CAPITOLO 3 : PUNTO DI ROTTURA

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Non penso di essermi presentato a dovere, il mio nome è Freeman.

Significa "Uomo Libero" in una delle lingue del Vecchio Mondo.

Me lo diedero i miei genitori, uno strano modo per infondermi speranza in questa terra maledetta.

Puoi chiamarmi Free.

Sono nato nelle Outerland, si può dire che faccia parte delle prime generazioni nate in questa landa putrida e che ne conosca ogni segreto.

Figlio di un riparatore di fusibili per lampadine e di una contadina, ho potuto osservare fin da piccolo il magnifico lavoro dei miei genitori nel manipolare il Blue Blood.

Rimanevo delle ore, anzi no, intere giornate a fissare scrupolosamente mio padre convertire quel sangue color zaffiro in combustibile per fusibili e mia madre depurare l'acqua del fango per nutrire i campi di grano.

Il fluido ci veniva consegnato dai Ghost. Mio padre andava alla porta, veniva scannerizzato da quei Demoni con un bel laser dalla testa ai piedi e, finito tutto, gli veniva consegnato un bel pacco dorato, sigillato con una cera azzurra con il simbolo di Zafir.

Una zeta con una bella tazza di tè nel mezzo, chissà perché eh?

Comunque, diciamo che era l'unica fonte di intrattenimento per me in quell'epoca.

I bambini degli Esox non erano come quelli di Zafir, non navigavamo nell'oro né avevamo chissà quali strumenti o giochi per svagarci.

Noi dovevamo sopravvivere. Cercare cibo per i nostri genitori, materiali, qualsiasi cosa che potesse recare un po' di tranquillità in quella vita infernale.

I giorni passarono, poi diventarono mesi, anni.

Arrivò il mio 18esimo compleanno, i miei genitori erano vecchia scuola, ancora festeggiavano il giorno della tua nascita. Ogni anno avevo una razione di cibo in più come regalo, che per noi significava letteralmente oro puro.

Devi sapere che, nonostante fossero gli Esox a produrre il cibo per Zafir, alla nostra popolazione rimaneva una quantità minima di cibo, il giusto per continuare a vivere e rimanere schiavi di quei maledetti.

Una volta che morivi, gli altri ti buttavano in una bella fossa comune e ti rimpiazzavano con uno più giovane e forte da inserire nella loro catena infinita di lavori.

Fortunatamente, mio padre era uno dei macchinisti d'eccellenza, ed aveva un filo diretto con i generali di Zafir, quindi si può dire che eravamo privilegiati.

Comunque, devi sapere che il mio 18esimo compleanno si rivelò molto diverso da tutti gli altri.

Era "primavera", eppure faceva già un caldo torrido. Di solito mio padre finiva di sistemare i Ghost per le 10 di sera, rincasava, mi abbracciava forte e mi posava davanti al viso una bella razione piena di patate lesse con tanto di pepe ferraceo e prezzemolo fatto con alghe di fiume.

Le ore passavano, e lui non tornava.

A mezzanotte in punto, mia madre cambiò umore di scatto, come se avesse acceso un interruttore.

Spostò un grigio tappeto pieno di fuliggine (quando lo avevamo preso era verde), aprì una botola e mi fece segno di seguirla.

Ero confuso, da quando avevamo un nascondiglio in casa, e per cosa? Da chi stavamo fuggendo?

Mi fece segno di muovermi.

«Free, muoviti! Non ho tempo per spiegarti, seguimi e non fiatare», mi strattonò il braccio con una forza tale da quasi non riconoscere il tocco leggero che ha sempre serbato nei miei confronti.

«Mamma, cosa sta succedendo? Perché papà non è tornato? Dove stiamo andando? E perché cazzo abbiamo una botola in mezzo alla baracca, scusa!»

Non lo vidi neanche arrivare, un malrovescio talmente angolato alla perfezione da farmi perdere l'equilibrio e lanciarmi direttamente nel fondo di quei cinque scalini.

«Quante volte ti ho detto che devi parlare pulito! Nonostante il nostro rango, devi comportarti bene di fronte a me».

Mi madre non mi aveva mai toccato prima di quel giorno, rimasi di pietra, non riuscì neanche a parlare, l'unica cosa che feci fu annuire con la testa e abbassare gli occhi.

Poi, lei continuò.

«Devi sbrigarti, sta iniziando, non posso spiegarti ora ma qualcuno lo farà. Prendi questo zaino, ci sarà cibo e acqua per qualche settimana, un coltello e un libricino con una penna. Ora prendi tutto questo e dirigiti al muro Ovest entro le 2, è a un'ora e mezza di camminata da qui, quindi non ti fermare, mai, per nessun motivo al mondo, chiaro?»

«Ma mamma, cosa sta succ-» «Ti ho detto di non fare domande!», mi interruppe con una ferocia che non avevo mai visto nella mia vita.

«Ora vai, sii prudente, figlio mio. Ci rivedremo un giorno, negli anni forse ti dimenticherai di noi, ma sappi che saremo sempre qui», premette il dito sul mio petto. «Proprio qui, vicino a te».

Aprì una porticina alla fine di quella stanza angusta, mi abbracciò, mi diede un bacio sulla fronte e chiuse alle mie spalle la porta.

Non riuscì a battere ciglio, per la prima volta dal giorno della mia nascita, ero solo 


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NOTA DELL'AUTORE:

Salve a tutti!

Volevo prima di tutto, ringraziarvi tutti.

Siamo 1* nella sezione Avventura e 14* nella sezione Fantasia!

Volevo ricavare questa sezione per dirvi che, per questa settimana, la pubblicazione dei capitoli si ferma, cercherò di proseguire con la storia e di pubblicare 2-3 capitoli a settimana. 

Se avete qualsiasi cosa da propormi come modifiche e/o suggerimenti scrivetemi un commento qua sotto, ovviamente anche soltanto se volete dirmi che vi piace la storia potete farlo :) inoltre i miei dm sono sempre aperti!

Vi chiedo, se vi va, di stellinare la storia così da supportarmi e di salvarla nella libreria per rimanere aggiornati sulla pubblicazione :)

Grazie ancora per il vostro supporto!

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⏰ Last updated: May 20, 2023 ⏰

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