1 - Tè con... fuga

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Avanti.

Forza, non fare il codardo.

Guarda che non morde!

La lettera che sbucava da una pesante busta di pergamena con il sigillo di ceralacca infranto era lì, sul tavolino di cristallo del salotto, e sembrava guardarlo con aria truce, di sfida.

Era sicuro che se avesse provato a riprenderla in mano come minimo si sarebbe ritrovato con un paio di dita in meno, proprio come era quasi successo al terzo anno con il libro Mostro dei Mostri...

Solitamente non riceveva mai posta –chi mai avrebbe dovuto scrivergli?- per cui quando quella mattina aveva rinvenuto la busta sul tappeto davanti alla porta d'ingresso aveva sorvolato sull'assenza del mittente e sul fatto che sulla ceralacca non fosse impresso nessuno stemma: aveva aperto la lettera senza troppe cerimonie, curioso di scoprire chi gliela avesse mandata.

Giusto il tempo che alcune parole facessero presa nella sua mente, come Manor,  un tè insieme, e la vista della firma di sua madre alla fine, e il foglio era stato mollato come se fosse improvvisamente diventato incandescente.

Probabilmente Rhys si era accorto della lettera lasciata lì per terra e aveva provveduto a metterla sul tavolino del salotto, bene in vista.

Accidenti agli elfi domestici e alla loro mania per l'ordine!

Aveva trascorso tutta la mattinata nell'illusione di essersi solo immaginato la lettera, ma ritrovarsela così davanti agli occhi aveva reso vano ogni tentativo di auto convincimento riguardo la dubbia esistenza della stessa.

Draco si lasciò cadere pesantemente sul comodo –e costoso- divano in pelle nera posizionato vicino al tavolino.

Sbuffò.

Avrebbe riletto quella dannata lettera, ma solo per assicurarsi di aver capito male quello che c'era scritto, perché doveva per forza aver frainteso il contenuto di quel messaggio.

Erano più di due anni che evitava ogni contatto con la sua famiglia, aveva persino cambiato casa trasferendosi a Londra, e ora sua madre saltava fuori così, di punto in bianco, proponendogli di trascorrere un pomeriggio con lei a Malfoy Manor per... prendere un tè insieme?

Rilesse febbrilmente il contenuto della lettera, una mano nei capelli a sottolineare l'incredulità che aveva già ben espressa in viso: purtroppo per lui aveva capito fin troppo bene.

E adesso?

            Semplice, non ci vado.

Fu la prima risposta che si diede.

Per quel pomeriggio aveva già altri programmi, non li avrebbe mandati all'aria solo perché sua madre aveva improvvisamente voglia di prendere uno stupido tè con lui.

Che poi a lui il tè nemmeno piaceva, gli sembrava sempre di bere acqua sporca.

Aveva già appallottolato il foglio, pronto a dargli fuoco con un colpo di bacchetta, quando qualcosa molto simile al senso di colpa –solo simile, perché lui a quella cosa era immune- cominciò a farsi sentire.

Era sua madre.

Era stato solo grazie a lei se tutte le accuse nei suoi confronti erano cadute, risparmiandogli un soggiorno tanto breve quanto terribile ad Azkaban.

Lei si ostinava ancora a stare anche dalla parte di Lucius, ma nonostante tutto le voleva bene.

Mi manchi, diceva l'ultima riga del messaggio.

La ragazza e il MangiamorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora