26. Nimbus

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Blake non volle sentire ragioni

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Blake non volle sentire ragioni. Adesso che tutti i pedoni erano finalmente allineati sulla scacchiera, insistette perché si mettessero al lavoro quella mattina stessa; poco importava che fosse ancora debole, al punto che per vestirsi dovette ricorrere all'aiuto di Jim.

Malgrado l'età era in forma, con una muscolatura asciutta e definita. Ma a sorprenderlo furono le piaghe, una rete di venature nere che gli attraversavano la schiena, il petto e le braccia, e Jim si domandò se fossero dovute all'assunzione della Materia Vuota. Aveva anche molte cicatrici, persino qualche vecchia ferita da proiettile.

«È sicuro di farcela?» domandò, mentre lo stregone annodava la cravatta di fronte a uno specchietto da toeletta.

«Sono stato peggio. Inoltre, ho sufficiente Materia Vuota per tirare avanti ancora per un bel po'.»

D'impulso, Jim si volse verso il tavolo da lavoro, dove, tra alambicchi e strani macchinari, vi era la tempesta sotto vetro attraversata da scariche elettriche viola. «Come è riuscito a produrla? Se entrare nel Vuoto è complicato come dice...»

«Quello è solo un prototipo» disse Blake. «Un'infinitesima percentuale di ciò che è davvero il Vuoto: non può essere attraversato, né restituire materia organica, ma basta a garantirmi la resistenza necessaria a continuare i miei esperimenti. Vieni, c'è una cosa che voglio mostrarti.»

Sostenendosi al bastone, Blake si avvicinò a una delle librerie e ruotò di tre quarti un busto di marmo ritraente Thomas Jefferson; si udì un leggero click ,e tra una libreria e l'altra, si aprì un'intercapedine, che rivelava un vano nascosto con all'interno uno specchio a muro.

«Ci vediamo dall'altra parte» disse Blake, e un attimo dopo sparì nello specchio.

Era la prima volta che si serviva di quella facoltà davanti a Jim, il quale non poté non pensare con inquietudine a quanto sembrasse facile, come varcare la porta di casa propria. E invece, quella pratica lo stava lentamente uccidendo...

Un misto di senso di colpa, curiosità e timore gli agitò il petto. Sto davvero facendo la cosa giusta?

Le rivelazioni di quella mattina lo avevano lasciato stordito, come se avesse ricevuto una bastonata in testa: il folle piano di Blake per salvare sua moglie, la scoperta di essere un Plasmavuoto, per non parlare del fatto che il suo maestro aveva infranto – e stava continuando a infrangere – circa una dozzina di leggi magiche, e che, in quanto suo assistente, adesso Jim era a conti fatti complice di un criminale...

Si sforzò di non pensare alle implicazioni che tutto ciò avrebbe avuto sulla sua vita, ammesso che fosse riuscito a portare in salvo la pelle, e, dopo aver tirato un profondo sospiro, s'immerse nello specchio.

Non aveva la più pallida idea di dove Blake lo stesse portando, ma rimase comunque di stucco quando si ritrovò all'interno di uno sgabuzzino.

Jim sgranò gli occhi, domandandosi se qualcosa fosse andato storto durante l'attraversamento. Mise il naso fuori dallo sgabuzzino e trovò lo stregone in mezzo a pale e vanghe, in quella che sembrava una rimessa degli attrezzi.

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