Capitolo 3

41 8 26
                                    

Sono trascorse due settimane, e il rapporto tra me e Erik non è cambiato. Siamo due sconosciuti che convivono nella stessa casa, evitiamo ogni tipo di contatto, l'uno non intralcia la vita dell'altro. A me la situazione va benissimo così, ma d'altro canto c'é qualcuno che sembra pensarla diversamente. Doris, cerca in continuazione di farci stare nella stessa stanza, più noi scappiamo, più lei ci rincorre. Ogni mattina devo uscire dopo Erik, altrimenti mi bracca e comincia a lamentarsi e fare storie. A quel punto non mi rimane che aspettarlo, la situazione cambia se invece è lui ad uscire per primo. Così mi ritrovo per l'ennesima volta ad arrivare di corsa di fronte al cancello, appoggiando le mani sulle ginocchia, chinando la testa per il fiatone. Una volta stabilizzato il respiro, alzo lo guardo mettendomi dritta. Davanti a me si staglia una scena disgustosa, Erik sta dando spettacolo insieme a Caroline. Ragazza popolare, bel fisico, peccato per il carattere e la testa, più vuota di una zucca. Poverino, non sa in che guaio si sta cacciando, quando lei si fissa con una persona, non la lascia andare via così facilmente. Se pensa di usarla a suo piacimento per poi buttarla, troverà un'amara sorpresa.

Entro dentro la scuola, avviandomi verso l'aula, lasciando le due piovre fuori. Una volta arrivata mi siedo al mio banco, sotterrando la testa in mezzo alle braccia. Tutto quello che ho predetto, si è avverato alla fine. Non ci ha messo molto ad ambientarsi, dopo qualche giorno ha lasciato il mio banco per trasferirsi vicino ai suoi nuovi amici. Anche se amici non li definirei, sono solo una massa di bulli. Se la prendono con i ragazzini pretendendo rispetto, solo perché i padri sono i datori di lavoro di quasi tutti i loro genitori. Pensano di essere Dei, di avere potere decisionale sulla vita di tutti. Anche io potrei farne parte, per un periodo mi è stata anche proposta la cosa. Il problema e che non riuscirei neanche volendo, ad assecondare le loro angherie. Andrebbe contro tutto quello che penso, quello che sono, non sarei più me stessa. Il mio rifiuto scatena una reazione a catena, facendomi scendere direttamente nei gironi dell'inferno. Questo posto, divenne un carcere, fatto di prese in giro, insulti, scherzi di cattivo gusto. Ero definita una sfigata, solo per un loro capriccio. Pensavano che rendendomi la vita impossibile, avrei accettato di unirmi a loro. La situazione era diventata insostenibile, il problema e che io ho sempre avuto un carattere testardo e rivoltoso, non mi piego davanti a niente e nessuno. Così un giorno, stanca di quel tartaro che subivo, mi ribellai. Diciamo che non finì molto bene, venni sospesa. Evitai la bocciatura e l'espulsione, grazie all'influenza di mio padre. Da allora quel contesto orribile, finì, ma cominciarono a spargere delle voci su di me, cose che non rispecchiavano la realtà. Pian piano sono stata isolata da tutti, nessuno ha osato più starmi vicino. Me lo feci andare bene però, se questo significava essere lasciati in pace.

Vengo destata dal suono della campanella, ero di nuovo persa nei miei pensieri. Mi alzo quando vedo il professore di matematica entrare, sedendomi al cenno che fa alla classe. Questa è una delle poche materie che rendono la scuola piacevole, c'è chi invece la trova troppo complicata. Ma è proprio quel meccanismo contorto, nel cercare la soluzione attraverso ragionamenti differenti, che mi intriga sempre. Il professore comincia l'appello, quando verso la metà, la porta si apre all'improvviso.

- Signor Carrese, signorina Ride, di nuovo in ritardo -

Erik e Caroline entrano in classe con aria soddisfatta, non badando minimamente al rimprovero di quel pover uomo. Ogni mattina c'è sempre una scusa buona per saltare la lezione, o entrare in ritardo. In realtà sappiamo tutti il motivo, quello che cominciano fuori dalla scuola, alla fine lo completano nei bagni.

- Scusi professore, siamo stati trattenuti da un impegno a cui non potevamo sottrarci -il professore scosse la testa, sconsolato dalla pessima scusa.

- Per oggi va bene, ma la prossima volta non sarò così magnanimo. Andate a sedervi -

You're in my mindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora