Dominique Osband

8 1 0
                                    

Dominique Osband, 18 anni appena compiuti, Port Chester, liceo scientifico della Everchim. Vengo considerato il ragazzo più bello della scuola. Ma quanti sanno realmente chi sono? Nessuno ve lo dico io.

Sono sempre stato un ragazzo molto introverso e cupo. Da bambino, invece di giocare a pallone, preferivo rimanere a casa, con mia mamma, a suonare il pianoforte. Ed ero felice, una felicità che non avrei mai più provato. Mio padre lasciò la mamma quando io avevo solo 5 anni, si risposò con una donna già divorziata, e una figlia della mia stessa età che diventò ossessionata da me, e io da lei: Hanna. Era la mia unica amica, e fù la mia prima volta in ogni cosa, dall'età di 6 anni fino ai 15. Mi resi conto troppo tardi di essere stato solo un gioco per lei, un cane da manipolare. In più, mi accorsi di quanto lei fosse egoista e spregevole con gli altri, proprio come sua madre era con me. Ma fù l'unica a starmi vicino quando mia mamma morì in un incidente stradale.

Con lei persi me stesso. Era la mia ancora di salvezza, e mi aveva lasciato da solo, a 9 anni, con il peso di essere diverso da tutti gli altri. Smisi di suonare, smisi di sorridere, smisi quasi di esistere senza di lei. Ero diventato un'ombra, un bambino invisibile.

Ma esattamente un anno più tardi, conobbi un bambino come me; anche lui escluso da tutti: Jackson. Aveva cercato di proteggermi da tre bulletti, ma alla fine le abbiamo prese entrambi. Quella sera conobbi anche la sua incredibile famiglia. Li invidiavo. Avrei voluto io una famiglia così numerosa e compatta. Nonostante la maledizione erano tutti uniti, tranne una bambina dai capelli rossi e gli occhi verdi: Victoria. Ogni volta che mi vedeva scappava, e io la guardavo da una parte incuriosito e dall'altra arrabbiato. Facevo davvero una così brutta impressione? Io volevo solo non essere più invisibile, e lei, nel posto che io chiamavo casa (la dimora dei Murphy) riusciva a farmi sentire più ignorato che mai.

Ma iniziai a capire tutto dopo le parole di Jackson <<Devi scusarla, è sempre stata la pecora nera di casa; ha un carattere difficile da gestire per una sola persona così fragile. Non è mai riuscita ad accettare il cognome che porta, e tanto meno è riuscita ad accettare se stessa. Non ha mai trovato qualcuno in grado di accettarla che non sia la sua migliore amica, oppure io. Litiga spesso con i miei, e li odia per averla fatta crescere troppo in fretta. A 7 anni già si occupava di Margaret, faceva il pranzo per tutti e mi teneva d'occhio. Devi darle tempo, sò che ci rimani male, lo vedo da come distugli lo sguardo da lei, ma le passerà vedrai>>

Aspettai anni prima di parlarle, e finalmente quando l'ho presa al volo per evitare che cadesse, per la prima volta provai la sensazione di sentire i suoi occhi addosso. E mi piaceva, mi piacevano i suoi occhi. Lei non guardava mai nessuno, e da quando mi sono lasciato ho sempre avuto tutti gli occhi delle ragazze su di me; la verità è che io ancora aspettavo i suoi, per conoscerla, scoprirla e parlarle. E quando la vidi con quel vestito verde scuro che le valorizzava i capelli rossi, e il suo corpo minuto capii che era arrivato il giorno; il giorno giusto per la mia rivincita, il giorno giusto per incazzarmi con lei. E giuro che questo è sempre stato il mio piano, ma quando sentii Hanna sbraitarle addosso cambiai idea: dovevo conoscerla.

UNA regola per ¡INNAMORARSI!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora