Capitolo 6

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Cammino velocemente, attraversando il corridoio di fretta. Arrivato nella mia stanza chiudo la porta di forza, come se ci fosse il diavolo ad inseguirmi. So perfettamente che se Alexa mi avesse scoperto mentre origliavo la conversazione in soffitta, per me sarebbe stata la fine. Di solito non faccio queste cose, o almeno non mi nascondo come 007. Ma rientrando in casa dopo scuola, l'ho vista andare avanti e indietro, passare da una stanza ad un altra. Non ho resistito, l'ho seguita volevo vedere cosa stava cercando. Mi sono accovacciato su un punto della scalinata e ho seguito il dialogo tra le due donne. Mi sono stupito della fragilità che ha mostrato, appare alla gente sempre fredda, distaccata, aggressiva. Invece lassù, ho sentito una ragazza diversa, che dentro di sé ha dei fantasmi che la corrodono.

Mi sdraio sul letto, buttando di fianco a me il cellulare. Quella ragazza ha un qualcosa che ti attrae magneticamente, forse il suo lato selvaggio. Non si piega davanti a niente e nessuno, non fa caso alle voci o semplicemente, ha un po' più di cervello rispetto alle altre. Quando sono entrato nel gruppo di Alan, mi hanno categoricamente vietato di starle accanto. Mi hanno riferito storie, racconti. So che non si dovrebbe giudicare nessuno dalle apparenze, ma lei lo ha fatto fin da subito, perché non darle pan per focaccia. Però dopo aver sentito tutto, ho capito il motivo di quel comportamento. La sua durezza è solo una facciata, dietro nasconde un animo rotto di cui non ha saputo rimettere insieme i pezzi nel tempo. Il telefono trilla per l'arrivo di un messaggio, lo prendo e guardo chi è il mittente. Caroline, mi ricorda dell'appuntamento fissato per questo pomeriggio. Accidenti non ho voglia di vederla, mi si è appiccicata come una cozza, non mi lascia in pace un secondo. Lei è carina certo, ma sinceramente più di un rapporto fisico, non vedo altro. Con la voglia pari a zero, comincio a prepararmi per uscire.

Lungo la strada continuo a pensare ad Alexa, il suo viso non mi abbandona neanche per un secondo. Tutta questa storia mi ha fatto tornare in mente la mia infanzia, io e lei siamo molto simili. Soli da tutta la vita, ognuno di noi ha imparato a sopravvivere a modo suo, ma soprattutto tutti e due abbiamo dei fantasmi che ci accompagnano ogni giorno. In fondo, forse non siamo l'uno l'opposto dell'altro, ma semplicemente due esseri troppo simili che cercano di rimanere a galla in un mondo tanto egoista. Come due gocce di rugiada sulla stessa foglia, nessuno può prevedere quando una di queste cadrà a terra.

I pensieri mi vengono distolti da una massa di capelli biondi che mi si appiccica addosso, eccola puntuale come sempre.

- Ciao bellezza - Caroline batte le folte ciglia finte, pensa di abbagliarmi.

- Ciao - dico freddamente scostandola, meglio mantenere le distanze per un po'.

- Hei fratello, come butta? - Chad, fratello di Caroline, arriva davanti a me mettendo un pugno in avanti.

- Tutto bene - dico mentre batto il mio pugno con il suo.

- Erik finalmente, stavamo aspettando solo te - Alan, il capo della banda.

- Scusami mi ero addormentato -

- Va bene, andiamo forza -

Ci incamminiamo verso la sua macchina, saliamo e Alan parte a tutta velocità. Ci immergiamo nelle strade affollate di New York, non ci ha voluto dire niente sulla meta da raggiungere. Alan è un ragazzo strano, simpatico per quelle poche volte in cui l'ho sentito parlare, per il resto molto taciturno. Però ha anche un altra facciata, il leader, lui comanda tu esegui, così funziona. Se non segui le sue regole sei fuori, se sei fuori non sei niente, e allora puoi essere schiacciato come una formica. L'ho già visto all'opera, piccole scaramucce certo, ma bastano per mettere al loro posto la gente. Sa come farti divertire, conosce i luoghi e le persone giuste.

- Allora com'è vivere con il Rottweiler Erik? - Dice ridacchiando Chad.

- Come vuole essere fratellino, una noia mortale - risponde Caroline con voce annoiata.

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