DAD.

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LUKE.

Ci sono tanti tipi di verità: quella che fa male e quella detta a fin di bene, quella che hai voglia di sapere e quella che non riesci ad accettare, quella complessa, difficile da spiegare e quella che scopri dopo e ti fa decisamente incazzare, quella nascosta che ti porti dietro a lungo e non riesci a dire e lasci che sia il tempo a parlare, quella che cambia di volta in volta e quella che non vuole uscire, e dopo c'è quella mia...
SONO UN ASSASSINO.

CANDICE.

Quando qualcuno muore, provi un dolore indescrivibile.
Questo dolore può farti cambiare, soffrire, impazzire.
Prima o poi, questo dolore diminuirà, ma purtroppo non passerà mai.
Io questo dolore l'ho provato due volte: una volta per la morte di Jenna, e una volta per la morte di mio padre.

Dovevo andare via, scappare, rifiugiarmi da qualche parte, e l'unica cosa che mi veniva in mente in quel momento erano le sue braccia, il suo sorriso dolce.
Così presi il suo numero da Facebook e lo chiamai.

- Pronto? - mi rispose una voce rauca, quella di chi si è appena svegliato.

- Ciao Ashton, scusami per l'ora, ho bisogno di parlare con te adesso. - Avevo davvero un disperato bisogno di parlare con lui.

- Mh okay, che ore sono? - Chiese lui, più al suo telefono che a me.

- Sono le 3:30 di notte. - Risposi.

- Okay dai, incontriamoci al parco davanti scuola tra un quarto d'ora. - Disse lui.

- a dopo. - Risposi io e attaccai.

Mi preparai in fretta, non mi preoccupai nemmeno dei miei disastrosi capelli, o dei pantaloni vecchi, tanto era talmente buio che non mi avrebbe nemmeno visto.

3:50

Arrivai a scuola, con 5 minuti di ritardo, sapevo che non sarei riuscita ad arrivare puntuale...
Lui era già lì, seduto su una panchina sotto un albero, appena mi vide si alzò e mi venne incontro.

- Candice, che succede? - Mi chiese preoccupato.

- Ieri sera mio padre ha avuto un incidente, il signore che guidava l'auto era così ubriaco che non ha nemmeno provato a girare, non l'ha proprio visto. L'autoambulanza è arrivata solo dopo due ore e ormai non c'era più niente da fare. - Dissi, singhiozzando.
Lui mi abbracciò.

- Mi dispiace tanto Candice. - Mi sussurrò all'orecchio, non come quando stavamo a scuola, ma in un modo più dolce, più comprensivo, in un modo completamente diverso.

Volevo rimanere abbracciata a lui tutto il giorno, mi sentivo meglio, mi sentivo al sicuro, perchè era questo che era Ashton: sicurezza.
Mentre Luke era tutto il contrario.

Se Ashton era l'amore, Luke era l'odio.
Se Ashton era la luce, Luke era il buio.
Se Ashton era la terra, Luke era il mare.
Se Ashton era una camicia, Luke era una felpa.
Se Ashton era la nutella, Luke era la marmellata.
Se Ashton era il sole, Luke era la pioggia.

Erano così diversi, eppure io non riuscivo a smettere di pensare ad entrambi.

- Ti posso chiedere una cosa? - Chiese Ashton, rompendo il silenzio che si era creato.

- Dimmi. - Risposi.

- Che cosa ti ha detto Luke oltre a "Flawless"? - Disse. Senza staccarsi dal mio abbraccio.
Che cosa potevo dirle? Mi aveva solamente detto di stare lontano da lui. Cosa che, ovviamente non stavo facendo.

- Mi ha detto di stare lontano da te. - Dissi io. Non mi andava di mentire, non ora che finalmente stavo bene con qualcuno.

- Devo andare ora. - Si sciolse dal mio abbraccio, mi diede un bacio sulla guancia e corse via. Mi aveva lasciata lì, da sola, dopo avermi baciata, ancora una volta.

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