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                Ispirato a una storia vera

Se dovessi raccontare chi è Liam Baker con un singolo episodio della sua vita,sceglierei questo:quando aveva diciott'anni picchiò a sangue una ragazza,lasciandola paralizzata dalla vita in giù, perché lei gli aveva rovesciato in testa un secchiello di popcorn.
Nessun evento, più di questo, riesce a definire Liam, neppure la morte di sua madre e la sua fede in Dio, oppure i tre anni trascorsi in un ospedale psichiatrico di massima sicurezza: tutte cose che possono essere attribuite, in un modo o nell'altro, a quel momento di follia durante la coda al cinema.
'Quel momento di follia' è il termine che ha appena utilizzato la sua psichiatra. La dottoressa Victoria Naparstek sta deponendo dinnanzi a un tribunale del riesame per la salute mentale, dove ha preso a elencare il suo rapporto su Liam come se stesse parlando della sua imminente laurea universitaria.
La dottoressa Naparstek è una bella donna, più giovane di quanto mi aspettassi; sulla trentacinquina, con capelli color miele, spazzolati all'indietro e raccolti in un fermaglio di osso. Alcune ciocche si sono sciolte e le incorniciano ora i lineamenti del volto, che altrimenti avrebbero un aspetto alquanto elfico e spigoloso. Malgrado il cognome ha un accento di Glasgow, ma non aspro o gutturale, più una cadenza scozzese, che la rende allegra e spensierata anche nel caso in cui si discuta della libertà di un uomo. Mi domando se sia consapevole di avere uno sguardo rapace. Forse sono troppo ingiusto con lei.
Liam è seduto al suo fianco. Erano quattro anni che non lo vedevo, ma il mutamento è notevole. Non più goffo e scordinato, Liam ha messo su peso e tolto gli occhiali, sostituendoli con lenti a contatto che ne scuriscono gli occhi azzurri.
Indossa una camicia di cotone a maniche lunghe, un paio di jeans e delle scarpe appuntite alla moda, e ha drizzato i capelli col gel. Me lo immagino mentre si prepara per l'udienza, facendo estrema attenzione al suo aspetto perché sa quanto sia importante mostrarsi al meglio.
Fuori dalla finestra vedo un cortile cinto da mura, punteggiato di piante in vaso e alberelli. Una decina di pazienti sta facendo esercizio, ciascuno occipando un differente spazio, senza curarsi degli altri. Alcuni fanno una serie di falcate in una direzione e poi si fermano, come si fossero persi, e riprendono in una zione diversa. Altri agitano le braccia e marciano lungo il perimetro quasi si trovassero in una piazza d'armi. Un giovane pare rivolgersi a un pubblico, mentre un altro è strisciato sotto una panchina, come a volersi riparare da un temporale immaginario.
La dottoressa Neparstek sta ancora parlando.
《Nei mesi in cui ho lavorato con Liam, ho scoperto un giovane uomo inquieto, che ha lavorato duro per migliorarsi. Adesso le sue problematiche connesse all'aggressività sono sotto controllo e le sue capacità relazionali sono migliorate enormemente. Da quattro mesi fa parte del nostro programma di convivenza, durante il quale ha vissuto in maniera cooperativa con altri pazienti, svolgendo assieme a loro attività come cucinare, pulire, lavare e definire regole proprie.
Liam ha avuto sugli altri un influsso tranquillizzante, è stato un caposquadra. Recentemente, si è verificato un grave incidente : un residente ha preso in ostaggio una persona sotto la minaccia di un coltello e si è barricato dietro una porta. Nel giro di cinque minuti, il tempo impiegato dagli addetti alla sorveglianza per accedere alla casa comune, Liam era già riuscito a risolvere la situazione. Assistere alla scena è stato stupefacente.》
Do un rapido sguardo ai tre membri del tribunale del riesame:un giudice, un medico specialista e un profano esperto in salute mentale. Mi chiedo se siano 'stupefatti'. Forse non vogliono darlo a vedere.
Il tribunale deve decidere sul rilascio di Liam. È così che funziona il sistema. Se si reputa che un trasgressore sia stato curato, o quasi, se ne valuta la possibile riabilitazione e il rilascio. Da un ospedale di massima sicurezza, questi viene trasferito a un reparto di sicurezza regionale per essere sottoposto a ulteriori trattamenti. Se tutto va bene, gli viene concesso un livello sempre maggiore di libertà, in principio nelle aree del reparto, poi nelle strade locali in presenza di un accompagnatore, infine da solo.
Io non sono qui in veste ufficiale. Questa dovrebbe essere una delle mie mezze giornate all'università di Bath, dove insegno Psicologia da tre anni, da quando ho lasciato l'attività clinica. Sento la mancanza del mio vecchio lavoro? No. Vive ancora in me. Ricordo ogni paziente: gli autolesionisti, i maniaci della pulizia, i dipendenti da sostanze varie, i narcisisti, i sociopatici e i predatori sessuali; quelli che avevano troppa paura di mettersi in gioco nella società e quei pochi che invece volevano metterla a ferro e fuoco.
Liam era uno di loro. Immagino si possa dire che l'ho mandato qui perché ritenevo più opportuno assegnarlo a un ospedale psichiatrico e sottoporlo a trattamento, piuttosto che inviarlo in un carcere normale.
La dottoressa Naparstek ha terminato. Sorride e si china per sussurrare qualcosa all'orecchio di Liam, stringendogli affettuosamente la spalla. Liam rotea gli occhi, ma non è concentrato sul volto della donna. Le sta guardando lo scollo della camicetta. Rimettendosi a sedere, la dottoressa incrocia le gambe sotto una gonna grigio antracite.
Il giudice solleva lo sguardo.《C'è qualcuno, in quest'aula, che desidera prendere parola?》
Impiego qualche istantead alzarmi in piedi. A volte le mie gambe non rispondono ai comandi. Il cervello invia i messaggi, che però non arrivano; oppure, come gli outobus di Londra, arrivano tutti assieme, portando i miei arti a immobilizzarsi o a spingermi indietro, di fianco e a volte in avanti, dando l'impressione che a pilotarmi sia un bambino demente.
La mia condizione è nota col nome di morbo di Parkinson: una malattia progressiva, degenerativa, cronica ma non contagiosa, a causa della quale sto perdendo il cervello, e non metaforicamente. Non dirò che non esiste una cura. Un giorno la troveranno.
Finalmente mi tiro in piedi.《sono il professor Joseph O'Loughlin. Speravo di poter porre alcune domande a Liam.》
Il giudice abbassa il mento al petto.《 per quale ragione è interessato a questo caso, professore? 》
《Sono uno psicologo clinico. Liam e io ci conosciamo. Sono stato io a fornire la sua valutazione pre-sentenza.》
《E da allora continua ad avere in cura Liam?》
《No. Sto solo cercando di capire il contesto.》
《Il contesto?》
《Si.》
La dottoressa Naparstek si è voltata a guardarmi. Non sembra molto colpita. Avanzo verso la parte anteriore della sala. Il pavimento di linoleum è reso scintillante dalla luce del giornoche attraversa le finestre sbarrate, disegnando a terra motivi geometrici.
《Ciao, Liam, ti ricordi di me?》
《Si.》
《Vieni a sederti qui.》
Posiziono due sedie una di fronte all'altra. Liam guarda la dottoressa Naparstek , la quale annuisce. Allora avanza, più alto di quanto non ricordassi, meno sicuro di sé rispetto a qualche minuto fa. Ci sediamo faccia a faccia, con le ginocchia che quasi si sfiorano.
《È bello rivederti. Come va?》
《Bene.》
《Tu sai perché sei qui, oggi?》
Liam annuisce.
《La dottoressa Naparstek e le altre persone che vedi pensano che tu sia migliorato e che sia arrivato il momento di andare avanti. È questo che desideri?》
Annuisce ancora.
《Se tu venissi rilasciato, dove andresti?》
《Mi troverei un posto dove vivere. E un la...la...lavoro.》
La balbuzia è meno pronunciata di quanto non ricordassi. Peggiora quando Liam è ansioso o arrabbiato.
《Non hai una famiglia?》
《No.》
《La maggior parte dei tuoi amici si trova qui.》
《Fa...fa...farò nuove amicizie.》
《Era da un po' che non ti vedevo,Liam. Ricordami il motivo per cui ti trovi qui.》
《Ho fatto una cosa brutta, ma ora sono migliorato. 》
Eccoci: un' ammissione subito seguito da una scusante.
《Dunque, perché sei qui?》
《Mi ci hai mandato tu.》
《Avrò avuto una ragione per farlo.》
《Avevo un dis...dis...disturbo alla personalità. 》
《Cosa significa, secondo te?》
《Feci del male a una persona, ma non fu colpa mia. Fu più forte di me.》Liam si sporge in avanti, i gomiti sulle ginocchia, gli occhi puntati a terra.
《Picchiasti una ragazza. La prendesti a calci e pugni. Le spezzasti la colonna vertebrale. Le rompesti la mascella. Le fratturasti il cranio. Si chiamava Zoe Hegarty. Aveva sedici anni.》
Faccio risuonare ogni fatto come fosse un fragoroso battito di cembali, ma nei suoi occhi non noto alcun mutamento.
《Sono dispiaciuto. 》
《Per cosa?》
《Per quello che fe...fe...feci.》
《E adesso sei cambiato. 》
Liam annuisce.
《Che cosa hai fatto per cambiare?》
Pare perplesso.
《Un'ostilità di quel genere doveva pure derivare da qualcosa,Liam. Che cosa hai fatto per cambiare? 》
Liam comincia a parlare delle sedute terapeutiche e dei laboratori che ha seguito, dei corsi per il controllo dell'aggressività e dei problemi di sviluppo delle capacità relazionali. Di tanto in tanto si volta verso la dottoressa Naparstek , ma io gli chiedo di concentrarsi su di me.
《Parlami di Zoe.》
《Che cosa vuole che dica?》
《Come era fatta?》
Liam scuote la testa.《Non me lo ricordo.》
《Ti piaceva?》
Liam trasalisce. 《N...n...non è come dice lei.》
《Dal cinema, la seguisti fino a casa. La trascinasti via dalla strada. La prendesti a calci fino a farle perdere conoscenza. 》
《Non la violentai.》
《Io non ho parlato di violenza sessuale. È questo ciò che intendevi fare?》
Liam scuote la testa, strattonando le maniche della camicia. Ha gli occhi concentrati sulla parete di fronte, quasi stesse osservando un qualche dramma invisibile recitato su uno schermo che nessun altro riesce a vedere.
《Una volta mi dicesti che Zoe indossava una maschera. Dicesti che molte persone indossano una maschera e non erano sincere. Tu indossi una maschera? 》
《No.》
《E la dottoressa Naparstek?》
L'accenno a quel nome lo fa arrossire.
《N...n..no.》
《Quanti anni hai adesso,Liam?》
《Ventidue.》
《Parlami dei tuoi sogni.》
Liam mi guarda stupito.
《Che cosa sogni?》
《Di uscire da qua. Di iniziare una nuo...nuo...nuova vita.》
《Ti masturbi?》
《No.》
《Secondo me non è vero,Liam.》
Scuote la testa.
《Che c'è?》
《Non si dovrebbe parlare di cose del genere.》
《Per un ragazzo è una cosa naturalissima. A chi pensi quando ti masturbi?》
《Alle ragazze.》
《Qua in giro non ci sono molte ragazze. La maggior parte del personale è maschile.》
《Le ra...ra...ragazze delle riviste.》
《La dottoressa Naparstek è una donna. Con quale frequenza la vedi? Due volte a settimana? Tre? Attendi con ansia le sedute?》
《Lei è buona con me.》
《In che modo lo è? 》
《Non mi giudica.》
《Oh,suvvia, Liam, certo che ti giudica. È qua per puesto. Hai mai avuto fantasie sessuali su di lei?》
Liam si agita. È teso. A disagio.
《Non dovrebbe dire cose come queste,professore.》
《Quali cose?》
《Sulla dottoressa. 》
《È una donna molto attraente, Liam. La sto soltanto ammirando.》
Guardo alle sue spalle. La dottoressa Naparstek non sembra gradire il complimento. Ha le labbra tese e giocherella con un ciondolo appeso al collo.
《Che cosa preferisci, Liam, l'inverno o l'estate?》
《L'estate. 》
《Il giorno o la notte?》
《La notte.》
《Le mele o le arance? 》
《Le arance. 》
《Il caffè o il tè? 》
《Il tè. 》
《Le donne o gli uomini?》
《Le donne.》
《Con la gonna o i pantaloni? 》
《Con la gonna. 》
《Lunga o corta?》
《Corta.》
《Con i collant o le autoreggenti? 》
《Con le autoreggenti. 》
《Che colore di rossetto? 》
《Rosso.》
《Di che colore ha gli occhi?》
《Azzurri. 》
《Che cosa indossa oggi?》
《La gonna.》
《Di che colore ha il reggiseno? 》
《Nero.》
《Io non ho nominato nessuno, Liam. Di chi stai parlando?》
Liam si irrigidisce, imbarazzato, rosso in volto. Noto che muove il ginocchio sinistro su e giù, per un'azione riflessa.
《Tu credi che la dottoressa Naparstek sia sposata?》domando.
《N...n...non lo so.》
《Porta la fede?》
《No.》
《Forse a casa la aspetta un fidanzato. Pensi mai a cosa fa la dottoressa quando lascia questo posto? A dove va? A come è fatta casa sua ? A cosa indossa quando va a letto? Magari dorme nuda.》
Agli angoli della bocca di Liam si raccolgono chiazze di saliva bianca. La dottoressa Naparstek vuole interrompere l'interrogatorio, ma il giudice le dice di tornare a sedersi.
Liam prova a voltarsi,ma io mi sporgo in avanti e gli poggio le mani sulle spalle, avvicinando la bocca al suo orecchio. Vedo il sudore che gli bagna dietro l'orecchio.
Sussurro:《 Pensi continuamente a lei, non è vero, Liam? L'odore della sua pelle,il suo shampoo, la forma delicata del suo orecchio, l'ombra nell'incavo tra i suoi seni... Ogni volta che la vedi raccogli ulteriori dettagli, per poter fantasticare su ciò che desideri farle.》
La pelle di Liam si è arrossata e il suo respiro è divenuto irregolare.
《Immagini di seguirla fino a casa sua, proprio come seguisti Zoe Hegarty. Di trascinarla via dalla strada. Di costringerla a implorarti di smettere.》
Il giudice mi interrompe d'improvviso. 《Non riusciamo a udire le sue domande, professore. Alzi la voce, per cortesia.》
L'incantesimo si è spezzato. Liam si ricorda di respirare.
《Chiedo scusa》dico,dando un'occhiata alla giuria del riesame.《stavo semplicemente dicendo a Liam e potrei invitare a cena fuori la dottoressa Naparstek.》
《Ma...ma...ma lei è sposato.》
Liam ha notato che porto la fede.
《Sono separato. Forse la dottoressa è disponibile. 》
Ancora una volta, mi sporgo in avanti, accostando la mia guancia alla sua.
《La porterò a cena e poi la accompagnerò a casa. Scommetto che è una bomba a letto, tu che pensi? Le puritane e le freddine sono le più scatenate di tutte. Forse potresti fantasticare su questo, che dici?》
Liam ha di nuovo dimenticato di respirare. Il cervello gli sfrigola in maniera frenetica, stridendo come un assolo di chitarra.
《La cosa ti turba, Liam? Perché? Dai, guardiamo in faccia la realtà, lei non è per nulla il tuo tipo. È carina. Colta. Realizzata. Che cosa potrebbe mai volere da un cazzone triste e sadico come te?》
Liam agita gli occhi avanti e indietro,come se una scarica di adrenalina gli avesse colpito dritto il cervello. Si alza di scatto dalla sedia, trascinandomi per la sala. Per un attimo il mondo vola all'indietro, mentre Liam mi pianta le dita nelle orbite e con le mani mi stringe il cranio. Non riesco a sentire quasi niente al di là del battito del mio cuore, fino al rumore di pesanti stivali sopra al linoleum.
Liam,affannato e urlante, viene trascinato via. Le guardie ospedaliere gli hanno legato le braccia, sollevandolodi peso, ma lui sta ancora inveendo contro di me, gridando, dicendomi cosa vuole farmi.
I membri del tribunale sono stati allontanati, oppure hanno cercato riparo in un'altra sala. Riesco ancora a udire Liam,costretto a terra in un corridoio distante. Victoria Naparstek é andata con lui, per cercare di calmarlo.
Gli occhi mi lacrimano copiosamente, e dalle palpebre abbassate vedo un caleidoscopio di stelle colorateche si fondono ed esplodono. Trascinandomi verso una sedia, tiro fuori un fazzoletto e mi asciugo le guance. Dopo qualche minuto riprendedo a vedere bene.
Dando una spolverataalla giacca,afferro la mia logora valigetta e, attraversate le guardine e le porte chiuse a chiave, giungo al parcheggio, dove la mia vecchia Volvo familiare rivela il suo imbarazzante squallore. Sono sul punto di aprire la serratura quando appare Victoria Naparstek, avanzando sui tacchi con andatura incerta sull'asfalto irregolare.
《Come diavolo si è comportato?non è stato per nulla professionale. Come ha osato parlare di quello che indosso a letto! Come ha osato parlare della mia biancheria intima!》
《Mi dispiace se l'ho offesa.》
《Le dispiace! Avrei potuto farla accusaredi condotta impropria. Dovrei denunciarla all' Associazione britannicadi pscicologia.》
Ha le iridi castane in fiamme e le narici dilatate.
《Mi dispiace che l'abbia presa così. Io volevo semplicemente vedere come avrebbe reagito Liam.》
《No, lei voleva dimostrare che mi sbagliavo. Ha qualcosa contro di me o Liam?》
《Non la conosco neppure.》
《Allora è Liam a starle antipatico?》
Quell'accusa mi rimbomba in testa e vengo preso da un crampo alla gamba sinistra. Ho l'impressione di essere sul punto di tradirmi ,e di fare qualcosa di imbarazzante, come colpire la donna agli stinchi.
《Liam non mi sta né simpatico né antipatico. Volevo soltanto accertarmi che fosse cambiato.》
《È per questo che lo ha ingannato. Sminuito. Angariato.》La dottoressa socchiude gli occhi.《Avevo già sentito parlare di lei, professore O'Loughlin. Con toni sempre pacati. Avevo anche sperato di poter imparare qualcosa da lei,oggi. E invece ha messo in croce il mio paziente, ha insultato me e si è rivelato una testa di cazzo arrogante e misogina.》
Neppure la cadenza scozzese riesce a rendere allegre o lievi le sue parole. Da vicino, questa donna è davvero attraente. Ora capisco come mai un uomo possa fissarsi su di lei e su quel che indossa a letto e su come geme nei suoi momenti di passione.
《Liam è devastato. Lacerato. Lei lo ha rimandato indietro di mesi nel suo percorso riabilitativo. 》
《Non mi scuserò per questo. Liam Baker ha soltanto imparato a simulare disponibilità e cooperazione, a fingere di essere migliorato. Non è pronto per essere rilasciato.》
《Con tutto il rispetto,professore...》
Ogni qual volta qualcuno inizia una frase del genere, mi preparo a ciò che seguirà.
《...Ho trascorso gli ultimi diciotto mesi a lavorare con Liam. Lei, al contrario, lo ha visto cinque o sei volte prima che venisse condannato. Io credo di essere in una posizione assai migliore per giudicare i suoi progressi. Non so cosa lei abbia sussurrato a Liam, ma è stato totalmente scorretto. 》
《Scorretto nei confronti di chi?》
《Nei confronti miei e di Liam.》
《Io sto cercando di essere corretto verso Zoe Hegarty. Lei può anche non essere d'accordo con me, dottoressa, ma io sono convinto di averle appena fatto un enorme favore.》
Mi schernisce.《Sono dieci anni che faccio questo lavoro,professore. So quando rappresenta un pericolo per la società. 》
La interrompo. 《Non è per la società che sono preoccupato. È una questione molto più personale. 》
La dottoressa esita un istante. Riesco quasi a raffigurarmi la sua mente a lavoro, la sua corteccia prefrontale che mette in relazione le parole di Liam, le sue occhiate furtive, le informazioni che ha sulla sua biancheria intima e su dove vive. Nell'attimo in cui la sua consapevolezza raggiunge l'amigdala, il centro della paura ,la donna spalanca gli occhi.
La Volvo si accende al primo tentativo, cosa che la rende più affidabile del mio corpo. Mentre la sbarra si alza,scorgo la dottoressa ancora ferma nel paecheggio ,a fissarmi.

OGNI GOCCIA DI SANGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora