Quando salpammo, rimasi con lo sguardo fisso sui miei figli, piangendo di nuovo, ma solo quando divennero troppo lontani per me da scorgere, iniziai a singhiozzare rumorosamente, cadendo in ginocchio.
Legolas mi si avvicinò, cingendomi le spalle con un braccio, mentre Haldir e Aragorn guardavano.
Arwen provò ad avvicinarsi a me, ma il marito le strinse il braccio, fermandola.
Si voltò a guardarlo e lui rispose con una rapida scossa di capo.
Appoggiai la testa al petto di mio marito e gridai fuori tutto quello che sentivo. Le mie grida furono silenziate in parte dalla sua stretta, ma comunque si udiva il dolore nella mia voce.
Non so cosa mi fosse preso, ma non volevo andare via.
Legolas continuava ad accarezzarmi la testa, a dirmi che andava tutto bene, ma non ci credevo.
<<Quando mai li rivedrò? Quando?>> Gridai.
Non mi importava di fare brutta figura davanti ai miei amici. In realtà, proprio non rientrava nei miei pensieri che quella fosse una brutta figura. Stavo soffrendo e non poco.
Inconsciamente sentivo che qualcosa stava per arrivare, ma allora la ritenevo solo una sensazione di tristezza per il distacco dai miei figli. Credevo di non aver trascorso con loro tempo a sufficienza per insegnargli tutto ciò che dovevano sapere, secondo me.
Credevo di non essere stata al loro fianco abbastanza perché mi considerassero una brava madre, ma, soprattutto, credevo che non ci sarei stata nei momenti in cui più avrebbero avuto bisogno di me, esattamente come mia madre.
Temevo che le cose sarebbero andate a rotoli, ma sarò costretta a ripetermi: quello che credevo, allora, non importava a nessuno.
<<Anche a dama Celebrian è successo>> ci informò Gandalf avvicinandosi a me e Legolas <<Vedrai che, non appena sbarcheremo, il dolore sarà solo un ricordo>>
Halshire, rimasta anche lei in un angolo fino ad allora, se distese a fianco a me.Legolas mi guardò negli occhi, cercando la risposta alla domanda che, inconsciamente, mi stava ponendo: "Volete restare sole?".
Gli risposi con un cenno vago, quindi lui si alzò, lasciandomi un bacio sulla tempia e camminando lentamente verso l'altro lato della nave.
Rimanemmo, in quell'angolo della nave, per terra, io e la mia Mearas. Consolandoci a vicenda.
Mi domandavo come sarebbe stata, da allora in avanti, la vita per i miei bambini. La risposta l'avrei avuta a breve.
La trazione del mare era forte, quasi più forte dell'ultima volta in cui sono stata a Valinor, forse perché ora le mie difese erano basse, forse perché stavo percependo più di quando avrei dovuto, o forse perché mi immaginavo cose che non esistevano. Non ne avevo idea.
La sensazione di malessere era incredibilmente opprimente: non mi permetteva nemmeno di assaporare la piccola gioia di essere in compagnia di una parte delle persone che più amavo. Forse proprio per la mancanza dell'altra.
LE DUE PARTI SI RIUNIRANNO, IN UN GIORNO LONTANO mi parlò mia madre, dall'isola all'orizzonte. Era un pò che non lo faceva.
Ad un tratto, nell'aria comparvero scintille dorate e argentate, come il polline in primavera nei prati della Terra di Mezzo, trasportato dal fresco venticello proveniente dal nord.
Aprii la mano destra e una scintilla dorata si depositò sul mio palmo, ingrandendosi e diventando una piccola sfera, non più grande di una noce.
Quando la avvicinai al volto, per ispezionarla, la superficie iniziò a tremolare e, senza ulteriore preavviso, la sfera scoppiò, tornando alla forma originale di tante piccole scintille che riempivano l'aria.
Mi alzai in piedi, cercando di vedere Valinor, avendo riconosciuto la sua caratteristica nebbia di luci, ma Halshire mi si parò davanti, bloccandomi la visuale.Mi spostai, asciugandomi le lacrime con la manica del vestito, vedendo Haldir avvicinarsi a me.
<<Ti senti meglio?>> Mi domandò sottovoce.
Mi guardai intorno, quasi disorientata. Le piccole luci vorticavano intorno a noi e tutti sembravano avere un'aria quasi assolta.
LA NEBBIA DI VALINOR IMPEDISCE ALLE PREOCCUPAZIONI DELLA VITA DI PASSARE
<<Sì, Haldir>> Sussurrai <<Molto meglio>>
-.-
Galadriel rimontò sul carro, chiedendo a Lithim di riportarla a palazzo. Anche Celebrian andò con lei, anche se era quasi cinquant'anni più vecchia, per tenerle compagnia, mentre gli ultimi del gruppo tornarono a casa per le praterie e i boschetti, di corsa e camminando, saltando e abbeverandosi nei ruscelli, come veri elfi dei boschi.
Galadriel scese dal carro al primo ingresso tra le mura di Gran Burrone, a ovest delle Montagne Nebbiose.
Celebrian sarebbe smontata solo a est di queste ultime, per proseguire con un cavallo fino a casa sua, mentre Anathor l'avrebbe raggiunta solo in seguito, per regnare.
Celebrian aveva la sfortuna di essere la secondogenita, quindi avrebbe regnato solo in mancanza di suo fratello.
Aragorn ha sempre detto che i suoi figli avevano entrambi la forza per regnare, mentre Arwen diceva che Anathor prendeva troppe decisioni impulsive, mentre Celebrian aveva appreso dai genitori la pazienza, la riflessione e la considerazione delle scelte.
L'elfa entrò nella stanza della madre e del padre che, per religiosa scrupolosità, aveva lasciato perfettamente intatta e intoccata e non avrebbe permesso ai fratelli di muoverne un solo cuscino all'interno.
Si sedette sul letto, nel quale ancora era impregnato l'aroma di rose della madre.<<Mi manchi già, nana>> sussurrò al vuoto <<Ma sarò forte per te, come mi hai chiesto>>
Galadriel cominciava a capire, nel suo cuore, cosa essere veri reali significasse e, in parte, si pentì di non essersi occupata prima di domandare qualsiasi assurdità potesse alla madre. Ma cosa ci poteva fare? Oramai era sola, pensava.I suoi fratelli non avevano mai avuto la sua delicatezza verso i sentimenti, o almeno non ne avevano mai dimostrata un briciolo.
Echtelion era un maschio, pensava Galadriel, questo era sufficiente a renderlo meno sensibile, secondo lei, alla perdita dei genitori, soprattutto quando le sue uniche preoccupazioni erano il regno e la sua amata Aerin.
Questo aveva anche in programma di sposare l'elfa, infatti le aveva donato una collana d'argento, con una perla incastonata nel pendolo rettangolare, accuratamente decorato dai migliori gioiellieri di Imladris. Anche il più minuscolo dei particolari era impeccabile e brillava come le stelle nel cielo estivo.Quando Lasgalen lo aveva scoperto, dato che il gemello non aveva ancora trovato le parole per dirlo ai suoi genitori e alle sue sorelle, fu lei a fare la spia alla madre e al padre.
I due, che erano seduti, con i tre figli, nella sala da pranzo, al momento del racconto, si lanciarono due occhiate dai capi opposti della tavola, sorridendo.
I figli non compresero il perché, ma la madre ed il padre si rifiutarono di parlare di quella vicenda, essendo una delle pochissime volte in cui avevano litigato.
-.-
Sbarcammo a Valinor solo ore dopo.
Ore trascorse in sacro silenzio che nemmeno Halshire osò spezzare.
Durante il viaggio, benché le preoccupazioni fossero svanite quasi del tutto, pensavo ai miei figli e alla vita meravigliosa che avrebbero potuto avere.
Immaginai tutti e tre adulti e sposati, con un paio di marmocchi fra le braccia e dei sorrisi così luminosi da poter essere visti da Valinor.
Li immaginavo creare un nuovo mondo, dove regnasse pace e serenità e tutti i popoli dialogassero tranquillamente. Un mondo dove le uniche guerre fossero i duelli alle feste o le litigate dei giovani. Un mondo puro, come quello in cui mio padre e Galadriel hanno vissuto da bambini. Un mondo dove non esistesse un termine per "Morte".
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Wanath (morte)
FanficSEQUEL DI "Calen Estel" ⚠️Possibile fastidio causato da scene violente⚠️ Questa è la storia di come Galadriel cambiò. Nuove minacce arrivano nella Terra di Mezzo, chi fra i componenti della nuova generazione sarà pronto ad affrontarle? Dedicato a @A...