Capitolo 5

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Dominique

Non entravo in un ospedale dalla morte di mia madre, e lo facevo apposta, per non rivivere quei ricordi colmi di dolore che sotterravo nel mio cuore. Ma questa volta, invece, ero presente, seduto su una sedia trasparente, che la guardavo mentre ascoltavo i battiti del suo cuore indicati da quel "bip" ,che ogni volta, mi faceva stringere la gola. Provavo un misto di paura e rabbia nei suoi confronti.

Rabbia, perchè aveva bevuto e molto probabilmente quello che mi aveva detto, e quell'alchimia tra di noi era finta; un frutto dato dall'alcool presente nel suo corpo, e non dalla sua volontà. E mi faceva arrabbiare perchè cazzo per me era tutto vero. L'ho aspettata. Ho aspettato che fosse pronta per i miei sentimenti, ho atteso un'occasione del genere per anni e per l' egoismo e il menefreghismo che ha sempre avuto nei miei confronti era riuscita a ferirmi. Di nuovo.

Paura, perchè nonostante tutto;quello che provavo stando con lei, e quella curiosità di conoscerla che mi stava uccidendo, erano delle sensazioni che non avevo mai provato e che volevo continuare a scoprire: con lei, e solo con lei. Ma non posso permettermi di soffrire ancora, non per una ragazza e non in questo modo.

Dopo la bellezza di 9 ore, vidi i suoi occhi aprirsi lentamente, lasciando che quel verde accecante potesse rivedere la luce.

<<Finalmente ti sei svegliata.>>
<<C-cosa..d-dove sono?, e..perchè sei qui?>>
<<Sei in ospedale Murphy, e sono qui perchè ti ho salvato la vita, eri ubriaca..>>
<<Ma cosa dici?! Mi sono divisa una bottiglia di vino con Tess, ma ero sobria quando sono arrivata.>>
<<A me non è sembrato. Sai cosa ti dico? Mi sono stufato di rincorrerti. E mi sono stancato di sentire queste cazzate provenire dalla tua bocca. Tu non sei nata per amare o per stare con le persone, e si vede, perchè non mi avresti mai illuso in quel modo ieri. Ci ho provato, ci ho messo l'anima per capire il tuo dolore, e quello che hai passato e il motivo per cui non mi volevi parlare. Ma evidentemente tu non sei disposta a capire me. Sono stato solo una preda, coglione io che pensavo di interessarti almeno un minimo.>>
<<Dominique ma che cazzo dici! Io mi ricordo ogni cosa, ogni parola, ogni tuo singolo tocco di ieri. E non mi sono pentita di nulla, e mi dispiace di essere stata una stronza, ma devi credermi non ero ubriaca. Quello che hai provato tu-..>>

Si bloccò appena sentimmo la porta aprirsi. Era l'infermiera che si rivolse a me, visto che avevano concesso solo a me l'entrata poichè ero stato io a portarla. Avevo chiamato Tess e Jackson, ma nessuno dei due si fece vivo.

<<Lei è il suo ragazzo?>>
<<N-no bè io..>>
<<Si è il mio ragazzo. E voglio che ci sia solo lui, non voglio avvertire i miei genitori.>> a quelle parole la mia mente smise di funzionare.
<<Signorina lei non è maggiorenne io non posso non avvertirli.>>
<<Mi permetta, io ho 18 anni, posso prendermi la responsabilità>> mi intromisi solo per sbattere in faccia a Victoria tutta la verità.
<<Va bene. Dunque, signorina nonostante dagli esami sia emersa una minima percentuale di alcool nel suo corpo, il crollo non è stato causato da quello. Lei era sobria.>>
Cazzo... me lo avrebbe rinfacciato a vita.
<<Quindi cosa lo ha causato?>>
<<Può alzare la vestaglia signorina?Glielo mostro>>

A quelle parole vidi Victoria sbiancare. Come se già sapesse cosa voleva dirle l'infermiera. Ma decisi di ignorare lo sguardo e concentrarmi sulle sue mani che alzando la vestaglia scoprirono la sua pancia: lividi. Sono quasi certo che per qualche secondo rimasi pietrificato. Non riuscii a staccare gli occhi di dosso da quelle macchie viola. Ma fui superficiale,perchè il reale problema mi fece quasi morire dentro.

<<Signorina da quanto non mangia?>>
Victoria non rispose. Vidi delle lacrime scorrere sul suo viso, e la sua espressione sicura e determinata si spense come una candela al vento.
<<Signorina?>>
<<Una settimana e 5 giorni..>>
<<I lividi se li è procurati da sola?>>
Sperai con tutto me stesso di non sentire un "Si" da parte sua. Ma la mia speranza si spense quando tristemente lei annuii all'infermiera.
<<La terremo 3 giorni qua per monitorarla. Le prescrivo dei medicinali e una dieta. Le lascio anche il numero di uno psicologo, sono sicura che potrebbe esserle d'aiuto.>>
Poi la donna uscii dalla stanza lasciandoci da soli.

Anche se eravamo nella stessa stanza, io sentivo la distanza. Io avevo il cuore distrutto dalla rabbia e dal dolore. Lei invece, sembrava sola. Ma non sola fisicamente, una solitudine mentale. Come se nella sua testa ci fosse solo una grande camera nera. E lo vedevo. Lo percepivo dallo sguardo perso.

<<Vattene..>> mi disse con le parole che le morivano in gola. Per quanto volessi varcare quella porta, sbattergliela in faccia e dimenticarmi di lei, decisi di restare.
<<No.>>
<<Invece si. Voglio che mi dimentichi. Fatti una vita e lasciami stare.>>
<<No.>>
<<SMETTILA! Hai ragione io non sono nata per amare e non sò dare amore a nessuno. Ero anche riuscita a risolvere questo problema, ma tu...Tu dovevi intrometterti e rovinare i miei piani. Quindi, prima che io perda la ragione te lo ripeterò ancora una volta. Esci-dalla-mia-vita. ORA!>>
<<No. Perchè più lo dici più mi convinco sempre di più del contrario. È da una vita che mollo e disperdo pezzi di me ovunque. Ora è arrivato il momento di lottare per qualcosa;o meglio, per te Murphy.>>

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