Dodicesima parte

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Entrai e mi sedetti sul letto sfatto un po' impacciata con le mani sulle ginocchia.
C'era un silenzio imbarazzante
-Prima eri stato tu a bussare alla mia porta?
-Già, ho visto che hai preferito venire tu da me
-Si, dovevo finire di prepararmi e non volevo farti aspettare.
-Come sei premurosa. Mi disse alzando gli in occhi al cielo ironicamente
-Posso chiederti una cosa?
-Vai. Si Poggio con le braccia incrociate e la schiena contro il grandissimo armadio a muro che stava di fronte al lato del letto su cui ero seduta
-Devi essere davvero sincero nel rispondermi perché qui ne vale la tua fiducia.
Si mise una mano sul petto e l'altra alzata in aria come se stesse facendo un giuramento
-Lo giuro capo!
-bene, vedo che ci siamo capiti. Ehm... io ecco...
Presi un respiro mettendo bene insieme le idee creandomi una linea mentale da seguire per riuscire a cacciare una frase di senso compiuto
-Io ti piaccio?
-Bhe penso che si sia capito
-Nel senso, pur di stare con me metteresti "a repentaglio" la band?
-La band non sarebbe affatto a repentaglio, io non ci vedo niente di male.
-Ok questo mi è chiaro, la prima parte della mia domanda invece non mi è abbastanza chiara.
Si avvicinò bloccandomi tra le sue braccia affondare nel materasso affianco alle mie cosce. Alzò quel suo sguardo che poteva significare solo puro desiderio e mi sussurrò a nemmeno un millimetro dalla bocca
-Adesso ti è ~abbastanza~ chiaro?
-mhhhh non completamente. Dissi puntando il dito contro le labbra e guardando da un altro lato.
Allora lui mi afferrò le gambe e mi trascinò facendomi finire con la schiena sul letto e le mie gambe tra le sue. Era ancora in piedi di fronte a me, alzò le braccia per potersi sfilare la maglietta, che rivelarono un corpo scolpito ,come quello di Apollo nelle sue ricorrenti rappresentazioni sul marmo, che veniva nascosto ogni giorno da magliette e felpe oversize. Notò che lo stavo guardando e con uno sguardo malizioso si piegò su di me per potermi baciare. Le nostre labbra ebbero una collisione piena di desiderio. Lentamente le sue mani scivolavano dalla mia nuca, per poi passare sul collo, scendere verso il petto e poi lungo le parti laterali dell' addome fino ad arrivare al bordo della maglietta che sfilò e gettò sul pavimento dietro di lui. Le sue labbra ormai sembravano essersi fuse contro le mie ma le staccò per cedere un po' di fuoco anche al collo e poi anche ai seni ancora coperti dal reggiseno di pizzo nero che decise di sganciare passando quelle mani piene di vene, che sembravano voler esplodere per il ricco afflusso di sangue, su tutta la mia schiena, che si inarcava, sensibile al suo tatto. Si staccò un attimo per potermi osservare totalmente e io sapevo già che le miei gote mi avevano voluto giocare il loro solito scherzo diventando rosse. Salì lentamente sul letto, senza separare le nostre labbra, mentre io indietreggiavo per dargli spazio. Sentivo il mio seno scoperto schiacciarsi sul suo petto, le sue labbra impazzite indecise sul dove spostarsi sul mio corpo.
Sapevo che stanotte non saremmo andati oltre ed in un certo senso ne ero sollevata. Mi sistemai raggomitolata sul suo petto e lui ci coprì con le lenzuola per non farmi raffreddare anche se ero sicura che sarei stata bene tutta la notte, riscaldata dal calore che emanava.

 Mi sistemai raggomitolata sul suo petto e lui ci coprì con le lenzuola per non farmi raffreddare anche se ero sicura che sarei stata bene tutta la notte, riscaldata dal calore che emanava

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