talmente tanto concentrato da non accorgersi nemmeno dell’arrivo di una tazza di tè fumante sotto il naso.
«E questa quando è arrivata?»
Solo quando Angelica sospinse con due dita la tazza in sua direzione, la vide finalmente rinvenire.
«Dai tre ai cinque minuti fa, circa
Sarah chiuse di scatto l’agendina, portandosi la tazza alle labbra: «Ero concentrata.»
«A scrivere il nuovo Death Note?»
Ci mise qualche secondo per recepire la battuta, poi diede un rapido sguardo alla Moleskine.

«Bella questa. Comunque, sto tenendo un diario delle cose migliori e di quelle peggiori della giornata. Me l’ha suggerito la mia terapista» confessò Sarah tutto d’un fiato.
«Spero che la colonna delle cose migliori sia più lunga, allora.»
Sarah le mostrò lo stroopwafel qualche secondo prima di addentarlo, dopodiché si affrettò a scarabocchiare qualcosa sulla sua agenda.
«Ecco un punto a favore.»
Angelica fece per alzarsi, i banchetti sarebbero iniziati di lì a breve e pressappoco nello stesso momento i suoi occhi incrociarono un volto familiare. 

«Professor Dekker, è tornato!»
«Sono tornato con mia figlia.»
Il Professore la indicò e Angelica notò un accenno di saluto in lontananza, al quale replicò con entusiasmo.
«È un buon segno, no?»
Si girò il bastone tra le dita, picchiettando sulla cima con fare nervoso.
«È un primo passo. Sa, dopo l’ultimo incontro io e mia figlia abbiamo parlato di questa iniziativa e per la prima volta abbiamo trovato un punto di incontro.»
«Un punto di incontro?»
«Sul fatto che ci piacciono.»
«Ah

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⏰ Ultimo aggiornamento: 5 days ago ⏰

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