Simone e Manuel si scrutano sconvolti e increduli per dei secondi che sembrano ore.
Il tempo sembra essersi fermato all'interno di quell'ufficio di Via Santa Chiara.
Nemmeno andarsene in un'altra regione d'Italia è servito ad impedire che, in qualche modo, le loro vite si incrociassero di nuovo.
Queste cose non accadono nemmeno su Wattpad, eppure, il destino - o che dir si voglia - li ha condotti a trovarsi nello stesso posto al momento giusto.
Sono trascorsi otto anni e adesso sono entrambi lì, l'uno di fronte all'altro.
È un ossimoro, sono così vicini, ma allo stesso tempo è come se non fossero mai stati più distanti di così.
Manuel sfrega nervosamente l'indice contro il pollice in un movimento continuo, lento e ripetuto. Il suo cuore batte così velocemente che è certo che potrebbe uscirgli dalla gabbia toracica.
Si può morire per un'emozione troppo intensa?
Per qualche secondo, all'interno di quella stanza c'è solo un fortissimo silenzio, ma è quel tipo di silenzio che fa più frastuono persino di una moto che sfreccia.
Il primo tra i due a trovare la forza di parlare è Simone che, nonostante sia ancora sconvolto, sputa fuori tutta la sua rabbia.
Le parole gli escono fuori in un flusso naturale che non riesce a fermare, ma che una piccola parte di sé avrebbe voluto mettere a tacere.«È uno scherzo, vero? Di cattivo gusto, ma pur sempre uno scherzo. M. Platone non puoi essere tu, ti prego, dimmi che c'è stato un fraintendimento e che davvero non sei diventato uno scrittore che scrive storie d'amore tra due ragazzi.»
Simone si tiene le mani tra i capelli mentre scuote la testa con vigore, quasi come se potesse cancellare dalla sua visuale il volto di Manuel.
Poi, dopo aver digrignato i denti, continua il suo monologo.«Manuel Ferro, colui che al liceo non voleva ammettere di essere attratto anche dai ragazzi, nonostante mi scopasse in ogni dove. Non può davvero essere diventato uno scrittore di storie d'amore LGBT.
Non è possibile, deve esserci un errore, una spiegazione, qualcosa» Bofonchia sempre continuando a scuotere la testa. Mentre compie questo movimento i ricci si muovono e gli ricadono sugli occhi e più volte, con fare stizzito, deve toglierseli da davanti.«Non mi risulta che ci sia il divieto di scrivere storie d'amore tra due ragazzi, Simò». Gli risponde Manuel mostrandosi offeso dalle sue parole.
L'aria è così tesa che è come se i due ragazzi si fossero catapultati su un ring e fossero pronti a prendersi a pugni da un momento all'altro.
O come se fossero tornati ad essere quei due adolescenti che non si tolleravano e che trovavano ogni pretesto valido per mettersi le mani addosso.«Potevi scrivere romanzi d'amore sulla relazione tra un giovane minorenne e una che potrebbe essere sua madre. Sono sicuro che avresti sfondato nel panorama letterario vista la tua pratica in materia», lo provoca Simone.
«Vaffanculo Simò, vaffanculo. La predica da uno che è sparito e se n'è andato senza dirmi un cazzo non la accetto!»
Manuel è infuriato da quelle parole e si avvicina minaccioso a Simone.
Se non fossero sul luogo di lavoro, forse, gli avrebbe già tirato un pugno in faccia o, quantomeno, lo avrebbe buttato giù da quella maledetta sedia.«Ero solo un ragazzino che non era in grado di capire cosa gli stava succedendo, ma oggi so perfettamente chi sono.» continua Manuel.
Simone scuote ancora la testa.
Vorrebbe prenderlo a schiaffi e se potesse farlo è certo che lo farebbe, ma è il suo primo incarico nel nuovo posto di lavoro e non può permettersi di perdere il senno.
Purtroppo, non è più quel ragazzo impulsivo che sfascia le auto per gelosia.

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M. Platone
FanficSimone e Manuel non si vedono da otto anni, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi di nuovo. Entrambi, per una serie di coincidenze, si trasferiscono a Torino senza sapere di essere nella stessa città. Gli anni sono passati, le loro vite son...