Capitolo 9

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Arrivati al locale.
La discoteca si presentava davvero bene, sembrava un bel posto.
T/n: stasera mi ubriaco a merda, ti avverto.
Bill: pure io, non mi intaressa del fatto che dopo dovrò guidare, divertiamoci!
Risero e si diressero all'entrata.
Dentro era ancora più bello, un atmosfera che sembrava stesse fuori dal mondo, musica a palla che ti rimbombava nel cuore.
Bill e t/n si precipitarono dritti verso il bancone dove servivano i drink.
Si scolarono subito una decina di shottini e appena avvertirono il giramento di testa andarono in pista a ballare.
Dopo poco Bill era già nei divanetti a parlare con una ragazza.
Così t/n rimase da sola in mezzo alla pista e senza capire più nulla.
Dei ragazzi ci provarono con lei, ma non era interessata ai ragazzi, sicuramente l'avrebbero solo scopata e poi abbandonata, come Tom.
Appena le rivenne in mente Tom decise di bere un altro drink, non voleva assolutamente pensarci.
Dirigendosi, barcollando, all'angolo bar t/n riconobbe la figura di un ragazzo a lei familiare, mentre limonava con una ragazza.
Era Tom, ne era sicura, i dread, lo stile, il fisico, era lui.
A t/n davanti a quella scena le si spezzò il cuore. Era arrabbiata, confusa, le lacrime iniziarono a scenderle sul viso, voleva tornare a casa e piangere, scoppiare, sparire.
Si mise a cercare Bill per tutta la discoteca, con il trucco colato dalle lacrime.
Si sentì toccare la spalla da dietro.
T/n si girò sperando fosse Bill.
Era Tom.
Tom: che ci fai qui t/n?
T/n notò qualcosa di strano in Tom, il modo di parlare, lo sguardo, sembrava strafatto.
T/n: lasciami stare.
T/n corse fuori dal locale.
Le era morto il telefono così non riuscì a scrivere a Bill per chiedergli di tornare a casa.
T/n decise di aspettarlo, dato che non era in grado di tornare a casa a piedi e a stento si ricordava dove abitava.
Nell'attesa si accese una sigaretta.
Dopo mezz'ora Tom uscì dal locale e notò t/n distesa per terra appoggiata ad un muretto all'entrata, addormentata.
Tom: t/n svegliati.
Nessuna risposta.
La mosse un pò.
Forse aveva perso i sensi.
Tom la prese in braccio e la portò fino alla sua macchina.
Rimase un pò ad osservarla e si rese conto di quanto fosse bella quando dormiva, aveva il volto angelico e innocente.
Tom poi mise in moto la macchina e si diresse verso casa sua.
Nel tragitto t/n si risvegliò e ci mise poco a realizzare dove si trovasse e con chi.
Tom: buongiorno
T/n: Tom fammi scendere
Tom: se ti avessi lasciata lì ora saresti nelle mani di uno stupratore.
T/n: lo preferivo.
T/n: mi spieghi dove cazzo sei stato per tutto il giorno?
Tom: in giro.
T/n: Tom fammi scendere cazzo non voglio più vederti
Tom: mi spieghi cosa ti prende
T/n: Tom che cazzo, prima mi scopi e poi il giorno dopo sparisci, poi ti vedo in discoteca che ti limoni un'altra e non voglio nemmeno sapere com'è finita, e infine ti comporti come se non fosse accaduto nulla!
Tom non rispose.
T/n: Tom te lo dico per l'ultima volta, fammi scendere da questa cazzo di macchina o giuro che spacco il finestrino.
Tom accostò nel parcheggio di un supermercato chiuso.
T/n tentò di aprire lo sportello ma era bloccato.
T/n: sblocca la macchina Tom
Tom: ascolta t/n quella ragazza mi si è fiondata addosso, non volevo baciarla
T/n: però l'hai fatto
Tom: però non volevo farlo, non mi è nemmeno piaciuto.
T/n: non mi intaressa, fammi scendere da questa macchina di merda
Tom: è pericoloso andare in giro da sola a quest'ora.
Tom si girò verso t/n che stava nel lato del passeggero.
T/n non aveva intenzione di guardarlo in faccia.
Tom si avvicinava sempre di più a t/n.
T/n: Tom fammi scendere perfavore.
Tom: dai piccola, perdonami, mi dispiace
Le accarezzò i capelli
T/n non rispose
Tom: sei bellissima stasera.
T/n si voltò per guardare Tom.
Aveva ancora gli occhi rossi. Non era in lui.
Tom: ti prego dammi un'altra chance, ti prometto che ti tratterò da regina.
T/n d'un tratto si mise sopra a Tom a cavalcioni, nel posto dell'autista.
Tom la prese per il culo e iniziò a baciarle il collo ed il seno.
T/n non riusciva a guardarlo con gli stessi occhi.
Tom mise la sua mano nelle mutandine di t/n mentre le lasciava dei succhiotti.
Intanto a t/n era venuta un'idea. Allungò la mano e premette sul pulsante di sblocco dell'auto e con uno scatto aprì la portiera e corse. Non sapeva nemmeno dove ma scappò.
Tom iniziò a urlare cose del tipo "Vaffanculo" o "Puttana". T/n era davvero spaventata, sembrava quasi che volesse farle del male, non lo riconosceva più.
T/n si nascose dietro un edificio aspettando che Tom se ne andasse, poi cercò qualcuno a cui chiedere un telefono per contattare Bill, ma erano le 4 e mezza di mattina e non passava nessuno.
T/n perse le speranze e si mise in cammino sperando di ritrovare la strada di casa.
Una macchina le si avvicinò.
Era Tom, che evidentemente non la aveva mai persa di vista.
Tom: dai monta, ti riporto a casa, possiamo anche non parlare.
T/n disperata salì, stando il più lontano possibile da Tom.

Il bene che mi fai ~Tom Kaulitz x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora