Cocktail ?

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ASHER

" Quando sei triste bevi per dimenticare, quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa."

La osservo avanzare di fronte a me, elegante con i suoi centosessanta centimetri di altezza, avvolta in una gonna verde che si armonizza perfettamente con il top bianco, conferendole un aspetto divino. Fin dal primo istante in cui l'ho incrociata, ho riflettuto sul fatto che potesse nutrire timore nei miei confronti. È una reazione comprensibile. Ho imparato a convivere con la consapevolezza che molte persone, appena scoprono della mia permanenza di sei anni in una clinica psichiatrica, tendono a tenermi a distanza, cercando di evitarmi il più possibile. Se solo sapessero della mia storia, non proverebbero paura nei miei confronti, ma piuttosto compassione e un senso di pietà. Continuo a meditare sul timore che deve aver suscitato in lei una persona etichettata come "pazza" sin dai tredici anni, ritrovata in una cantina arrugginita, avvolta dalla muffa, con le gambe strette tra le braccia e lo sguardo fisso su un cadavere. Eppure, nei suoi occhi, non ho notato paura, bensì solo una rabbia che rispecchia quella che albergo dentro di me da anni. Posso giurare di aver scorto nell'iride dei suoi occhi non la paura, ma la rabbia nei miei confronti. Ovviamente le sono stato sul culo da quando da lontano la fissavo in continuazione.

Becks mi ha detto che anche Ophelia si porta dietro diversi traumi fin da quando era solo una bambina. Ed è evidente, che chi, come noi, che è carico di problemi, finisce di trovarsi sulla stessa strada di una sola persona: mia sorella. Lei è una maestra nel trovarsi al suo fianco traumi viventi.

Secondo quanto raccontato da Becks e da mio padre, il quale è amico stretto del padre di Ophelia, questa ragazza ha un timore viscerale dell'acqua a causa della tragica morte di suo fratello, annegato mentre cercava di salvarla. Quando erano piccoli, erano sotto la custodia di una madre tossicodipendente, che introduceva in casa uomini di ogni genere e maltrattava i figli a piacimento. Solo con la morte del fratello di Ophelia, il padre ha scoperto l'orrore che si celava dietro quelle mura e ha preso l'esclusiva custodia di Ophelia.

La mia storia, al confronto, non si discosta molto dalla sua: violenza, morte, traumi che lasciano cicatrici per il resto della vita.

Osservo Ophelia mentre si ferma e alza lo sguardo al cielo. Mi chiedo cosa la spinga a fissare l'oscurità, un elemento che, per me, è tutto fuorché rassicurante. Con un sospiro, abbassa lo sguardo e lo dirige verso l'ingresso del bar, dove mi sto dirigendo per incontrare vecchi amici conosciuti in clinica, persone afflitte da instabilità mentale come me. La seguo a distanza, il mio sguardo continua ad essere attratto dalla sua figura in quella maledetta gonna pantalone verde che le sta divinamente. Quel colore, il verde, come i miei occhi, il mio preferito, sembra adattarsi perfettamente a lei, così come ogni cosa che indossa. Cerco di scrollarmi di dosso pensieri inappropriati sulla migliore amica di mia sorella e mi avvio verso il solito tavolo del bar, dove trovo i miei amici ad aspettarmi con cocktail già pronti.

«Ehi, Ash» mi saluta Luke, mentre Sam e la sua ragazza, il cui nome non riesco mai a ricordare, mi fanno un cenno. «ehi» rispondo con il mio consueto saluto a Luke, il mio migliore amico, colui che mi ha aiutato a sopravvivere in questo circolo di "matti" e ha tirato su sia me che Sam.

«Fratellino» ed ecco quella rompi scatole di mia sorella che si avvicina lusinghiera « Che c'è, Becks?» so già di cosa ha bisogno, ma faccio finta di non saperlo sperando che si vergogni nel chiedermelo e non mi chieda dei soldi per prendersi degli stupidi drink. Ma la vergogna, purtroppo, non ha mai fermato mia sorella da commettere azioni avventate «Ash, ho bisogno di soldi» mi confessa. Mi volto e la trovo a un passo da me, accompagnata dalla sua amica, che si tiene più in disparte.

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