I giorni passarono veloci uno dopo l'altro.
Ormai era passata più di una settimana dall'ultima volta che Astoria aveva visto Draco, e la ragazza cercava di convincersi che andava bene così.
Da quando, quell'ultima volta, aveva finalmente ammesso a se stessa che non era più così indifferente nei confronti del ragazzo aveva deciso che, dopotutto, meno lo vedeva meglio era.
Non poteva permettersi di innamorarsi, e il vedere i suoi genitori – suo padre in particolar modo- così soddisfatti non faceva altro che ricordarglielo.
Aveva capito che il famoso incontro con il suo promesso sposo e famiglia era andato bene nonostante la sua assenza non programmata non appena i due avevano rimesso piede in casa: sua madre l'aveva chiamata solamente per accertarsi che anche lei fosse rientrata, mentre le urla e i rimproveri che si aspettava da parte del padre non erano mai arrivati.
Ormai si era rassegnata: tanto cosa mai avrebbe potuto fare per cambiare la sua situazione?
Purtroppo niente.
Aveva persino smesso di 'scappare' di casa, e con grande stupore dei suoi aveva ripreso a mangiare in sala da pranzo insieme a loro (anche se ovviamente rimaneva zitta tutto il tempo).
Sembrava che tutto fosse tornato tranquillo, aveva persino sentito suo padre dire tutto soddisfatto alla moglie: "Finalmente Astoria ha messo la testa a posto".
Questo prima che arrivasse la lettera.
Era un pomeriggio particolarmente afoso se si considerava che ormai l'estate stava cominciando a cedere il posto all'autunno.
Astoria, come sempre quando non aveva voglia di fare nulla, era buttata sul letto a pancia in su a guardare il soffitto, il suo sguardo perso tra le stelle che aveva fatto dipingere su un fondo blu notte ancora quando era piccola.
Il suo sguardo stava giusto per soffermarsi sulla costellazione del Drago quando un trambusto proveniente dal piano di sotto la fece sobbalzare: le urla di suo padre quando si arrabbiava sul serio erano inconfondibili.
Peccato che le suddette urla avevano cominciato ad aumentare gradualmente di volume, e quando Astoria si rese finalmente conto che suo padre si stava dirigendo proprio verso camera sua era troppo tardi: aveva appena afferrato la bacchetta per chiudere la porta, o meglio ancora, smaterializzarsi, quando la porta in questione venne spalancata in malo modo andando a sbattere violentemente contro il muro lasciando lo spazio alla figura di Donovan.
La sua faccia era rossa e una vena pulsava pericolosamente sulla sua fronte.
In mano stringeva un foglio di pergamena alquanto stropicciato, come se fosse stato accartocciato e poi ridisteso, nell'altra la busta che originariamente lo conteneva.
Astoria realizzò che suo padre aveva evidentemente aperto e letto una lettera indirizzata a lei, lettera di cui probabilmente sarebbe stato meglio non fosse mai venuto a conoscenza. Non poteva fare a meno di chiedersi che cosa ci fosse scritto da farlo arrabbiare così.
Quello che comunque le dava fastidio era che avesse messo il naso nelle sue cose.
"Quella lettera era indirizzata a me, non avevi il diritto di leggerla...!" cominciò a protestare venendo bruscamente interrotta.
"Sono tuo padre, Astoria, decido io cos'ho diritto di fare! E adesso spiegami cos'è questa storia!" urlò lui sbattendole il foglio davanti al naso e tenendolo fermo giusto il tempo che le consentì di leggere alcune righe.
Gentile Miss Astoria Greengrass, siamo lieti di annunciarLe che ha superato con successo l'esame di ammissione per poter accedere al corso di Guaritore. La aspettiamo quindi il...
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La ragazza e il Mangiamorte
FanfictionSono dell'idea che valga la sacra regola: "Quello che dice la Rowling è legge". Quindi se alla fine Draco ha sposato Astoria (e non Hermione...) un motivo ci sarà... Non ho nulla contro le Dramioni (anzi...) però ho deciso che per una volta anche As...