prologo.

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Ho sempre trovato piuttosto rilassante stare a casa da sola, nonostante i vari borbottii di amici e parenti che mi spronavano ad uscire, andare in qualche pub, divertirmi, conoscere nuova gente e vivermi la vita.

Ovviamente, nel corso di tre anni, le cose non sono cambiate tranne per il fatto che ho abbandonato quei pochi amici che avevo – che si sono rivelati falsi, tra parentesi – e che i parenti più anziani sono passati a miglior vita. O almeno penso.

Solo io credo di non essere cambiata affatto, sono sempre solitaria, amante della pioggia e del freddo, quello che si insinua fin dentro le ossa, quello che ti fa tremare e nascondere le mani nelle tasche del giubbotto. L'unica cosa purtroppo negativa è il naso rosso, molto simile a quello della renna Rudolf, l'aiutante di Babbo Natale. Non so per quale motivo mi ritrovo ad amare le temperature basse e la pioggia quasi giornaliera, ma ho sempre considerato l'autunno – e poi di conseguenza l'inverno – la stagione che sin da piccola mi caratterizza; sono rare le mie manifestazioni d'affetto, i miei abbracci si possono contare sulle dita di una mano tanto che mio fratello Leonardo ha deciso di affibbiarmi il soprannome di "ghiacciolina", nomignolo che mi accompagna da quando ho sette anni.

Il tutto è dovuto alla mia mancanza di fiducia nel 99% del genere umano, dato che credo che se una persona ha il "potere" di tradirti una volta, lo farà sempre, nonostante i "non l'ho fatto apposta", "non volevo" e i "prometto che non lo farò più" e balle varie. È una cosa inevitabile.

E sì, so che sbagliare fa parte dell'essere umano, ma non sono deficiente; posso essere gentile, cordiale, anche un po' ingenua certe volte, ma non sono stupida. Capisco quando una persona vuole starti accanto perché tiene a te nonostante le stranezze e le giornate no, e quando invece fa la bella faccia davanti e dietro ti tira addosso le peggio cose.

Ed è anche per questo motivo che sono andata via di casa, cogliendo la palla al balzo e seguendo mio fratello Leonardo, il quale, in un momento di pura follia – non saprei descriverlo in un'altra maniera altrimenti – ha deciso di acquistare un bilocale e di trascinarmi con lui.

Non che mi dispiaccia, comunque: avevo bisogno di cambiare aria e credo che non lo ringrazierò abbastanza per questo. I vicini di casa sono alla mano e simpatici, la zona è tranquilla, o così pare, anche se non sono ancora riuscita ad adattarmi a tutti gli effetti alla "nuova vita" se così vogliamo chiamarla, nonostante siano passati sei mesi. Mi sono persa innumerevoli volte in giro per la zona, cercando il supermercato (che ho scoperto tardi essere al fondo della via a sinistra, e non camminando per interi isolati a destra) o tentando di orientarmi con lo scopo di tornare a casa.

Sì, il mio senso dell'orientamento fa decisamente schifo.

L'unica cosa positiva fino ad adesso ha fatto è stato farmi trovare lavoro: stavo cercando il tanto agognato supermercato per fare la spesa, dato che buttare giù dal letto Leo alle 9 del mattino è una vera e propria impresa, e mi sono imbattuta in un cartello sulla vetrina di un bar. Così ho preso la palla al balzo e sono entrata per chiedere informazioni; tempo tre giorni e stavo già dietro a macchinette del caffè e ciambelle.

«Tu e il tuo solito culo.» ha borbottato mio fratello, vedendomi tornare a casa con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Fa tanto il duro, quandoin realtà è più dolce del barattolo di miele di Winnie the Pooh.

everlong // iramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora