7. Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere?

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Nei giorni successivi, Angelica aveva preferito ritirarsi nella sua comfort zone composta di libri sul comodino, commedie romantiche da seguire sul portatile e fumanti tazze di tè.

La pesantezza dei giorni antecedenti non era tardata ad arrivare e tra la dipartita di Flavia e la sua situazione familiare, Angelica non si era concessa troppo tempo per dar ascolto ai suoi pensieri.
Aveva fatto presente a Ian e Andreas che si sarebbe presa qualche giorno di pausa, in fondo non poteva dare il meglio di sé senza essere pienamente in sé. 

I giorni di stasi totale, di monotonia – intervallati solo dalle chiacchiere che si concedeva con Amélie in cucina –, di riflessioni e di considerazioni personali, erano stati un balsamo per la sua anima e, infine, era convenuta con sé stessa che avrebbe dovuto staccare più spesso.

Tuttavia, ricordò anche di aver cerchiato una data in rosso sul suo calendario, arrivando all'inevitabile conclusione che l'infausto giorno era arrivato. Aveva esercitato l'antica arte della procrastinazione, tradizione nella quale eccelleva alla grande, pensando che quella data fosse ben lontana.

Diede un'occhiata al cellulare, calcolando a mente che avrebbe avuto ancora un'oretta e mezza prima di arrivare in aeroporto.

Ebbene, suo padre aveva deciso di volare sino ad Amsterdam. 'Classe business a prezzo scontato, un vero affare', erano state le testuali parole.

Angelica, invece, aveva iniziato ad avvertire l'angoscia dalle prime luci del mattino.

Da una parte non vedeva l'ora di andargli incontro, dall'altra temeva l'intera giornata che avrebbero trascorso insieme poiché ad un certo punto sarebbero inevitabilmente giunti all'argomento più temuto di tutti.

Stava per l'appunto sciorinando tutte quelle perplessità al cospetto della sua eccentrica coinquilina, la quale aveva deciso che era arrivato il giorno giusto per osservare il mondo dall'alto di uno sgabello. Guarda caso doveva capitare proprio in concomitanza con l'arrivo di suo padre, il quale avrebbe giudicato ogni angolo della sua nuovissima dimora.

A sua discolpa, Amélie doveva scolpire la testa di un cavallo per una remunerante commissione e dal basso non riusciva ad approcciarsi al lavoro.

Non riesco a vederlo, si era lamentata Amélie, mentre lei aveva roteato le pupille, invocando qualsiasi impulso zen in suo possesso.

«Comunque, io penso sempre alla cosa peggiore che potrebbe succedere.»

Angelica sbatté con aria perplessa le palpebre.

Amélie era fatta così, d'altronde: un attimo prima era pronta a dichiarare che solo dall'alto di uno sgabello avrebbe potuto scolpire la testa di un cavallo, l'attimo dopo era capace di sganciare una bomba emotiva.

«Che cosa?»

«Provaci. Funziona. Quando sono preoccupata, penso sempre e solo ad una cosa: Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere? Se la pensi, tutto quel che accade realmente non sarà mai peggiore di quel che ti sei già immaginata.»

Angelica rivolse lo sguardo verso l'alto, lasciando che quelle parole rimanessero in sospeso per alcuni secondi.

«Magari hai ragione tu...» concluse infine, portandosi l'ennesima tazza di tisana alle labbra.


Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere?


Angelica rifletté su quelle parole nel tragitto che la stava portando all'aeroporto.

Opzione uno: avrebbe litigato con suo padre, sarebbero seguiti anni e anni di pranzi natalizi densi di battutine passivo-aggressive, finché un giorno non si sarebbero resi conto di tutto il tempo che avevano sprecato in silenzio. Sipario.

Banchetti tra sconosciutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora