Ventunesima parte

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Senza esitare lo rincorsi lasciandomi alle spalle un silenzio imbarazzante spaccato dai quei forti rumori di porte sbattute.
-Tom ti prego aspetta.
Avevo il fiatone mentre pronunciavo quelle parole. Ci trovavamo al di fuori del grattacielo, Tom con la schiena rivolta alla porta e si era fermato immobile al centro della piazzola prima dell'entrata. Le sue spalle si muovevano su e giù veloci, anche lui aveva il fiatone, ma non penso per aver fatto tutte quelle scale assieme. I pugni erano stretti lungo i fianchi. Ad un certo punto, come un urlo mutato dal soffio del vento sbottò
-Cazzo!
Si girò e mi guardò in faccia con un'espressione delusa, ma non era deluso da me, bensì da se stesso, si vergognava, un'emozione che conoscevo fin troppo bene. Quando continuò a guardarmi negli occhi come se cercasse aiuto corsi ad abbracciarlo; lo strinsi forte, più forte che riuscissi, che non era molto in realtà, ma per me significava dargli il mondo. Mi mise una mano sulla testa che era schiacciata contro il suo petto, mi stava accarezzando i capelli
-Tom, so che potrai essere imbarazzato o vergognato per ciò che è successo ma non devi preoccupartene, è solo una stupida intervista e la gente capirà che il maiale è stato lui è che tu avevi tutto il diritto di rispondergli a tono.
Mi allontanò la testa dal petto per guardarmi bene in faccia
-Non è questo principessa, hahahah, l'intervista è l'ultimo dei miei problemi al momento, mio fratello e Georg sanno come sono fatto quando mi incazzo sul serio, il fatto è che... che dopo aver corso per le scale ed essere arrivato qui avevo capito che in quell'ufficio ero arrivato a non vederci più dalla rabbia. Vedevo il tuo viso così felice, cecato dall'emozione per vedere quel porco che ti guardava con tutta quella malizia, le sue gambe che strusciavano, le sue sopracciglia arcuate... in quel momento ho capito di ciò che ero capace, ciò che sarei riuscito a fare a chiunque ti avesse messo le mani addosso, chiunque ti avrebbe guardata in modo strano, ho avuto paura di me stesso e sono dovuto scappare per impedirmi di fare cose di cui mi sarei pentito. Non voglio che tu mi capisca, so che non è una cosa normale, ma io sono fatto così, sto solo imparando a controllarmi
-Cosa ti ha dato la forza di allontanarti?
-Ti ho guardata di nuovo ed ero spaventata, spaventata da me
Calò un velo di silenzio. Non sapevo se ciò che avrei detto sarebbe stata la cosa giusta da dire in quel momento, ma io l'avrei fatto comunque
-Ero spaventata, non di te, ma per te, avevo paura di ciò che ti potesse succedere se avessi fatto male a quell'uomo per colpa mia. Io non voglio vederti stare così Tom, ma non è una cosa che hai voluto tu, insieme, impareremo a controllare colei che ti acceca tanto da non permetterti più di vedere nemmeno i miei occhi. La rabbia è una cosa che non potrai mai lasciare perché fa parte di te, fa parte di ognuno di noi, dobbiamo solo imparare a gestirla e sopprimerla. Io ti aiuterò, e voglio esserci per te, io ci sono per te, sono sempre qui, non mi muovo.
Le rughe attorno alla bocca che si sforzavano di trattenere le lacrime. Mi sbraccio senza dire nulla e mi diede un bacio sulla fronte.

Lo leggo nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora