EPISODIO 1

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RITORNO ALLE ORIGINI

I

Erano seduti in macchina da più di un'ora, e ormai avevano capito che il paesaggio al di là dei finestrini non sarebbe migliorato. A ogni chilometro, il cielo si mimetizzava sempre di più con l'asfalto e solo la presenza di qualche albero e piccole aiuole piazzate qua e là rendeva il quadro meno grigio.

«Ora capisco perché sei scappato da qui», il ragazzo seduto al lato passeggero, si era voltato verso il diretto interessato, intento a contemplare una vecchia foto.

«Già, sì», nell'udire la voce dell'amico, come un'eco lontana e sfocata, il passeggero aveva quasi avuto un sussulto, che gli aveva fatto stropicciare ciò che aveva in mano e nasconderlo, o almeno, avrebbe voluto.

Il ragazzo seduto davanti, a cui raramente sfuggiva qualcosa, aveva fatto un cenno curioso, «Ehi, che hai lì?»

«Niente», aveva esalato un sospiro, mentre roteava lo sguardo verso l'alto e girava la foto, cosicché l'amico potesse vedere solo il retro, bianco, vuoto.

Il ragazzo aveva allungato il braccio verso di lui, le dita si muovevano in un cenno di invito, «Da' qua, avanti»

«Piantala Jake, non sono in vena»

«Oh, non lo avevo notato dal tuo silenzio tombale, ora però mi hai davvero convinto», nonostante l'espressione seria e il tono monocorde, il sarcasmo era evidente e aveva strappato una risata divertita anche all'autista.

«Quindi, per una volta, mi lascerai in pace?»

«Nope», aveva fatto una pausa ad effetto, «Vuol dire no, caro il mio genietto»

«Potresti tormentare un po' Myk»

«Sta guidando la sua bimba e ho più paura di lui che di te»

Alla fine, Jake aveva desistito e si era di nuovo seduto composto, non senza lanciare un'occhiata a Myk, il quale aveva ricambiato, e stava anche cercando di capire se fosse intenzionato a seguire il suggerimento dato, o se condividesse la stessa preoccupazione per l'umore del loro amico. Nel dubbio... «Non ci pensare neanche, intesi?»

«Che noia»

Myk aveva ripreso a guardare la strada, ringraziando che mancassero solo due isolati per concludere quel viaggio. I suoi occhi azzurri si erano fissati sullo specchietto retrovisore, studiava la malinconia del ragazzo, così grigia da fare invidia al cielo sopra di loro. Poi, senza curarsi di ciò che stava combinando Jake al suo fianco, aveva frenato di colpo.

«Ehi, se fai così poi mi eccito»

«Siamo arrivati, credo. È questa casa dei tuoi zii, Dave?»

«Sì, è la villetta con il mandorlo in giardino»

I due avevano dato un'occhiata, e per non fare la solita figura, avevano annuito in silenzio. Un conto era riconoscere un mandorlo in fiore, un conto era farlo in pieno autunno.

«Ah, tutto chiarissimo», Jake aveva dato un'occhiata alla stradina, la vista rigenerata dalla presenza di verde, anche se erano solo i giardinetti delle ville a schiera che percorrevano tutta la via.

«Ti faccio parcheggiare dentro», Dave era sceso e aveva aperto il cancello auto.

Finalmente scesi, Myk aveva recuperato la sua roba dal baule e atteso che gli altri due facessero lo stesso, senza smettere di osservare Dave.

E per quanto avesse trovato apprezzabile il fatto che lo facesse in silenzio, non era per niente dell'umore per stare al gioco, «Che hai da guardare?»

Treno Fantasma - Il PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora